Piazza delle Erbe

cardiologia


Ti irriterà, ma questo non è grave: che male potrà mai farti la lettura di una lettera?Vado via due giorni, decido quasi all’ultimo momento, caccio alla rinfusa due cose in uno zaino minuscolo, torno indietro un paio di volte (la ricarica dell’ipod! il cibo per il gatto!) e poi via. 50 km e mi appare nitida la visione del bello quanto interminabile librone che avrei voluto tanto continuare a leggere e che invece è rimasto a prender polvere sul comodino. Di tornare indietro non se ne parla ma appena arrivo a destinazione decido che comprerò un libro, uno di quelli che leggi in poche ore, che può farti compagnia nella pigrizia del mattino o in un viaggio in treno (se avrai voglia di prenderlo o se lo prenderai). La silhouette sfocata di una donna mi guarda dalla copertina di Stanza 411 di Simona Vinci. La Vinci l’ho amata molto ai tempi di Dei bambini non si sa niente, ho continuato a leggerla negli anni, solitamente non mi delude. Dalle note di copertina non si capisce molto ma il dorso è sottile e, appena lo prendo in mano, so già che quel libro sarà mio. Che dire? Due ore di grande partecipazione, e dolore, e immedesimazione, ora con lui, ora con lei. Perché la storia è questa: una lunga lettera in cui la protagonista racconta e si racconta, spiega e si spiega la storia d’amore che in quella stanza d’albergo è nato, si è consumato, è morto. Doloroso, disturbante, folgorante. Lettura consigliata soprattutto agli uomini, anche se continueremo lo stesso a non capire un cazzo delle donne.P.S.: vabbè, ho rubato il titolo a De Gregori, ma che splendida canzone è?