La donna sana somiglia molto al lupo: robusta piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Eppure la separazione dalla natura Selvaggia fa sì che la personalità della donna diventi povera, sottile,pallida, spettrale. Non siamo nate per essere cuccioli spelacchiati e incapaci di balzare in piedi, incapaci di cacciare, di generare, di creare una vita….La Donna Selvaggia è colei che tuona contro l’ingiustizia..E’ colei che lasciamo a casa perché la custodisca. E’ colei da cui andiamo a casa. E’ l’incubatrice di piccole idee grezze è la mente che ci pensa, noi siamo i pensieri che lei pensa. E’ colei che ti porta per mano ad accettare la tua individualità, ma anche accettare la propria bellezza… La nostra bellezza selvaggia, se la accettiamo, si pone in prospettiva, e non ne siamo più acutamente consapevoli..La lupa sa forse quanto è bella mentre salta ?O la gatta sa la bellezza delle sue forme quando è seduta? L’uccello è meravigliato dal suono che ode quando sbatte le ali? Come le creature, siamo: ecco tutto, ed è giusto così. “Donne che corrono coi lupi” Clarissa Pinkola Estés
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Post n°107 pubblicato il 05 Maggio 2011 da lupi2009
Quell’anno la primavera tardava ad arrivare e quel mattino Edo fece soltanto pochi passi sotto la solita pioggerellina di quello strano mese di aprile, quando all’improvviso...
Quando all’improvviso la pioggerellina divenne un temporale di quelli che si rovesciano giù in estate, e corse via a trovare un rifugio. La casina era invitante, non era neppure una casa era una specie di grande chiosco in muratura, con grandi vetrate e pieno di fiori. Una serra. Pieno di fiori colorati e grandi foglie verdi. Silenzioso e vuoto di esseri umani sembrava accogliente come un rifugio costruito sui rami di una quercia, rassicurante come l’asilo in cui andava fino a qualche anno fa. Piano piano il broncio sucitato dalla mamma stava passando. Proprio non gli piaceva che non gli prestasse tutta la sua attenzione. Era la mamma o no ? Perbacco ! Ma quelle stesse roselline virtuali che lei stava guardando nel pc, erano decisamente più belle viste dal vero. Profumavano come l’acqua di colonia della nonna, non sembravano neppure tanto stropicciate e poi… poi …..parlavano !!!! Ce ne erano un gruppetto rosse come …una Ferrari.. che attiravano la sua attenzione con risatine timide. Una data nel cartellino sotto di loro 1985 “..noi siamo le prime rose regalate alla tua mamma”. Dietro di loro una dozzina di rose screziate, dal gambo lunghissimo, che facevano a gara per raccontare “ lei era a cena per festeggiare la sua laurea quando è arrivato il cameriere ed anziché il secondo ha portato noi , lei guardava noi , il cameriere e l’uomo che cenava con lei e non riusciva a capire se fosse un regalo del Ristorante o dell’amico..che risate!” In un vaso di cristallo dal collo lungo e stretto come un cigno, una rosa meravigliosa sorrideva con un velo di tristezza “..io ho conosciuto tuo nonno sai , mi ha chiesto lei di fargli compagnia in quel viaggio lì..” intanto le tre foglie di quel lungo ramo sfioravano i petali di altre sorelle allegre e colorate “ noi siamo venute ad accoglierti quando sei nato tu.. Il piccolo Edo rimase così…. frastornato e divertito, un po’ cresciuto e un po’ più piccolo. Meraviglioso con quella rosellina tra le mani da portare alla mamma. |
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