Politica emarginata

Esistono i baroni?


BARONI, CULTURA ED UNIVERSITA’Muovono i loro passi pesati e attenti con un’aria ingenua, il loro mestiere di vivere poco ha a che fare con l’interrogarsi umano e culturale, ma a tratti ne sono quasi convinti.Il terreno da loro preferito? L’ignoranza, altrui.Strani e complessi giochi di potere si costruiscono nelle “balere”dell’impegno culturale, dove consuetudine vuole iniziazioni non sempre molto chiare, ma chiaramente fittizie. Sono questi i gradini verso il potere, nuovo ed antico strumento del diritto e delle istituzioni; anarchia elitaria e barriera culturale.Uguaglianza e parità che da sempre sono sentinelle post-rivoluzionarie, assumono ruoli ambigui, consentendo a chi ne beneficia di ergersi sprezzante sul volgo assente e a tratti spettatore pagante ed interessato.La dialettica servo-padrone, ormai, deve passare attraverso l’emancipazione da sovrastrutture culturali; economia e ideologia sono semplicemente i risvolti.Non manifestandoci nella nostra completezza, paghiamo il tributo ad una vita sociale costruita sul giudicare l’apparenza altrui, diventiamo proprio noi giudici ed attori drammaticamente in equilibrio sul nulla.Quale altra è la nostra responsabilità se non quella di stare al mondo, di esserci? Dobbiamo per forza entrare nel coma profondo, spinti da chi ci vuole assenti da questa vita e stupidamente appagati da quello che ci concede?Io penso di No.Bisogna lottare, rivolgere l’attenzione agli altri e svegliarli dal torpore cucito sui loro occhi, dobbiamo cercare l’unione e spezzare i confini che tanto abilmente elite sociali costruiscono col beneplacito d’attori che sperano soltanto di sentirsi al loro posto. Non possiamo essere vittime e strumenti di coloro i quali considerano il proprio successo esclusivamente allontanamento dagli altri.Cultura e crescita intellettuale devono significare unicamente una ricchezza per chi c’incontra.Hombre24