Piazza delle Erbe

sergio


È una notte in cui guardi i tuoi mille preferiti su Firefox e decidi di fare pulizia dei siti che non girano (o che non ti interessano) più. Li ripassi tutti, arrivi quasi alla fine, e fai una scoperta che ti lascia di sasso: un mese fa, qualcuno che nel giro di pochi giorni è riuscito a diventare una persona importante per te – e lo è ancora, anche se non lo vedi da dodici anni – ha subito un’operazione molto rischiosa per una malattia che non lascia molte speranze. Cerchi di saperne di più e tutto ti torna alla mente come fosse ieri. Quel romanaccio «rifugiatosi in Umbria per sfuggire alle donne» (come recitava più o meno una Smemoranda di qualche secolo fa), la volta che ti telefonò a casa, le giornate passate sui fogli bianchi a spremere un’idea, l’odore di gomme e di matite, i mille dubbi su un tratto o un’ombreggiatura, le battute «troppo medjate», le serate d’alcool e consigli, le passanti del cuore e di altre zone poste più in basso, in poche parole l’ingenua estate dei tuoi 25 anni. E poi, naturalmente, quella sera in cui ti disse «Ancora un paio d’anni e poi potresti diventare bravo». Fu allora che smettesti di disegnare. Per paura, per pudore, perché te la fa(cev)i sotto.Ti voglio bene Sergio.(disegno Sergio visto dal giovane Piazza, part. © Piazza delle Erbe, metà anni Novanta)