Piazza delle Erbe

luci-oh!


Ci sono misteri che neanche Lucarelli e Augias insieme riuscirebbero a spiegare, misteri al cui confronto Gladio, Roswell e il miracolo di San Gennaro sembrano roba da Giallo per Ragazzi (qualcuno di voi se li ricorda gli Hardy Boys, Nancy Drew, Rossana…? vabbè!). Uno di questi misteri è il successo imperituro, anche – anzi soprattutto – presso il pubblico femminile, di una canzone obiettivamente brutta. Una canzone assurta a inno da corriera, una canzone che chiunque strimpelli un minimo riesce a imparare (la mi re mi la mi re mi la mi re… non si scappa!). Direte: vabbè, il mondo è pieno di canzoni brutte e facili da strimpellare, e allora? E allora c’è che gli autori sono nientemeno che Mogol-Battisti, due che hanno scritto spesso cose eccellenti, raccontando di amore, di sesso, di donne, senza (quasi mai) scadere nell’ovvio o, peggio, nel più retrivo maschilismo. Ma ci sono almeno tre eccezioni. Una è La canzone della terra (1973), dove lei è ridotta a una specie di schiava utile a far da mangiare, ascoltare e farsi scopare da lui-contadino. L'altra è Neanche un minuto di "non amore" (1977), dove la costruzione testo-musica è perfetta, peccato per le parole: lui si caga in mano di essere lasciato da lei ma poi si rasserena quando scopre che lei è triste SOLO perché ha perso il lavoro. Ma il peggio del peggio, in quanto canzone-manifesto di generazioni e generazioni, è la famigerata Canzone del sole (1971): qui l’omino in questione, ancora ostaggio di coccole e sospiri preadolescenziali, rimane sconvolto dal fatto che lei finalmente si decida a dargliela. E nel momento in cui lei non ferma – ti prego – la mano, lui decide che lei è una zoccola (Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai, per diventar quel che sei, che importa tanto tu non me lo dirai, purtroppo). In qualche modo passa ’a nuttata, i due consumano (si presume), lui al sorgere del sole la guarda negli occhi e la scopre innamorata. L’onore è salvo, le gite in corriera idem.Ah, dimenticavo: sul lato B del 45 giri, c'era (ironia della sorte o dabbenaggine dei discografici?) una delle canzoni più belle del duo, Anche per te.