Lettera aperta a Maryam Rajavi, Presidente eletto dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Egregia Presidente,le scrivo questa lettera,con estrema umiltà e determinazione, spinto dalla preoccupazione per la sortedi tutti quei militanti che in questo momento stanno mettendo a repentaglio lapropria vita utilizzando lo strumento dello sciopero della fame. Le scrivo conl'intima speranza che lei possa fare qualcosa che risulterebbe non solodeterminante per la vita e la morte di tanti uomini e donne (e già questovarrebbe, a mio modesto giudizio, un suo intervento), ma anche e soprattuttoperché un simile gesto potrebbe aprire un varco per un cambiamento epocalenella ormai lunga storia dei Mojahedin del popolo iraniani, restituendo dignitàe centralità alla vita del singolo militante.Seguo ed appoggio, nellimite delle mie forze, la Resistenza Iraniana, da più di tre anni. Abbiamoavuto modo di incontrarci, due volte ad Auvers-sur-Oise ed una volta a Roma. Daassessore dell'Amministrazione Provinciale di Siena ho sostenuto l'associazioneIride nella pubblicazione del volume “Integralismo islamico e questionefemminile”, riportando integralmente il suo discorso dell'otto marzo 2004. Holetteralmente combattuto in vostra difesa da attacchi che provenivano nei vostriconfronti tanto da destra -sono nella lista nera delle associazioni terroristichedegli Stati Uniti- che da sinistra -sono al soldo dei servizi segreti degliStati Uniti- e soprattutto con una diffusissima ignoranza dovuta ad un silenzioimbarazzante da parte di tutti i mass media. Ho incontrato muri insormontabilitanto nel mondo intellettuale quanto tra i militanti di base. Rimango convintodella vostra piena ragione che un giorno la Storia vi riconoscerà (un po' comeda noi è successo per i partigiani di Giustizia e Libertà). Nel rispetto delledifferenze culturali e storiche, mi sono sempre permesso di proporre al vostromovimento l'approfondimento del pensiero e della lotta nonviolenta.Già molto è stato fatto dal2002 ad oggi, spostando tutta l'azione sul piano politico- giudiziario edabbandonando definitivamente la lotta armata. Importanti successi sono statiraggiunti ed ho gioito con voi quando il Consiglio Europeo, nel Gennaio scorso, vi hadefinitivamente tolto dalla lista delle associazioni terroristiche. Sicuramente rivoluzionario,per un movimento islamico come il vostro, è stato passare la leadership alledonne.Ma, adesso, occorrono sceltealtrettanto coraggiose.Viviamo nel paradosso divedere traballare il Regime come non era mai successo negli ultimi anni e,contemporaneamente, assistere inermi ad un'ulteriore mandata di martiri dellaprincipale organizzazione di opposizione al regime stesso nel silenzio piùassordante.Da oltre un mese militantidel PMOI sono in sciopero della fame tanto ad Ashraf che in molte capitali delmondo. Cominciamo ad assistere ai primi collassi (non ho il bollettinoaggiornato). So che la determinazione dei militanti non esiterà adaccompagnarli alla morte in virtù della nobiltà della causa: La libertàdell'Iran.In questi anni mi sonosempre fermato davanti al rispetto delle differenze storiche e culturali ognivolta che avvisavo un estremo disagio per le scelte di abnegazione dei singolimilitanti anteponendo la causa ai legami familiari (fino a separarsi daifigli). Sicuramente vi sono state situazioni contingenti che non sono in gradoassolutamente di valutare, tanto meno di giudicare, che hanno portato a talidecisioni. Ma oggi la situazione è cambiata. Fin da quando si è cominciato aparlare di un possibile passaggio del controllo della base di Ashraf al governoirakeno (puntualmente avvenuta) e del prevedibile assedio per conto dei Mullahiraniani, ho provato a proporre, nei miei ultimi incontri con rappresentantidella Resistenza, la trasformazione della base in una sorta di avamposto per iDiritti Umani di tutta l'area persiana coinvolgendo il maggior numero possibiledi Organizzazioni Internazionali per i Diritti Umani.Sarebbe bello che il lavoro portato avanti in questianni in modo instancabile ed in condizioni avverse dal PMOI diventassepatrimonio comune dell'umanità e che i singoli militanti venissero restituitiad una libertà personale ed affettiva capace di contaminare il mondo fuori dalle mura dellabase. Immaginiamo i tremilacinquecento militanti di Ashraf, diffondersi nelleprincipali capitali a raccontare la loro esperienza, sempre in contatto conAshraf adesso abitata da volontari che provengono da tutto il mondo sotto l'egidadell'ONU. Mi rendo conto della complessità e della difficoltà attuativa dellamia proposta, ma sono sempre più convinto che varrebbe la pena lavorarci, e chesarebbe sempre meglio che assistere inermi ad una nuova “Srebrenica” inminiatura. Ma intanto sarebbe urgente una sua parola forte per interrompere gliscioperi della fame. Abbiamo bisogno di testimonianze vive non di nuovi martirida aggiungere ai 120.000 che già oggi, purtroppo, in pochissimi ricordano.Consapevole della velleitarietàdel mio tentativo spero di non aver offeso la sua sensibilità e mi auguro dipoterla rivedere presto, magari a Teheran a festeggiare la fine della dittaturareligiosa e le prime elezioni libere e democratiche.Cordialmente Pietro Del Zanna
Lettera aperta a Maryam Rajavi, Presidente eletto dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.
Lettera aperta a Maryam Rajavi, Presidente eletto dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Egregia Presidente,le scrivo questa lettera,con estrema umiltà e determinazione, spinto dalla preoccupazione per la sortedi tutti quei militanti che in questo momento stanno mettendo a repentaglio lapropria vita utilizzando lo strumento dello sciopero della fame. Le scrivo conl'intima speranza che lei possa fare qualcosa che risulterebbe non solodeterminante per la vita e la morte di tanti uomini e donne (e già questovarrebbe, a mio modesto giudizio, un suo intervento), ma anche e soprattuttoperché un simile gesto potrebbe aprire un varco per un cambiamento epocalenella ormai lunga storia dei Mojahedin del popolo iraniani, restituendo dignitàe centralità alla vita del singolo militante.Seguo ed appoggio, nellimite delle mie forze, la Resistenza Iraniana, da più di tre anni. Abbiamoavuto modo di incontrarci, due volte ad Auvers-sur-Oise ed una volta a Roma. Daassessore dell'Amministrazione Provinciale di Siena ho sostenuto l'associazioneIride nella pubblicazione del volume “Integralismo islamico e questionefemminile”, riportando integralmente il suo discorso dell'otto marzo 2004. Holetteralmente combattuto in vostra difesa da attacchi che provenivano nei vostriconfronti tanto da destra -sono nella lista nera delle associazioni terroristichedegli Stati Uniti- che da sinistra -sono al soldo dei servizi segreti degliStati Uniti- e soprattutto con una diffusissima ignoranza dovuta ad un silenzioimbarazzante da parte di tutti i mass media. Ho incontrato muri insormontabilitanto nel mondo intellettuale quanto tra i militanti di base. Rimango convintodella vostra piena ragione che un giorno la Storia vi riconoscerà (un po' comeda noi è successo per i partigiani di Giustizia e Libertà). Nel rispetto delledifferenze culturali e storiche, mi sono sempre permesso di proporre al vostromovimento l'approfondimento del pensiero e della lotta nonviolenta.Già molto è stato fatto dal2002 ad oggi, spostando tutta l'azione sul piano politico- giudiziario edabbandonando definitivamente la lotta armata. Importanti successi sono statiraggiunti ed ho gioito con voi quando il Consiglio Europeo, nel Gennaio scorso, vi hadefinitivamente tolto dalla lista delle associazioni terroristiche. Sicuramente rivoluzionario,per un movimento islamico come il vostro, è stato passare la leadership alledonne.Ma, adesso, occorrono sceltealtrettanto coraggiose.Viviamo nel paradosso divedere traballare il Regime come non era mai successo negli ultimi anni e,contemporaneamente, assistere inermi ad un'ulteriore mandata di martiri dellaprincipale organizzazione di opposizione al regime stesso nel silenzio piùassordante.Da oltre un mese militantidel PMOI sono in sciopero della fame tanto ad Ashraf che in molte capitali delmondo. Cominciamo ad assistere ai primi collassi (non ho il bollettinoaggiornato). So che la determinazione dei militanti non esiterà adaccompagnarli alla morte in virtù della nobiltà della causa: La libertàdell'Iran.In questi anni mi sonosempre fermato davanti al rispetto delle differenze storiche e culturali ognivolta che avvisavo un estremo disagio per le scelte di abnegazione dei singolimilitanti anteponendo la causa ai legami familiari (fino a separarsi daifigli). Sicuramente vi sono state situazioni contingenti che non sono in gradoassolutamente di valutare, tanto meno di giudicare, che hanno portato a talidecisioni. Ma oggi la situazione è cambiata. Fin da quando si è cominciato aparlare di un possibile passaggio del controllo della base di Ashraf al governoirakeno (puntualmente avvenuta) e del prevedibile assedio per conto dei Mullahiraniani, ho provato a proporre, nei miei ultimi incontri con rappresentantidella Resistenza, la trasformazione della base in una sorta di avamposto per iDiritti Umani di tutta l'area persiana coinvolgendo il maggior numero possibiledi Organizzazioni Internazionali per i Diritti Umani.Sarebbe bello che il lavoro portato avanti in questianni in modo instancabile ed in condizioni avverse dal PMOI diventassepatrimonio comune dell'umanità e che i singoli militanti venissero restituitiad una libertà personale ed affettiva capace di contaminare il mondo fuori dalle mura dellabase. Immaginiamo i tremilacinquecento militanti di Ashraf, diffondersi nelleprincipali capitali a raccontare la loro esperienza, sempre in contatto conAshraf adesso abitata da volontari che provengono da tutto il mondo sotto l'egidadell'ONU. Mi rendo conto della complessità e della difficoltà attuativa dellamia proposta, ma sono sempre più convinto che varrebbe la pena lavorarci, e chesarebbe sempre meglio che assistere inermi ad una nuova “Srebrenica” inminiatura. Ma intanto sarebbe urgente una sua parola forte per interrompere gliscioperi della fame. Abbiamo bisogno di testimonianze vive non di nuovi martirida aggiungere ai 120.000 che già oggi, purtroppo, in pochissimi ricordano.Consapevole della velleitarietàdel mio tentativo spero di non aver offeso la sua sensibilità e mi auguro dipoterla rivedere presto, magari a Teheran a festeggiare la fine della dittaturareligiosa e le prime elezioni libere e democratiche.Cordialmente Pietro Del Zanna