Piazza delle Erbe

parliamone


Stamattina tornavo da una trasferta di lavoro. Combattuto tra la stanchezza che mi faceva premere sull’acceleratore e la voglia di rimandare ancora un po’ il ritorno a casa, mi godevo la strada quasi sgombra con l’unica compagnia dei brani casuali del mio ipod. E poi a un certo punto è partita una canzone che non sentivo da secoli, la voce storta e un po’ incrinata di quel mito di Jannacci che mi commuove sempre, anche quando canta canzoni divertenti. Questa canzone, che invece racconta quanto sia difficile comunicare tra padri e figli, si intitola Parliamone; l’album è Guarda la fotografia, l’anno il 1991. Secondo me è bellissima, ed è di quelle che se non ti scappa la lacrima vuol dire che sei proprio un asino. Appena arrivato, per prima cosa ho cercato il testo su internet: niente di niente. Così, come facevo da ragazzino (gasp, incredibile ma vero internet esiste solo da una decina d’anni), mi sono messo a trascriverla e ora è tutta vostra:
Va che è un bel fattoc’è in giro della brutta gente, saiche più che parlare straparla e non dice quasi niente maiIo se rinasco, rinasco ricco, ricco e senza casinialto quasi 3 metri, un po’ bianco un po’ nero e non vendo neanche accendiniStupida storia che è questa nostra vitae c’è chi non se la gioca neanche a una brutta partitama se mi toccasse parlare a un ragazzo che soffre la prima volta d’amoreo a un caro amico che si sta spegnendo per via del cuore…Giovane uomo, lo so che non è facilela prima volta che si soffre d’amore il dolore è terribilee le parole, Madonna, le lacrime proprio non servonochiedo scusa ma sono tuo padre, non son mica un mobileE tu vorresti bruciare le carte, la faccia, le scarpema che brutto far finta, vederti soffrire mentre stai così malema se ho rispetto per questo tuo grande dolore che ti brucia dentroho anche rispetto per questa mia, mia funzione di mobileParliamonequesta volta davveroMuoion le storie specie se parlan d’amore saivive per sempre chi si è spento di crepacuore saiMa com’era bella, com’era dolce la nostra vecchia canzonema tu non mi amavi e io che volevo buttarti giù dal balconeE tu vecchio mio, lo so mi sembra impossibile,ci si scherzava ma adesso non c’è più niente da ridereMa stringi ‘sta mano, stringi almeno due ditachissà magari qualcosa di me passa nella tua vitaNo gli occhi no, quegli occhi non chiuderliche ti vengon le rughe, magari, e mi scappa da piangereDai non far scherzi ma sento che le tue ditami rispondono lasciami perché è inutile insistereParliamoneanche se è troppo tardi