POLITIK SKORRETT

I PIU' PERSEGUITATI


I PIU' PERSEGUITATIFa strano pensare che i nostri mass media, l’opinione pubblica maggioritaria e i politici di ogni schiarimento, mentre da un lato sono sempre pronti ad urlare e lottare, almeno a parole, a favore delle libertà - anche religiosa, ci mancherebbe! - e dei diritti dei rifugiati e delle minoranze in Italia, dall’altro siano ostinatamente ciechi, sordi e muti di fronte alla massiccia e barbara persecuzione sofferta dai cristiani in tante parti del mondo: Terra Santa, tutti i paesi mussulmani, varie zone del continente africano, India, Cina, ecc. Ci sono centinaia di milioni di persone senza libertà di vivere la fede. Ma non sono solo i poveri (!?) islamici, che ospitiamo - spesso con tutti gli onori nelle nostre città - e a cui riconosceremo, progressivamente, ogni diritto costituzionale. C’è, piuttosto, un immenso popolo invisibile a mass media e ai politici che soffre vessazioni e discriminazioni di ogni sorta. Ma che non fa rumore. E che non si merita nessun tipo di manifestazione o di sollevazione popolare a suo favore. E nemmeno un briciolo di indignazione. O di solidarietà. Meglio riservare questi sentimenti nobili all’islamico che vende tappeti ai semafori e che poi manda i soldi alle tre mogli e ai dieci figli in Africa. Lui, sì, che si merita le prime pagine dei giornali e la comprensione dei benpensanti… In Italia c’è un solido razzismo, ma al contrario. Sbaglio?
[…] A fare memoria di tutto questo ci ha pensato lunedì monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu a New York. Migliore ha ricordato che il diritto alla libertà religiosa «continua oggi ad essere ampiamente violato». Atti d’intolleranza religiosa vengono «perpetrati in molte forme» e toccano le diverse religioni. Ma sono proprio i cristiani l’anello debole della catena, il gruppo religioso maggiormente colpito. Sarebbero, infatti, oltre 200 milioni i fedeli, appartenenti a varie confessioni cristiane, che subiscono discriminazioni sotto il profilo legale e culturale.Non è una novità degli ultimi giorni. In un’intervista di tre anni fa a questo giornale, Asma Jahagir, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione, dichiarava: «Le violenze verso i cristiani nel mondo stanno aumentando in maniera considerevole». E anche LiMes, rivista di geopolitica, tempo fa sottolineava che «il cristianesimo è la religione oggi più perseguitata nel mondo. Conta migliaia di vittime. Ma l’opinione pubblica occidentale, proprio quella di "cultura cristiana", non concede a questo dramma alcuna attenzione, se non in ambienti ristretti».Da quando quelle righe sono state scritte (era il 2001), la sensibilità su questo tema – complici i puntuali richiami di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI alla libertà religiosa – è cresciuta. Negli ultimi anni le situazioni più delicate (dall’Iraq al Pakistan, dalla Somalia all’India…) sono state oggetto di ripetute denunce, anche se spesso condotte in solitudine dai media cattolici. E tuttavia nell’estate 2008 fece ancora scalpore l’arcivescovo Dominque Mamberti, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, costretto a chiedere di combattere la cristianofobia almeno «con la stessa determinazione con cui si combattono l’antisemitismo e l’islamofobia».Ora, finalmente, la politica si muove. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo al Consiglio della Ue, ha chiesto e ottenuto che nella riunione di novembre si discuta di libertà religiosa e ci sia un pronunciamento formale, con particolare attenzione per la condizione delle minoranze cristiane. Un segnale importante, a due anni dall’approvazione a larghissima maggioranza, da parte del Parlamento di Strasburgo, di una risoluzione bipartisan con la quale, su iniziativa di Mario Mauro, venivano condannati «risolutamente tutti gli atti di violenza che mettono a repentaglio l’esistenza delle comunità cristiane e di altre comunità religiose».È tempo che la tutela delle minoranze religiose e il diritto alla piena libertà di fede entrino con forza nell’agenda politica, e che si adotti l’effettivo rispetto di entrambe come parametro per la concessione di aiuti e di cooperazione. Senza questo passaggio, la difesa dei cristiani e di ogni altro perseguitato rischia di rimanere un richiamo retorico.  Gerolamo Fazzini – www.avvenire.it