Pioggia Sottile

La focarina


Può una tradizione farci rivivere delle emozioni? Lo spero con tutto il cuore. La sera dedicata a San Giuseppe è passata e neppure quest’anno sono riuscita a ritrovare quel tepore, quel senso di euforia e di mistero, che ti avvolge e che ti fa sentire che al mondo non sei solo.  Mi sento come un viandante nostalgico in attesa di ritrovare il suo tesoro, che con pazienza, aspetta ogni anno perchè non vuole arrendersi.Le lancette dell’orologio scorrono, nella mia mente, velocemente all’indietro. Ed eccomi qui : una ragazzina di circa 8 anni che aspetta solo che sia sera per poter correre fuori. Nei giorni precedenti, si è lavorato parecchio, ci siamo dati tutti da fare, io e miei amici… chi era andato dal contadino, chi era passato dalla falegnameria …. Giravamo fieri con una carriola carica dei nostri legni : interi rami secchi con attaccate le foglie,  vecchie cassette spezzate, fusti pungenti di fiori appassiti, cartoni, e vecchi pneumatici da buttare … portavamo allegria agli adulti che ci guardavano, perché la nostra festa era di tutti … e noi ci sentivamo, per un giorno importanti perché eravamo gli artefici di quella che sarebbe stata la protagonista della serata : la “focarina” : tradizione romagnola che si trasmette, pare da secoli, nata originariamente come rito pagano propiziatorio per l’arrivo della primavera. Cercavamo di realizzarne una,che fosse la “più grande possibile” , per questo serviva l’aiuto di tutti i bambini del quartiere.Qualche volta capitava che all’ultimo giorno, la maestosa montagna di legni venisse depredata da quelli dei quartieri vicini. Ricordo ancora, quel senso di fallimento, quella voglia di piangere, quell’incredulità per un gesto così meschino e vile.I nostri sforzi avevano prodotto un mucchio di legna alto quanto un albero di mele e in un attimo non c’era rimasto quasi più niente! Ma ecco , che proprio in quell’occasione, succedeva qualcosa di miracoloso … Adulti e bambini cercavano, in un solo giorno , di ricostruire ciò che era andato perduto … e sempre, la montagna riemergeva, non si sa come, dal nulla. Alla sera i visi erano sporchi e stanchi, ma davanti a quel fuoco lasciavano trasparire una felicità unica.Si mangia verso le sette di sera a casa mia, ma da fuori si sente già un lieve fervore …  Alcuni dei miei vicini, hanno già acceso dei piccoli fuocherelli in campagna …. Finisco di cenare in fretta, perché non voglio perdermi lo spettacolo, apro la finestra e arriva l’odore pungente del fumo … le strade buie sono ora illuminate da piccoli fuocherelli danzanti .. nessuno mi può più trattenere, corro euforica fuori di casa : il momento è arrivato!Passo dalla casa dei miei piccoli amici, suo padre verrà con noi.Passiamo per la via ad ammirare tutti i fuocherelli, anche quelli più piccoli … sono quelli degli adulti. Ognuno è diverso, per grandezza ed intensità , ma tutti ci regalano luce e calore . Fuori è buio pesto ed i rumori non esistono più. Si sente solo lo schioppettare della legna nel fuoco. Gli stessi vicini che conosciamo da sempre, acquistano una dimensione nuova. Parlano con più tranquillità come se per un attimo la vita si fosse fermata.Si è forse presa coscienza di essere accomunati da un unico destino? Si sente uno spirito di fratellanza che prima non c’era.Arriviamo finalmente alla grande montagna di legna … il padre dei miei amici prende una tanica di benzina e così ha inizio la focarina.Ricordo ancora quella forte sensazione di calore sul volto. Il fuoco è qualcosa che ti cattura, io non avrei mai smesso di guardarlo. Con il suo risoluto andamento, prende vita da ciò che lo alimenta e come un guerriero si dirige verso l’alto, con l’intenzione di crescere per raggiungere il suo massimo momento di gloria. È proprio in quell’attimo che noi esseri umani, riuniti in cerchio, veniamo rischiarati dal buio, la nostra pelle e le nostre vesti assumono i colori e le sfumature più strane, le nostre facce sono quasi tutte rosse ed è facile che guardandoci ci si metta a ridere. Ridono i bambini, ridono gli adulti, ridono i vecchi… un cane bianco randagio si è avvicinato a noi, un altro sporco di fango gli salta addosso facendolo diventare nero…  l’allegria e la spensieratezza è totale.Non serve alcuna musica, basta ascoltare la voce del fuoco….L’odore del legno che brucia, diverso da quello della plastica, diverso se bagnato oppure asciutto, diverso da quello dei pneumatici che con una nuvola nera sembrano soffocare tutto. La fiamma si alza ancora di più , veniamo illuminati come se fosse giorno. Un rispettoso timore è dovuto:  ci allontaniamo di due passi … per poi sentirci richiamare da quelle forze primordiali che neppure noi si sa cos’è,quella voglia di sfida per domare qualcosa di imprevedibile, qualcosa che ci appartiene dalle origini della storia.Poi lentamente il declino. Si soffia sulla cenere ardente ed è molto facile ridare vita a una piccola fiamma. Chi lancia un cartone, chi cerca dei rami attorno…. Si cerca di prolungare quel calore a noi tanto caro. Infine la stanchezza ha il soppravvento, saluto i miei amici,abbottono il cappotto e carica di un bagaglio nuovo di emozioni e sensazioni,mi avvio verso casa.