Piazza delle Erbe

mi chiamano spugna, eccomi qua


Perdonami G., se ti guardo e non ti ascolto mentre mi racconti i tuoi ultimi guai. Da quando l’ho saputo, ho assorbito i tuoi problemi, quelli di tua moglie, del piccolo, di tuo padre. Ma nel frattempo si sono presentati anche quelli di e* e di E. e di DRFM e di P. Anche a loro, da mesi, tento di catturare tutto il male, di caricarmelo sulla schiena, di condividerlo, di cercare di alleviarlo. Sono fatto così amico mio, assorbo tanto, assorbo tutto, ma stasera temo di essere saturo. Non so che dire, magari è perché mi sento carico di colpe oltre che di guai. Però, se mi riempi il bicchiere, farò finta che ci sia ancora spazio.