Rivotorto

Beatitudini e opere di misericordia


Se, come scrive l’Apostolo Giovanni nella sua prima lettera, chi odia è omicida, così, analogamente, chi è avido è ladro. E se chi non dà da mangiare a un affamato non lo dà a Cristo, così chi non è disposto a ridistribuire la propria ricchezza affinché nessuno possa vivere al di sotto della soglia di una vita dignitosa (non sto parlando di chi non vuole lavorare, cioè di chi vuole sfruttare, ma di chi è davvero nel bisogno), non permette a Gesù di emanciparsi dalla povertà. Qui non si può fare differenza tra immigrati e no (a parte certi diritti secondari legati alla cittadinanza), anche se occorre garantire la sicurezza sociale, lo sviluppo dei Paesi di immigrazione e la collaborazione di tutti gli stati negli aiuti. Le beatitudini riguardano tutti, anche se è nella prospettiva della fede che si perfezionano e realizzano pienamente, come dimostra l’ultima di esse secondo il Vangelo di Matteo, così come riguardano tutti le opere di misericordia, anche se è nella fede (che le riconosce come fatte a Gesù) che si perfezionano e si realizzano pienamene. Senza la fede non ci sarebbe la salvezza eterna, cioè il Paradiso, che essenzialmente consiste nella visione beatifica, ma, al massimo, per i giusti che vi sarebbero stati, ci sarebbe stata una ricompensa secondo la natura della loro anima umana, cioè, essenzialmente, senza la visione beatifica.