Piazza delle Erbe

herzog


Notoriamente, fare buoni propositi è il modo migliore per non realizzarli: per questo, complice il maltempo, ho trascorso Ferragosto svolgendo questa simpatica occupazione. Beh, a parte quando ero al telefono con il parentame, avevo il dito pucciato nell’amuchina o guardavo la terza serie di Lost, credo una delle poche giustificazioni plausibili dell’esistenza della tv nel XXI secolo. Nei giorni seguenti, mi sono dato alla mia passione scacciapensieri (o scacciapropositi?) preferita, cioè il cinema. Tre film tedeschi in due giorni, due molto buoni (Ai confini del paradiso e Il falsario), uno semplicemente buono (Invincibile). Ed è di quello meno buono che voglio parlare. Non per criticarlo, che son giorni di festa e fanculo le recensioni, ma perché lo ha diretto Werner Herzog. Ora, Herzog è credo il regista che più corrisponde non tanto al mio modello di cinema quanto al mio modello di vita. È un rompicoglioni cosmico (quanto gli mancherà litigare con Klaus Kinski?!?), un autarchico puro, uno che se ne fotte delle critiche, uno che non si sa come riesce sempre a fare quello che vuole quando e come vuole, con le star di Hollywood come con un gruppo di pigmei. Uno capace di produrre capolavori assoluti (Fitzcarraldo, Woyzeck, Nosferatu) e cacate abnormi (Lo spazio profondo), documentari geniali (Grizzly man) e cose nella media, come questo Invincibile, tratto da una storia incredibilmente vera e che, dopo sette anni di oblio per questioni legali, è arrivato anche in Italia. Buttateci un occhio, se vi capita. Tim Roth non è il protagonista, come fa capire la locandina, ma la sua presenza vale da sola il prezzo del biglietto.