Rivotorto

Fuggire il peccato


Il non peccare comporta il fare atti di bene, altrimenti è un peccato di omissione. E comporta la carità, altrimenti è dovuto a sforzi umani che, di per se, non manifestano la grazia.Atti concreti e atti del cuore non sono la stessa cosa, ma tendono a corrispondere.L’opposizione a questa tendenza “spontanea”, favorisce la contraddizione e l’alienazione.Molto schematicamente si potrebbe dire che: 1) si può formalmente non peccare peccando, però, col cuore; 2) Si può formalmente non commettere peccato, ma per paura; 3) si può non peccare per amore.Nel primo caso avviene come per la fede quando non è seguita dalle opere e dalla grazia, tanto che si può credere anche in peccato mortale.Nel secondo caso il non peccare, sebbene non corrisponda a un peccato, di per se non comporta la grazia.Nel terzo caso, tenersi lontano dal peccato è tutt’altro che una forma farisaica ma, al contrario, è la migliore espressione della carità, che si comunica nel mondo evitando anche tanti mali.Il questo caso il fuggire il male con orrore, se il male è oggettivo e non è una paura o una suggestione, non è una forma di bigottismo o di scrupolosità, ma è un atto di amore verso Dio (e di conseguenza verso i fratelli).