Piazza delle Erbe

teodemenziali


Siamo sempre pronti a sbertucciare gli integralisti di ogni religione tranne la cattolica, eppure bisognerà pure che qualcuno smetta di cercar pagliuzze negli occhi altrui e si accorga della trave nei propri. Giorno dopo giorno ci ritroviamo circondati da teocon e teodem (due facce della stessa medaglia, talebani di destra e talebani di sinistra, con la Binetti – grazie a Rutelli - a fare la donna per tutte le stagioni) pronti a strepitare contro il riconoscimento giuridico delle famiglie nel senso più ampio e umano possibile, quelle regolate da matrimonio come quelle fatte da conviventi, quelle allargate, quelle costituite da persone dello stesso sesso che (oddio!) magari si amano anche sul serio e non scopacchiano a destra e a manca come vorrebbe il più classico stereotipo gay. La chiesa dà man forte e il papa, come si dice, ci mette il carico. Qualcuno obietta: fa il suo mestiere, che altro dovrebbe dire? Può darsi. Ma il governo serio di uno stato laico avrebbe il dovere di fare spallucce e decidere in modo autonomo. E comunque, cosa c’è di cristiano in una chiesa che, dietro la burocratica elencazione di cosa è peccato e cosa no, ha perso ogni contatto non solo con i fedeli, ma anche con la realtà? Brucia ancora il silenzio assordante su Catania all’Angelus di domenica scorsa (il telegramma suona come una riparazione tardiva), e brucia ancora la vacua omelia durante la messa funebre del povero Raciti.