La voce di un uomo

The voice of a man

 

SOCIETAS

Se la nostra società
assolve e incoraggia la
mancanza di virtù e i falsi
valori della vita, noi
dobbiamo rifare la società
in modo che felicità e
virtù coincidano.

Tsunesaburo Makiguchi

 

RAGIONE

Chiunque pretenda di pronunciare una verità nel campo pragmatico  dei rapporti morali, politici e sociali, in virtù di questa pretesa dice una falsità

Theodor Geiger

 

ART. 21 COST

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

 

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Sentenza storica

Post n°61 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da zalo88

Prima di partire col presente post, vorrei cogliere l'occasione per risalutare tutti i visitatori del mio blog e chiedere scusa per la mia assenza prolungatasi per circa un paio di mesi. Spero di esservi mancato, in ogni caso torno a farvi compagnia a cominciare da adesso.


Oggi ho deciso di parlare di una sentenza storica, che è stata emessa il 30 gennaio 2009. Una sentenza che ha per oggetto la condanna per omicidio colposo di tre poliziotti e che, naturalmente, non è stata diffusa né dai giornali né, tanto meno (e figurarsi) dai telegiornali. Io personalmente ne sono venuto a conoscenza attraverso il blog di Beppe Grillo (ancora una volta devo ringraziarlo).


Per descrivere il fatto riporto direttamente dal blog di Grillo:


I fatti si svolgono ai danni di un ragazzo affetto da schizofrenia paranoide, malattia che contrae nel novantadue, quattordici anni prima di morire, durante il servizio militare in seguito a pesanti atti di nonnismo che subisce a Cordovado, la caserma militare di aeronautica.
Riccardo (è il nome del ragazzo) in questi anni si è curato al centro di salute mentale di Trieste, quindi conosciuto e schedato anche dalle forze dell’ordine visto che già nel novantanove, dieci anni fa, si erano presentate alla casa dei genitori in seguito alla segnalazione di un vicino di casa che si lamentava dei rumori molesti che Riccardo avrebbe arrecato, ebbene arriviamo all’ottobre de 2006, periodo nel quale nel frattempo Riccardo ha acquistato un monolocale in un palazzo nel quale vivono altre famiglie con soggetti in cura al centro di salute mentale.


L'aggressione

Alcuni testimoni riferiscono di aver sentito degli spari, degli scoppi di petardo, l’usciere del palazzo che si chiama Pollanz chiama la polizia per accertamenti, la polizia arriva, si presentano sull’uscio di casa di Riccardo, bussano, Riccardo non apre, chiamano i rinforzi, arrivano i vigili del fuoco armati di piede di porco che forzano l’ingresso e a questo punto entrano nell’appartamento buio di Riccardo.
Lo stato d’animo di Riccardo, essendo affetto da schizofrenia paranoide, peggiora quando sa di essere aggredito o teme di essere aggredito da persone non conosciute, poiché in questo modo si manifesta la malattia, ossia in manie di persecuzione. Perciò in quel contesto, Riccardo vive quel che già teme, ciò che la sua malattia gli fa temere.
Si vede aggredito da questi agenti che lo sbattono sul suo letto, lo picchiano, un agente gli blocca un polso con una manetta, l’altro agente gli blocca l’altro polso con un’altra manetta, un terzo agente cosa fa? Gli lega, con del fil di ferro, le caviglie perché evidentemente, essendo in stato di affanno e di agitazione, Riccardo ha sicuramente una reazione inconsulta in quel momento. Legato a mani e piedi gli agenti continuano a picchiare Riccardo, tant’è che dall’autopsia emerge anche una ferita alla testa presumibilmente inferta con un corpo contundente, forse con lo stesso piede di porco, non si sa, fatto sta che a quel punto viene preso di peso in posizione supina e messo a terra.
Riceve dei calci alla schiena, vomita sangue, uno dei due agenti gli si siede sulla schiena e a quel punto Riccardo bloccato muore per asfissia posturale perché nel frattempo le due manette gli sono state congiunte dietro alla schiena. Per cui in quella posizione con una persona seduta sopra la schiena non puoi far altro che morire di asfissia. Impiega un po’ di minuti a morire Riccardo, non muore in un istante.


Il processo

Fatto sta che la tragedia si è compiuta, viene aperta un’inchiesta d’ufficio, titolare dell’inchiesta è il pm Pietro Montrone che l’anno scorso, più o meno ad aprile, chiede l’archiviazione del caso data l’eccezionalità della situazione e l’esigenza di difesa da parte degli agenti. Senonché, invece, una indagine presentata dalla difesa della famiglia Rasman assunta dall’avvocato Giovanni Di Lullo, chiede l’opposizione dell’archiviazione, opposizione che viene accolta dal gip, gip che convoca la prima udienza nella quale è il pm stesso, che dopo aver letto l’indagine presentata dal legale di Rasman, dice: “Non stiamo qua nemmeno a discutere, ritiro la mia richiesta di archiviazione perché secondo me da queste indagini emergono particolari che vanno approfonditi e quindi si potrebbe configuare il reato di omicidio colposo ai danni degli agenti. Per cui l’udienza è stata rimandata ad una settimana fa, sempre qui al tribunale di Trieste, il rito scelto dagli imputati è quello abbreviato, perciò si tiene in camera di consiglio alla presenza soltanto delle persone interessate, chiuso al pubblico e di conseguenza ai giornalisti a meno che non siano gli stessi imputati a richiedere che il dibattimento sia pubblico.


La sentenza


E' infine arrivata la sentenza di condanna per tre dei quattro poliziotti indagati. Condanna che pare irrisoria (6 mesi con la condizionale), ma che comunque c'è.


Perché questa sentenza è da definire storica? Per il semplice fatto che mai, nella storia della Repubblica italiana, degli agenti delle forze dell'ordine erano stati condannati per omicidio colposo. Io l'ho trovata strana come cosa, insomma, possibile che in 60 anni di repubblica nessun poliziotto abbia mai commesso un omicidio colposo? Possibile? No. Eppure gli agenti delle forze dell'ordine sembra se la siano sempre cavata, in un modo o nell'altro. E' inevitabile quindi che sorga il sospetto che per gli appartenenti alle forze dell'ordine ci sia un occhio di riguardo, o forse dei cavilli processuali che hanno fatto sì che evitassero le condanne. Ed è proprio con riguardo a quest'ultima mia osservazione che questa sentenza potrebbe essere molto rilevante. Essa forma un precedente giudiziario che può essere forse utilizzato da tutti i magistrati per evadere quei cavilli, magari già evasi proprio in questo processo.


Io preferirei che omicidi di questo tipo non venissero più commessi, ma nel caso dovessero essere commessi, allora non posso far altro che sperare che sentenze di questo genere ci siano sempre. Perché compiere un omicidio colposo è un atto assai grave, ma quando a compierlo è colui che dovrebbe essere il braccio armato della giustizia, allora la gravità è doppia, tripla, quadrupla.


L'art. 54 della nostra Costituzione (che al momento sembra essere ancora in vigore) al comma uno recita: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi», ma al comma due aggiunge: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge».
Chi ha ancora a cuore i valori costituzionali credo la pensi allo stesso modo di come la penso io.


Allego in ogni caso il video presente sul blog di Beppe Grillo per chi volesse saperne di più sulla vicenda.


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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 08/02/09 alle 11:37 via WEB
possibile che in 60 anni di repubblica nessun poliziotto abbia mai commesso un omicidio colposo? Possibile? No.

E questo come fa a saperlo???

NO AL COMUNISMO
 
 
zalo88
zalo88 il 08/02/09 alle 19:48 via WEB
Vedi quello che è morto al g8. Il quale (lo reputo un delinquente per carità) non era morto dopo il colpo di pistola, però del tutto casualmente le camionette della polizia gli son passate sopra 4 o 5 volte...mah (Comunque quella era una considerazione mia non di Grillo) Bentornato NO AL COMUNISMO!!! :D
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/02/09 alle 01:29 via WEB
le perizie e i video e il processo hanno dimostrato che la pallottola è stata deviata da un sasso lanciato dai suoi amici compagneros. Una volta fatta la frittata, davanti non si poteva scappare perchè c'era un muro e il rischio del linciaggio era elevatissimo, ci sarebbero stati altri morti dato che i carabinieri sono armati... Per la diaz le condanne sono state ridicole ma in alcuni casi ci sono state, In ogni caso se l'hai detta tu ci stò, mi sembrava una cavolata detta da lui perchè ha una responsabilità maggiore della tua in quanto personaggio pubblico.

NO AL COMUNISMO, NO A CARLO GIULIANI
 
 
zalo88
zalo88 il 10/02/09 alle 12:44 via WEB
Beh senza dubbio Giuliani non era un santo...anche se ci sono molte cose da chiarire ancora secondo me. Lì hanno iniziato a pestare un po' tutti, anche chi non aveva nessuna intenzione di usare la violenza. Può essere che lui fosse alla manifestazione già con l'intenzione di menar le mani, ma può anche darsi che avesse reagito.
 
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SENTENZA N. 24 2004 DELLA CORTE COSTITUZIONALE

[...]

La CORTE COSTITUZIONALE

dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 2, della legge 20 giugno 2003, n 140 (disposizione per l'attuazione dell'art. 68 della Costituzione nonché in materia di processi penali nei confronti delle più alte cariche dello Stato);

dichiara ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, commi 1 e 3, della predetta legge n. 140 del 2003.

Così è deciso in Roma nella sede della Corte Costituzionale, Palazzo della Consulta, il 13 gennaio 2004.

 

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