Piazza delle Erbe

Monia è bella, bionda e arriva dall'Est. Monia è fortunata, dicono orgogliosi i suoi. Lo dicono anche le sue amiche: Monia non pulisce il culo ai vecchi e neanche è costretta a scoparseli. Monia lavora sotto la grande A di un aeroporto italiano. Uno di quelli sfigati, ma in fondo è meglio così: il bar chiude presto e lei non fa tardi. Vende pizze sintetiche e panini senz'anima a persone che vanno di fretta, ma non così di fretta da non fermarsi a pensare «Strano, non fa la puttana» o «Però, che bocca da pompinara». Monia è arrivata dall'Est col sorriso, ma col tempo quel sorriso è diventata una paresi. Monia per salvarsi è diventata intollerante, né più né meno di questo ottuso panzone che scarica su di lei la sua rabbia repressa. Ma non è Monia che continua a fare scontrini anche se la pizza è finita. Non è per colpa sua se l'aereo tarda mezz'ora, se l'ottuso ha la moglie che ha e se fra una settimana tornerà a farsi umiliare dal suo capoufficio. Monia ora sorride sul serio. Sorride e pensa «Ficcati quel panino in culo, italiano di merda». Hanno ragione le sue amiche, lei è fortunata. In un'altra vita, forse, uno così avrebbe dovuto scoparselo.

(Monia esiste sul serio, la sua storia probabilmente anche)