Piazza delle Erbe

L’altra sera, a teatro con la DRFM, a un certo punto si è parlato di miasorella. Miasorella non è sul serio mia sorella, ma lo è diventata recitando Cognate con la DRFM quando io e la DRFM stavamo insieme. Miasorella, per dirla col Guccio, è una bionda senza averne l’aria. Inoltre ha molto in comune con la DRFM: è in gamba, voleva essere quello che è diventata, ci è riuscita. E anche quando è lei a salire su un palco, io mi emoziono come un piciu. Del resto, sono suofratello.

Finalmente un film su Ludovico Van che merita di essere visto. Un po' City, un po' Peter Greenaway, un po' favola balcanica, Lezione 21 di Baricco è un gioco divertente e intellettuale insieme che, come ha scritto qualcuno, ha un solo difetto: troppa neve. E pone due questioni su cui vale la pena riflettere: la difficoltà della vecchiaia a rapportarsi con la bellezza e la sopravvalutazione di certe opere d'arte. Se la prima questione mi fa venire in mente psiconani e ballerine, la seconda affolla la mia mente di immagini cui non so dare forma. Forse sono troppo ignorante, forse è solo che è lunedì. La giro a voi: considerando tutte le epoche e tutte le forme d'arte, cos'è che vi sembra davvero sopravvalutato? Chiaramente, rispondere Baricco non vale.

Qualche vita fa, in quell’estate di ripasso di storia d’Italia, fra le più matte risate io ed L. decidemmo d’ufficio che Sidney Sonnino non poteva essere un Padre della Patria e che, al massimo, uno con un nome così avrebbe potuto fare l’informatore di Starsky & Hutch. Chissà oggi cosa direbbe L. sapendo che, in questo Paese smemorato, l’avvocato del diavolo e quello che confonde il diritto col carnevale stanno quasi dove stanno.

Sabato sera. A sinistra una delle prime puntate di Friends, a destra due coppie di trentenni decrepiti. A sinistra un gruppo misto che si racconta di fidanzati/e e sturiellet, a destra uno dei due lui lamenta che è lei a voler uscire, perché lui al ristorante ci va spesso per lavoro e il sabato resterebbe a casa volentieri. A sinistra si ride e si scherza con sfacciataggine e serenità, a destra entusiasmo vuol dire pianificare una gita da Ikea. E in mezzo noi. Noi che abbiamo un bel po' di anni in più dei ragazzi, qualcuno in più anche delle mummie, ma siamo ugualmente lontani dagli uni e dagli altri. Noi che dovevamo far altro e invece siamo qui, noi che delle cose programmate ne abbiamo fatte mezza e forse proprio per questo siamo divertiti e rilassati. Ed è solo sabato. In culo all'età, in culo all'Ikea.

A e B tornano nei loro Paesi, C è ricco, D lo diventerà sposandosi, G e H aprono un locale, I... boh, comunque se ne va. Al telefono E. mi sgrana questo rosario di dimissioni e si capisce che vorrebbe dirmi (e che piange per) altro ma io non so più ascoltarla, non stasera, non così, e il telefono rende solo falsamente più facile la situazione. Penso solo che da mesi vorrei andarmene anch'io e non ci riesco. Penso allo sconfortante dialogo avuto qualche settimana fa in un sushi bar milanese con una sconosciuta. Lei lavora nella moda ma a vederla non diresti, ha la mia età ma ne dimostra di più, è in pausa pranzo mentre io aspetto di infilarmi al cinema. Mentre scorrono i piatti sul nastro trasportatore, tra un miso e un sushi il discorso finisce sulla mia voglia di cambiare. «A Milano il lavoro c'è! Tu di cosa ti occupi?» Glielo dico. «Ah, beh, sì, in effetti è un periodo difficile» Vado, comincia il film.

– Abbiamo la stessa età!
– Alcune parti del corpo sì...

Guardare certi musical al cinema è come vedere la lirica in tv. Insomma, se dietro la macchina da presa non c'è un genio, se si ricorre a effettini da conferenze stampa dello psiconano (tipo flou a manetta), se il montaggio dura più delle riprese e la macchina da presa non flirta con gli attori, restano solo i trucchi e la cartapesta: finzione che è bellissima a teatro, un po' patetica sul grande schermo. Però. Però poi vai a vedere Mamma mia!, che non è certo diretto da un genio, ma che parte da una storia molto divertente, ha qualche buona idea qua e là (premio battuta incompresa dell'anno a «È tutto molto greco!»), si avvale di un cast praticamente perfetto (l'unico un po' fuori registro è forse Stellan Skarsgard) e non ti fa mai stare fermo sulla sedia. Perché quando partono certe canzoni, Dancing queen in testa, e non ti viene voglia di ballare, o sei sordo o sei un asino.

La domenica si spegne, mentre la parte creativa del cervello si snebbia dall'alcool e il collo si scioglie dalla cervicale. Lontana, la tv blatera di calcio, ma basta la soddisfazione di quello che si è consumato in uno stadio 50 chilometri più in là. Lei è ripartita ma c'è ancora il suo profumo nell'aria, la quantità di cose fatte e quelle che prima o poi sarebbe il caso di fare, quella voglia di assenza di regole in cui tutto il resto diventa secondario. Improvvisare come su una partitura jazz ci viene benissimo. Che poi lo sapevamo già, ma è una bella conferma.

Dio li fa, nonno Libero li accoppia...


«Spero che quell'essere abbia il tuo cervello e le mie tette e non il contrario!»
(poison.dee)

In nome del Dio del Buongusto
oh tu, spirito immondo di Alba Parietti
esci dal corpo di questa donna!