Visti da lontano

Prossimo target: Hamas


Dopo un periodo di silenzio, rieccoci ad analizzare la situazione politico militare medio-orientale alla luce degli ultimi avvenimenti.In particolare, fra le diverse aree da sempre calde, una è oggi davvero bollente e lo sarà ancor di più nei prossimi mesi con lo stabilizzarsi della bella stagione, ossia la striscia di Gaza: il fronte sud di Israele. Nel fronte nord, sono dislocate le nostre truppe su mandato ONU, che stanno facendo praticamente nulla, non potendo né disarmare le forze di Hebzollah, né intervenire direttamente in caso di attentati isolati, stante che le regole d’ingaggio parlano espressamente di separazione fra le forze israeliane ed  “il territorio libanese”, come se lo stesso fosse integro ed omogeneno al proprio interno, ma così non è, come dimostrato nel precedente post  “I picciotti di Allah”. In un prossimo post dimostrerò l’assoluta inutilità della nostra missione nel Libano del sud, le stesse truppe dovrebbero essere impegnate dove servono davvero, ossia in Afghanistan, anche perché sta finendo il terribile inverno afghano e ben presto i Talebani si faranno risentire con nuova forza.  Il fronte sud ha registrato una improvvisa fiammata dopo ripetuti lanci non solo degli ormai famosi quanto ridicoli razzi “Kassam” (ridicoli perché anche se non sono poco più che petardi hanno la precisione di tiro mirato dalla buon’anima di Ray Charles!), ma anche di missili portatili di fabbricazione russa di ben altra potenza distruttiva se si sanno usare (e per fortuna non è il caso dei miliziani di Hamas). Dopo la stretta dei confini da parte di Israele della Striscia, a seguito di sollevazione popolare esasperata dalla penuria di generi di prima necessità, qualcuno ha pensato di importare dall’Egitto anche questi piccoli ma potenti missili.Vorrei ricordare la differenza fra razzo e missile: il primo è una testata esplosiva trasportata da un vettore con motore autonomo non guidato, la cui balistica dipende solo dal tipo di aerodinamica e quantità di propellente usato, il secondo è invece guidabile e la balistica varia da molteplici fattori, primo fra tutti il peso della testata in rapporto alla quantità di propellente. Pertanto un missile deve essere o impostato o tele guidato e ciò prevede un addestramento che i miliziani palestinesi non hanno e russi, egiziani e chiunque li possieda e li venda ben si guarda di addestrarli a dovere. Entrando nel merito di questo ennesimo scontro di bassa intensità, ho l’impressione che presto Israele voglia regolare una volta per tutte i conti con Hamas, facendo fra l’altro un gran favore al presidente palestinese Abu Mazen. Con buona pace di un sedicente giornalista di Radio Popolare che definiva ieri “crimini di guerra” gli interventi difensivi israeliani dopo i lanci di razzi Kassam, entro breve questo pseudo giornalista potrà blaterare le sue ignoranti ed inutili sparate contro Israele commentando ciò che ormai si sta aspettando da tempo: un attacco di larga scala contro i miliziani Hamas e Jhad annidati a Gaza. L’ONU cercherà di intervenire ma questa volta, dopo la brutta figura in Libano della scorsa estate, la forza terrestre Israeliana sta preparando con cura un intervento quanto mai difficile dato che questi paladini della libertà araba sanno solo nascondersi dietro i tanti civili inermi due volte vittime di questa situazione. E' bene ricordare che Hamas è stata votata nel dicembre 2006 nella striscia di Gaza, vincendo si le elezioni ma la loro forza politica non è propria, possiamo ben dire che è stata Al-Fatah a perdere le elezioni piuttosto che Hamas a vincerle.Dopo la vittoria, Hamas offriva a parole una tregua di dieci anni ad Israele, tale iniziativa però aveva il solo scopo di allentare l’allerta sul fatto che una formazione terroristica fosse stata eletta, infatti subito si sono intensificati i lanci di razzi, nonché si sono impadroniti completamente delle leve di comando con un vera e propria repressione nei confronti dell’opposizione, nell’aprile 2007 sparando e facendo fuggire gran parte dei rappresentati d’opposizione eletti. All’approssimarsi delle ostilità, aumentano le provocazioni da parte di questi esaltati, guidati da Khaled Meshal, il nostro “dead man walking”, il cui unico fine è lo scontro continuo con Israele. Mai nessun tentativo di dialogo serio, anche da posizioni antitetiche, mai nessun ripensamento, sempre e solo attentati su attentati e sempre su aree civili. Abu Mazen ben poco ha potuto, mal nasconde il fatto che anche lui attende una regolazione dei conti definitiva.  Le difficoltà da risolvere sul terreno non sono da poco: Gaza è un agglomerato molto esteso di abitazioni civili, densamente popolato ed è questa la vera difesa di Hamas e Jhad, altrimenti in campo appena più aperto l’Esercito Israeliano ne avrebbe già fatto polvere in poche ore e da tempo. I mezzi d’intervento pesanti porterebbero i famosi e tanto odiati “danni collaterali” alle stelle, ma sono necessari per lo meno all’ingresso in forze a Gaza City. Certamente il Comando Israeliano sta valutando che il numero dei propri caduti non sarà risibile dato il quasi “corpo a corpo” che si va delineando.  L’accettabilità sociale delle perdite varia enormemente fra le parti: chi cade dalla parte palestinese, oltre al premio del paradiso islamico, è una bocca da sfamare in meno in un’area dove oltre il 50% della popolazione è disoccupata, mentre il tasso di disoccupazione di Israele è < al 10%, con un tasso di natalità che è quasi la metà. Solo con una previsione di rapporto di 1 ad oltre 20 caduti o feriti il Comando potrà prendere in esame una operazione in grande stile, si pensi che in Libano il rapporto è stato anche 1 a 13 eppure le forze di terra si sono ritirate per limitare le perdite una volta stabilito che Hebzollah avesse perso più del 50% della forza operativa. Durante la fase più cruciale dell’Intifada i rapporti erano anche in certi periodi di 1 a 22, eppure il conflitto, sempre strisciante e non di vasta scala, è durato oltre 20 mesi, ciò a dimostrazione di quanto poco abbiano da perdere costoro che mandano al “martirio” ragazzi anche di 15 o 16 anni, nonché del reale peso militare che possono effettivamente sviluppare.   La cosa più grave è che mentre in Libano in qualche modo si è almeno in gran parte riusciti a delimitare le aree più militarizzate, nel caso di Gaza è ben più difficile, sarà necessario stanarli uno ad uno, visto che agiscono sempre in gruppi di poche persone, nascondendosi dietro i civili ed inoltre gli stessi civili hanno molto minori possibilità di fuga e rifugio altrove, stante che è un territorio piccolo con forte pressione antropica.  Danni collaterali in Libano ce ne sono stati, troppi secondo le regole occidentali moderne, ma inferiori e di molto a recenti interventi simili per tempi e modi, come ad es. alla Cecenia di Eltsin (che fu una strage senza precedenti: di Grozny non restò che pietra su pietra in pochi giorni e nessuno degli attuali “pacifisti” strabici che berciano dalle nostre parti ha mai parlato di crimini di guerra!), ma ciò è accaduto per la grave carenza d’intelligence e sopratutto l’aviazione non ha identificato correttamente tutti i target pur avendone probabilmente i mezzi. Non si può certo parlare di crimini di guerra, ma di errori anche gravi di sottovalutazione sicuramente sì, infatti sia il ministro della Difesa che il Capo di Stato Maggiore sono stati ben presto destituiti, seguiti subito dopo anche da alcuni generali e colonnelli che hanno avuto peso decisionale.  C’è da sottolineare che la forza di Hebzollah ha avuto una ben diversa preparazione militare, i mezzi a loro disposizione erano maggiori, meglio difesi, nonché i “consiglieri” iraniani hanno fatto comunque un ottimo lavoro data la sproporzione delle forze: riuscire a limitare il rapporto perdite a 13 ad 1 è sicuramente un risultato non da poco non disponendo né di mezzi pesanti, né di aviazione, né tanto meno di informazioni satellitari o aree di prima mano in tempo reale. (se non l’episodio dell’UCAV che ha sorvolato per tre minuti Israele senza poter essere abbattuto). Il valore dei miliziani palestinesi è ben minore sulla carta e non dovrebbero disporre ad oggi dei famosi “consiglieri” che in realtà erano quadri intermedi e sotto-ufficiali di carriera della Repubblica Islamica, addestrati alla guerra ed alla guerriglia nello Shatt-el-Arab durante le ostilità con l’Iraq di Saddam Hussein, dotati di armi non da poco anche se non recentissime e di media potenza. Sicuramente sono stati dei validi soldati che si sono comportati con valore e da veri militari, evitando di coinvolgere troppo i civili, di ben diversa pasta da quei terroristi di Al-Quaeda che sono stati poi stanati con successo dall’Esercito Libanese.  . Sarà un bagno di sangue di civili inermi?  Spero proprio di no, ma la possibilità è molto alta ed Israele non può non tentare di regolare i conti una volta per tutte sia con Hamas che con la Jhad, la popolazione stenta a riconoscere l’integrità nazionale e questo è da sempre un aspetto del tutto inviolabile della politica di Israele.   La seconda opzione si manifesta con una serie continua e stressante  di piccoli ma intensi interventi, in tal caso i tempi sarebbero molto lunghi, dato che Jhad ed Hamas hanno dimostrato di saper sostenere guerriglie brevi ma intense anche per anni, in tal caso Israele non risolverebbe il problema interno di riconoscimento della propria integrità nazionale, limiterebbe forse i danni collaterali (e non è del tutto sicuro), ma sopratutto darebbe il tempo ad Hamas di radicarsi anche politicamente sempre di più, alimentandosi dall’odio sociale che deriverebbe da questa opzione, escludendo sempre di più Al-Fatah.