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Post N° 116


Il Presidente croato accusa di razzismo il Capo di Stato italiano.Sabato 10 febbraio, nel Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, istriani, giuliani e dalmati, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato la tragedia del popolo giuliano-dalmata, vittima del disegno sanguinario e annessionistico del dittatore jugoslavo Tito.Il presidente Napolitano, che in tempi in cui la tragedia delle foibe era ancora coperta da un velo di ignomignoso silenzio, andò a baciare la tomba di Tito, pochi giorni fa, in un apprezzabile mea culpa, ha pronunciato parole toccanti in ricordo delle vittime di quella barbarie: "Un riconoscimento troppo a lungo mancato, un dramma negato per ideologia… Non dobbiamo tacere. Dobbiamo assumerci la responsabilita' di aver negato o teso a ignorare la verità, per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e di averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali".Il presidente della Croazia, Stjepan Mesic, si è detto costernato per le parole del Presidente della Repubblica Napolitano, e non ha esitato ad accusarlo di "razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico". Parole molto forti, quelle pronunciate da Mesic, che rischiano di creare un incidente diplomatico tra i due paesi. Del discorso di Napolitano, Mesic – che ha sempre definito l'eccidio delle foibe come "una reazione ai crimini fascisti"- non ha gradito principalmente  il punto in cui il Presidente, ricordando i fiumani e i dalmati, li definisce vittime di un “moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica".Credo che se qui c’è offesa è nel comportamento di chi nega la verità storica.Un verità venuta a galla con fatica e che è già stata negata e rinnegata per troppo tempo e da troppe voci.