Piazza delle Erbe

... voi avevate voci potenti adatte per il vaffanculo...


A me questa cosa di Zucchero che, pagato con una bella cifra, si esibisce davanti alla piscina di un hotel in mezzo a una festa-guazzabuglio di arricchiti e ducaconti come nel peggior incubo fantozziano (o buñueliano, chi lo sa), e a un certo punto comincia a incazzarsi con la vecchia attaccata al cellulare, con le panze prominenti, con le tette a pressione, risponde con cafoneria a cafoneria e prende a dire a tutti con la diplomazia di un rutto «Guardate che il re è nudo», mi diverte. Certo Sugar è ben bollito. Da tempo dà l’idea di non divertirsi più suonando. I suoi dischi girano tristemente sulle solite quattro idee, riciclate all’inverosimile, già vecchie quando le aveva rubacchiate con un certo stile ai bluesmen quelli veri. Restano di buono quelle cinque o sei canzoni che ormai hanno quasi vent’anni, e resta la voglia, che ogni tanto ti prende, di un concerto che ti sbatta tanto da farti sudare. Cosa gli sia scattato in testa, se sia stato un bicchiere di troppo, un’idea covata sin dall’inizio oppure sia stata davvero colpa di un telefonino (in questo caso scatterebbe un bonus di solidarietà da 100 punti), credo che non lo sapremo mai. Io però un’ideuzza ce l’ho: improvvisamente Zucchero s’è visto allo specchio. Era lì, cantava e s’è visto riflesso. E riflesso in quel tripudio di nulla, si è chiesto, a parte i soldi, che cazzo ci facesse lì.