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Federalismo


a proposito di Federalismo, in preparazione dell'incontro di BergamoGiorgio Ferraresi (Rete Nuovo Municipio).Il modello del ” governatorato” lombardo come distruzione dello spazio pubblicoLa democrazia municipale della partecipazione di fronte alla Lombardia di Formigoni Una breve premessa sull’importanza di introdurre il tema delle forme di governo e di relazione con al società insediate (il privato sociale) come elemnto determinate dell interpretazione del  modello lombardo edle stesse letture delle condizioni strutturali (economico-sociali); e delle possibili alternative ad esso (cui segue quesat nota sul ruolo del contributo dell Rete NM)Il contributo che fornisce in questa sede la Rete del Nuovo Municipio nel discutere  il “modello lombardo” di Formigoni può essere particolarmente significativo proprio perchè gli indirizzi fondamentale della Rete (e le sue pratiche ed azioni) esprimono scelte che si pongono immediatamente come antitetiche al modello che stiamo discutendo: un’altra linea ed un’altra pratica sociale ed istituzionale che si fonda sua una scelta di nuova democrazia  partecipativa, sulla espressione dell’autonomie sociali e delle istituzioni di base, sul ruolo fondamentale dei municipi nella relazione rappresentanza / cittadinanza attiva, sul municipalismo quindi  e sul  federalismo municipale e solidale: processi e modi della democrazia che esprimono progetti di altre economie sostenibili  e di valorizzazione dei mondi di vita.Contro l’autonomia degli enti locali di base Una prima alternativa al “modello Formigoni” si pone proprio sul tema delle autonomie locali.In Lombardia infatti si manifesta l’esperienza diffusa(più che in altre e regioni italiane) di autogoverno di istituzioni di base, un’alta presenza attiva di reti intercomunali . E’ stata anche tentata (dagli anni 60) l’esperienza del Piano intercomunale milanese su base di associazione volontaria di comuni che (anche se poi è fallita nel suo progetto primario, il piano territoriale) ha lasciato un segno profondo: una prima esperienza storica di autogoverno in rete che vediamo poi altrimenti sviluppata in molteplici reti intercomunali più o meno istituzionalizzate (Nord Milano, Parco agricolo Sud Milano, Vimercatese, Martesana, area dell’Olona e del nord ovest, ecc). In ogni caso, in generale, il tessuto dell’amministrazione pubblica in Lombardia è fatto di relazioni intermunicipali. Questo corrisponde profondamente alla storia di quest’area territoriale, di questa regione. Bene, appare con chiarezza come il modello formigoniano sia nettamente antitetico a questa storia, con l’instaurazione di un centralismo regionale crescente, una assunzione regionale, per legge o di fatto, di storiche competenze comunali, una negazione di autonomia degli enti locali di base in atti di governo reale del territorio. Questo  è evidente inn ordine alle grandi opere), ma ancora più  palese e diffusa nell’azione regionale di potente privatizzazione e aziendalizzazione” della gestione di servizi (in primo luogo la sanità,  ben illustrata nel “libro bianco”) che lascia ai comuni compiti “vassalli” e di sportello. Devolution e “governatorato” come negazione del  federalismo municipale e solidaleI processi sociali ed amministrativi lombardi più significativi ed il progetto della Rete del Nuovo Municipio sono nettamente opposti allo stesso concetto di federalismo che Formigoni sostiene e di cui si propone come paladino. Anzi, a questo proposito occorre essere espliciti: è molto difficile attribuire un significato corretto alla parola federalismo quando questo coincide con la “devolution” propugnata dal governo lombardo nell’alleanza con la Lega e con  il passato governo centrale.La devolution ha una matrice secessionista, ed è quindi “in nuce” un progetto di nuovo Stato, produce un ulteriore statalismo “plurimo” e decentrato.  Si tratta dunque di un processo che nasce dall’alto (nell’alleanza con il massimo di centralismo autoritario espresso da Berlusconi), che si traduce  sostanzialmente in un nuovo centralismo delle Regioni.Il federalismo, invece, in tutta la storia (che sia il federalismo di sinistra o il federalismo cattolico o, ancora, il federalismo storico di Cattaneo), è fondato essenzialmente sul municipalismo, ed è affermazione dell’autonomia degli enti locali. E’ basato sul luogo in cui si incontra direttamente, in prima istanza, il soggetto sociale con la delega istituzionale,ove cioè si forma il rapporto diretto della democrazia, l’elemento nascente, la cellula  comunale/municipale della democrazia..Si deve inoltre sottolineare che la figura stessa di Formigoni, con questa sua capacità di gestione personal/mediatica dell’amministrare, interpreta essenzialmente il modello del “governatore” della Regione accentratrice anche nella persona del “leader” e capo carismatico, ancora più tale  proprio mentre governa nuove funzioni (anche legislative) ”devolute” dallo stato. Questo è il modello che interpreta Formigoni, e quindi non si tratta affatto di una scelta federalista: si tratta, come si è detto, di una riproduzione del concetto di Stato centralista (e autoritario) trasferito (degradato) a livello regionale. (Privatizzazione ) rapporto diretto con l’ economia mercantile del privato sociale versus lo spazio pubblico (e la democrazia partecipativa) Oppure..Sussidiarietà come rapporto diretto…. Ma infine e con maggiore evidenza il modello lombardo di Formigoni è caratterizzato dal rapporto con la società civile, il rapporto diretto, organico, tra il “capo”, la figura del governatore e l’agire sociale in termini di impresa; non soltanto quindi l’attivazione dei consueti (ma qui particolarmente estesi) processi di privatizzazione ma soprattutto  la “messa all’opera” in tal senso del “privato sociale”. E ciò compete, sullo steso terreno della società civile (ma antiteticamente, ancora una volta), con i processi di partecipazione nella gestione pubblica dei servizi. Per questo è interessante e necessario occuparsi di questo modello di attivazione della cittadinanza; proprio perché si delineano, in un campo comune, due opzioni fondamentali e tra loro profondamente conflittuali: da una parte la “sussidiarietà” nell’accezione formigoniana, dall’altra il concetto di democrazia partecipativa, fondamento del municipalismo e del federalismo solidale. Ed è bene insistere sul concetto di sussidiarietà perché è un concetto così importante da essere previsto nella nostra Costituzione, ma che nell’interpretazione formigoniana è radicalmente divergente dal significato costituzionale del termine. La sussidiarietà di Formigoni è essenzialmente un’operazione di destrutturazione dello spazio pubblico in favore della immissione del privato, in particolare del  privato sociale, nella gestione dei servizi e di quelli che sono essenzialmente beni pubblici, di tutto ciò che dovrebbe essere trattato nello spazio pubblico. Ciò che è stato scritto in questo libro bianco sulla Compagnia delle Opere, la matrice ideologica di questo apparato, dimostrano questo stato di cose, ove l’organizzazione d’impresa, la sua potenza , la sua pervasività occupano egemonizzano la società civile, in particolare per quanto riguarda la produzione dei servizi in alternativa al “pubblico” ridotto alla funzione di delega e di sostegno al privato. Consumo, degrado e gestione aziendale di beni pubblici Le pratiche ora descritte del governo lombardo conducono poi ad esiti di distruzione dei beni pubblici, di consumo non reversibile di tali beni, che è un altro dato assolutamente significativo. In particolare nello smisurato consumo di territorio (il primo e complessivo bene pubblico) e di risorse ambientali ed energetiche, nella dissipazione e nel degrado delle acque, nell’inquinamento dell’aria (come le cifre degli indicatori “QUARS” ben evidenziano).Il seguente pezzo è da sostituire (o da ridurre molto, solo ad un accenno) per svolgere invece qualche considerzioen sul principale bene pubblico consueto, il territorio.Non soltanto avanziamo “da sinistra” queste critiche e denunce al consumo ed al degrado dello spazio e dei beni pubblici, ma potremmo leggere addirittura una contraddizione tra la storia della borghesia milanese e lombarda e l’attuale modello Formigoni. La borghesia lombarda ebbe la capacità, in una certa sua fase, di accumulare il patrimonio che ora viene disperso. Essa fu in grado, ad esempio, di costruire elementi di spazio pubblico, di servizi pubblici e di strutture pubbliche di grande rilevanza, di affrontare la questione dell’energia (in alleanza con la Valtellina ad esempio) di costruire centrali elettriche o addirittura fabbriche di mattoni per costruire le case popolari, di gestire  acqua ed energia in aziende municipali: tutti elementi che con la gestione attuale vengono distrutti. Si tratta, insomma, del consumo crescente ed irreversibile di un bene pubblico e di un patrimonio consolidato dallo stesso capitalismo storico milanese. continua su: http://www.nuovomunicipio.org/documenti.htm