Giuseppe Ligresti

da "Attestati di Morte"


Sdraiati su una stellafornicavamo,sfidavamo il dileggiofarcendo le bocche d’una densa saliva,e nulla era così chiarocome il bagliore di quella luna. Ah notte,divoravi l’aria,e tu, mia cara,lo senti ancora l’ansante respirodimorare ai tuoi seni? Nessun sangue poteva annerire il colore di un sogno,l’etere ci sembrava d’improvviso così vicino,ed estasiata affondavi i colpi,ed ioti incoronavo,divenivi d’un trattograno per il mio campo,orchideache ornava lo steccato; ed io non ero più selvaggioe bianco e doratoora apparivo,splendevo quasi dello stesso bagliore di quella luna. Poi disumanamente si fece giorno.Ed il grano mutò in falce. ---------------------------------------------------------------------- Miei baci,scoloriti, invecchiati,danzate ancora come diavoli volantisulle aureole delle peccatrici infanti? Ah, come mi ricordoquando il murmure incessante delle foglieintonava la melodia dell’amore,e dopo ancorail vento,che mi alitava alle orecchieparole mortuarie. Un pino, un grosso pino,svettava ai bordi dell’autostrada, come un fulmine sul cielo di Bahia,e io non lo vedevo nascere,lo vedevo sul retrovisore, svanire,poiché non ho mai visto nulla nascerema tutto morire! Vento,che mi aliti ancora all’orecchio parole mortuarie: “Ho freddo questa nottee i miei pensieri tremano di sangue”. ---------------------------------------------------------------------- Non credere a un amore fisico, carnale,percepiscimi come amore etereo, consumerò ameni pensierifra i sepolcreti delle mie visioni,mi vedrò sdraiato accanto alla tua figuraridotta a frantumi di specchioconficcati alle pareti del cervello.Crolla il tramonto per violentare notti,e tenebre, figlie di questo quotidiano stupro,verranno a sigillare il disamore.E lussuria campeggerà nell’atriocome le stridule voci dell’Infernoche designeranno vergini sentieriquando rinsecchite appariranno a te le mie passioni. “Cercami o Morte”,e candido tisembrerà il mio volto.  ---------------------------------------------------------------------- Quanta gentesi adagerà alla terra,come uno scoppio d’allegra morte,senza lasciaretraccia, Parola,di quel feto seccato? Sonnecchiando tra le polveririmarrà adesso immortalea osservare il buio fittodi un rimorso,a veder fiorireagli angoli della barale nere tele dei ragniche di lì a pocodomineranno incontrastatiin un regno non più Regno,ma visionedi un uomo senza Storia.