POLITIK SKORRETT

GHEDDAFI, CHE SCHIFO!


GHEDDAFI, CHE SCHIFO!Il Muhammar Gheddafi Show ormai è quasi un classico del peggior teatrino della global-politica e, purtroppo, tocca sempre a noi sorbircelo. Imbottigliati nel traffico provocato dai ”fuori programma” del rais - «Ah quanto è buon questo caffè», ha annunciato ieri seduto a un bar di piazza San Lorenzo in Lucina - mentre gli elicotteri controllano dal cielo le sue banalità terzomondiste e le forze di polizia sono costrette a fare da scudo alla sua tunica bianca da venditore di tappeti falsi e da predicatore di africanismi da discount. Però, almeno, Papa Ratzinger s’è risparmiato il Muhammar Gheddafi Show. I due non si sono nemmeno sfiorati al summit della Fao. Anche perchè la tigre del deserto, che stavolta ha parlato solo dieci minuti (questa è una fortuna regalataci da Allah?), andava di fretta. Aveva da organizzare la seconda tranche della festa dell’altra sera con 200 ragazze. Questa volta, ieri sera, sempre nella villa dietro a via Cortina d’Ampezzo, le giovani erano 250: taglia non oltre la 42-44, alte, belle, magre, fra i 18 e i 32 anni, molte dotate di tacchi a spillo e di abiti succinti, le più avvenenti e di «buona famiglia» da piazzare in prima fila e le altre dietro, ma tutte ripagate con 60 euro. Scopo? Convertirle all’Islam. «E se lo fate vi aiuterò ad andare a La Mecca», promette Gheddafi nel suo harem di cartapesta allestito a Monte Mario. La festa notturna, con sottofondo di musica araba, ma prima la cena da Berlusconi a Palazzo Chigi: a riprova che il rais e il cavaliere sono ormai un tandem affiatatissimo. Ma non universalmente apprezzato. «Ciò che mi meraviglia - dice per esempio Pier Ferdinando Casini - è che abbiamo reso uno così il partner privilegiato dell’Italia». Questo tipo un po’ così, sale e scende dal suo macchinone bianco come le sue simil-candide. S’aggira sulle scale di Trinità dei Monti, scendendole come una diva che ancheggia. Appare («L’unica religione di Dio è l’Islam!») lungo via Veneto, lanciando un’occhiataccia all’ambasciata americana, che lo ignora ma gli lancerebbe volentieri una pernacchia. Si materializza («Chi è fuori dall’Islam è in errore e perderà!») a via Barberini. E s’affaccia ovunque possa mandare meglio il traffico in tilt e il popolo in finto visibilio: «Anvedi quel parruccone, chi è? Il bisnonno di Michael Jackson?!». Si limitasse a passeggiare.... Alle ragazze della festa di ieri sera ha cercato di spiegare - ma quelle volevano ballare - che le donne nel mondo musulmano non sono considerate inferiori. Poi s’è proposto come psicoanalista o come confidente: «Parlatemi dei vostri problemi....». Siamo ad «Amici»? A «C’è posta per te»? Prima dell’incontro con le sventole quirite, assoldate per il dittatore da una società di hostess e a lui portate a bordo di pullman, il nostro eroe ha attaccato l’Occidente per tutte le sue malefatte: «Ha saccheggiato l’Africa», «Non chiediamo un’elemosina ai Paesi Ricchi, ma il diritto a un giusto risarcimento per il maltolto...». Ma a noi romani, chi mai ci risarcirà dalla pena - ormai rituale - che ci infligge il Muhammar Gheddafi Show con tutte le sue donne, il caos e le insensatezze?E adesso un paio di domande su donne e potere. La prima: perché una ragazza non av­venente o di statura infe­riore al metro e 70 deve es­sere esclusa, e solo a causa di queste presunte «man­chevolezze» fisiche, dagli insegnamenti religiosi im­partiti dal colonnello Ghed­dafi nel suo tour romano? La seconda: si ha per ca­so notizia di qualche peti­zione, di qualche protesta, di qualche indignata consi­derazione che voglia stig­matizzare questa palese of­fesa alla dignità delle don­ne, ragazze come gingilli da esibire al cospetto del satrapo in visita ufficiale? Immagino non ci saranno risposte a questo genere di quesiti. E così godiamoci una bella (o brutta?) festa dell’ipocrisia in cui a farne le spese sono un gruppo di ragazze ammassate su un tor­pedone. Taglia 42, tacco di sette centime­tri, abitino nero per regalare al colonnello la soddisfazione di una bella lezione di reli­gione. Mario Ajelli - www.messaggero.itPierluigi Battista - www.corriere.it