Giuseppe Ligresti

Corpus Domini


 Oh, quant’è borioso il fanciullettoquando il sole d’estate strappa alla pellefantasia e gemme di malinconianelle ore fugate all’aurora.Nessuno pensa, nessuno ridedi questi capelli cerchiati d’avorio,nessuno elude lo sguardo dagli occhiche brillano d’incustodita scaltrezza,tutti si soffermano, danzano ai saluti, e io denudo il mio intento d’esserecosì estraniato dall’apparire.Non ho mai ignorato il corpo né la morte,e il fresco pessimismo dell’età giovanileappare ora come nolontà.Riverbera lo specchiarsi del sangue annacquatonella pienezza mia divenuta graziacorrotto nei rivoli rossi più rossi del vespro che insegue la notte.Oh lucente brezza,ti annodi alla golase luce viene meno al primo mattino,se i temporali annidano stanchezza alle pioggee quando bestemmia é osannare la roccia, San Pietro.Quando il corpo abbandona la gognail mio sesso diviene morte;ma quando il mio volto si fa scandaloe tuona alle primule come aria leggera?Bella e funesta èra, garzoncella sedicente,ti posi ancora al pilastro di quella Chiesa?Com’è  chiara la logica del trapassodal mio “io” al mio tempo,invettiva urge per calunniare i vinti,“Cristo mio”, sei venuto e non ti abbiamo uditose non nel Tuo flebile spirare;io bestemmio e la croce si dissestae seminudo Tu implori il mio dolore,ormai hai capito il pudoree compassione chiedo al Tuo respiro.Solitudine, mia greve solitudine,barbaro è strascinare il passo,nomade la passione,ma tu non arrossisci nello starmi al pettoe stretta alla vita mi stringi, mi incanti e mi cingo allor della fida tua allegria.