Giuseppe Ligresti

da: "Dall'invettiva all'io"


Io diversoSono carne da macello, io!Non sono mai angelico,ma pedante di cadaverici ideali,bivacco nell’esistenziale mia voglia di saperee vita e morte mi distinguono da Dio.Il ricordo trapassa la carne,raggelato dagli odori sempre ugualiche fanno i mortimi rendo estraneo al mio tempo,e occhi attenti non possono che prestarsi a versi bellici e testi di preghiera.Ad infingarda donna restano gli avanzie mi regala pugnali ad occasione.   Indizi                       Fra il temporale e le nubi scorsi il senso,ma non il vostro.Non trovai stelle o indulgenzené il vizio d’atterrire;delirante, attraverso gli spazi,incarnai la mia voluttà,riscoprii il genio e il mendicante che è in me.Indizi che riflessero la mia sacralità.    L’uomo affranto Quale musicalità accoglie le nostre orecchiequando siamo avvinghiati alla solitudine,quando i nostri non-sensiostacolano le lucide metamorfosi della quotidianità? Oh nuova condizione,mi spingi ad affondare nell’anticoper sentirmi meno forte di un tempoo più giovane del tempo. Ove declinano le acquesi posa il mio focolare,nelle prime serate di maggioquando l’aria è ancora frescaed entra gelidamente al senno,laddove ancora le zanzare non si posano alla pellee non si mischiano al mio corrotto sangue,dove tutto manifesta desolazione o quiete. È oggi solo un uomo affrantoche scrive alla storiapassioni reali o vite.  Complicità La complicità dei corpiristagna nell’abisso del pensiero,domani ingenui e passati scialbiguardano il colosso oramai medievaledel credo mio fanciullesco.Vecchio, come un bastione innalzola mia trincea alla sprovvedutezzadi colei che scava e dissesta le mie radici.  Tregua Nessuna cosa può mutareil male che porto in groppa,nembi aleggiano vorticosisul mio futuroe la brughiera è già invasadai soliti massacri.Non riponete in me speranza,tra i corbezzoli riposerò,e il nettare fruttuosodi scarlatto sanguecolerà di maggiosul restio carcame.