GiulianoPiancastelli

Faenza, Cimitero dell'Osservanza . Tomba del Conte Sebastiano Tampieri


 Cimitero dell'Osservanza..FaenzaTomba del Conte Sebastiano Tampieri
Per più di un mese, tra gennaio e febbraio 2020, ho abitato a Faenza. Il mio soggiorno faentino è stato allietato da visite quotidiane al Cimitero dell'Osservarza, nella parte monumentale del cimitero. Un luogo magico pieno di arte scultorea e poetica, perchè anche gli epitaffi di molte tombe sono veramente toccanti e appunto poetici. Ovviamente da artista, sono rimasto colpito da alcune tombe in particolare, alle quali dedicherò vari post in questo blog. Per iniziare, voglio segnalare la tomba del Conte Sebastiano Tampieri, che nella sua elegante semplicità architettonica, cattura lo sguardo dell'osservatore grazie al ritratto scultoreo del Conte Sabastiano.
Il conte è raffigurato a figura intera, comodamente seduto su una soffice poltrona e intento a pensare. Mille sono i particolari in quella statua che affascinano, come ad esempio gli occhiali appesi sul gilet, l'orologio, le scarpe, l'abito, l'intensità dello sguardo...insomma un capolavoro. Purtroppo non sono in grado di dire il nome dello scultore che eseguì quest'opera, anche perchè giustamente la tomba è chiusa, quindi non ci si può avvicinare per cercare la firma.
Mi è venuto naturale chiedermi, ma chi erano i Conti TAMPIERI? Il testo che segue ci chiarisce un po' le idee sulla famiglia e il conte Sebastiano, testo tratto dal libro "FAMIGLIE NOBILI FAENTINE "La Famiglia.  Nel 1773 il patrimonio della famiglia era valutato in 158.433 scudi romani equivalenti a L. 7.000.000 del 1941 e L. 6.032.721.800 del 1993. Vincenzo Tampieri è il primo della famiglia a cui viene attribuito il titolo di conte. Non risulta però che il titolo comitale sia stato conferito da sovrani o principi regnanti; secondo ogni probabilità si tratta d’un titolo generico che in Romagna si soleva dare ai nobili. (PG-AL) 1796: famiglia nobile che dava membri al Consiglio Municipale. (E.G.) Casa Tampieri sita in c.so Baccarini dove ora sorge la Telecom, rasa al suolo, poi sostituita dalla costruzione attuale.
I Tampieri non erano oriundi faentini, bensì di Solarolo, dove si erano affermati per l’ingente patrimonio terriero che avevano formato. E’ solo all’inizio del sec. XVII che il loro nome, essendosi essi trasferiti in Faenza, comincia a comparire negli archivi faentini, anche per le cariche pubbliche che ben presto essi ebbero a ricoprire fra noi. Ferraù senior venne iscritto nei Cento Pacifici, suo nipote Ferraù junior nel 1677 entra nel Consiglio Generale della città; poi vengono per i Tampieri i primi legami matrimoniali con famiglie del patriziato locale, come i Zanelli, i Severoli e i Rondinini, e l’acquisto, verso il 1690, della casa che appartenne loro per quasi due secoli. Data da questo momento l’abitudine di dare loro da parte del popolo, il titolo comitale. Nel 1771 Filippo Tampieri s’ingaggia nelle Guardie del Corpo a Cavallo dell’Elettore Palatino Carlo Teodoro di Baviera, partendo per Mannheim e poi recandosi a Monaco quando questo principe vi fu trasferito in qualità di Elettore di Baviera. Anche il minore fratello di Filippo, di nome Vincenzo, nel 1774 divenne alfiere in un reggimento bavarese. Il fratello maggiore Sebastiano, nel 1774, aveva vestito l’abito di Cavaliere di S.to Stefano, per essere ammessi al quale erano state assai allentate le norme che richiedevano i quattro quarti di nobiltà. Egli ricoprì diverse cariche cittadine nel burrascoso periodo dell’occupazione francese. Fu suo figlio, tra gli altri, quel Girolamo che prese parte alla Campagna di Russia del 1812, senza farne ritorno. Un altro suo figlio, Giuseppe, affiliato alla Carboneria, fu tra i colpiti del processo Rivarola, ma in maniera non grave come per tanti altri, forse anche per il fatto che egli, insieme a suo zio Filippo, ex ufficiale bavarese, ebbe più volte ospite nella sua casa il re Luigi I di Baviera, sovrano d’uno stato cattolico Di poi si ebbe nella casata uno strano fenomeno: vivente ancora Giuseppe. Nel 1849 suo figlio Girolamo, non ancora trentenne, fu eletto Gonfaloniere della città, carica che dovette lasciare con la piena restaurazione dell’autorità pontificia, e alla quale fu chiamato, quindi succedendo al figlio, suo padre Giuseppe. Ma nel 1853 questi veniva colpito da una stilettata che lo condusse a morte. L’ultimo della famiglia, Sebastiano, dopo un tentativo di matrimonio a sorpresa, fu inviato a Monaco di Baviera con la speranza di farne un ufficiale di quell’esercito, come già due suoi prozii e come il cugino Fabio Ricciardelli, ma tale speranza andò delusa. Con lui, morto nel 1894 a Carate Lario, la famiglia si estingueva. La casa Tampieri non poteva aspirare al nome di palazzo; le sue  decorazioni interne, a chiaroscuro, erano di stile malassico (?). In essa fu ospite di passaggio il re Luigi I di Baviera, noto come l’ultimo re romantico; è dubbio che vi abbia soggiornato il Byron, mentre vi si fermò per due giorni, nel 1845 (?!) Garibaldi.