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I MILLE VOLTI DELL'ISLAM


I MILLE VOLTI DELL'ISLAMIl nuovo anno si apre con l'ansia di nuovi attacchi terroristici di musulmani all'Occidente. Anche ad opera di nemici cresciuti in casa, in quell'Europa nella quale si sono stabiliti, ma senza integrarsi.Nell'opinione diffusa, islam e islamismo rischiano sempre più di diventare sinonimi. Il "volto" pubblico dell'immigrato musulmano finisce schiacciato su un profilo radicale e violento.Ma che la realtà del mondo musulmano sia molto diversa, ci vien detto e mostrato in modo convincente da questo stesso mondo, se appena lo si guarda e ascolta senza pregiudizi.Una voce musulmana assolutamente da ascoltare è quella di Anna Mahjar-Barducci, residente in Italia, giornalista e scrittrice, nata da madre marocchina e da padre italiano, sposata a un ebreo israeliano di nome David.
Agli occhi dell'islam ortodosso, il matrimonio suo e quello di sua madre con un uomo di altra religione sono inaccettabili, un'apostasia. Ma in Marocco l'opinione prevalente non è affatto così rigida. Nel 2006, il film più visto in quel paese fu "Marock", una storia d'amore tra una giovane musulmana che vuole liberarsi dai dogmi religiosi e un attraente ragazzo ebreo.Da poche settimane è in libreria in Italia un racconto autobiografico, scritto da Anna Mahjar-Barducci, dal titolo "Italo-marocchina. Storie di immigrati marocchini in Europa".Il libro è un vivido affresco del quartiere della città del Marocco in cui abitano i numerosi famigliari della scrittrice, di cui si raccontano le storie.Alcuni di questi suoi parenti vanno e vengono tra il Marocco e l'Europa. Ma ciò che più sorprende del racconto è che nessuno di loro assomiglia a un altro. Sono tutti musulmani, ma diversissimi, un multiforme "islam individuale".Tutti sognano l'Europa. Ma nessuno di loro riesce a integrarsi nel paese in cui emigra. Neppure l'autrice, che pure è cittadina italiana. In un altro capitolo del libro, ella racconta che in Italia, ad aggravare questa separatezza, sono proprio altri suoi correligionari immigrati:"Quando vedo un magrebino per la strada, mi tocca cambiare tragitto. Comincia a salutarmi in arabo e mi fissa come se fossi di sua proprietà. Una volta che ero in una pizzeria con un compagno di scuola, un marocchino mi chiamò 'sharmuta', prostituta, e mi disse che non potevo uscire con un italiano. Dovette intervenire il padrone del locale, per mandarlo via. In Marocco non succederebbe mai una cosa del genere".In altri suoi scritti, Anna Mahjar-Barducci ha spiegato che le difficoltà ad integrarsi nei paesi europei provocano in molti musulmani emigrati una "perdita d'identità". E questo li può far cadere nella rete degli islamisti radicali, che offrono loro proprio una identità forte e sicura, che li fa sentire non più soli, ma parte di grande comunità. "Così si possono vedere a Milano ragazzi di origine magrebina che neppure parlano più l’arabo, ma con barbe lunghe e con abiti che in Marocco nessuno di loro indosserebbe".Lo scorso 21 ottobre, sul settimanale "Tempi", Anna Mahjar-Barducci è intervenuta a proposito delle discussioni in corso in Italia sull'integrazione degli immigrati e sulla concessione in tempi più brevi della cittadinanza:L'articolo termina così:"Quando leggo sulle pagine dei quotidiani italiani il dibattito sulla concessione della cittadinanza agli immigrati dopo soli cinque anni di residenza, rimango un po’ attonita. Infatti, dalle dichiarazioni di questi giorni sembra che dimezzare il tempo di attesa sia di per sé un elemento che faciliti automaticamente l’integrazione dell’immigrato. Ma forse altro non è che un escamotage per non trattare in maniera appropriata vere politiche di integrazione, che ancora mancano. C’è invece la necessità, per esempio, di promuovere corsi di italiano e di alfabetizzazione gratuiti, di creare modelli e attività sociali per i figli di immigrati, di istituire centri di aiuto e di empowerment per le donne immigrate, di controllare le moschee, di formare imam che abbraccino scuole di pensiero moderno, eccetera. Senza l’adozione di politiche reali che permettano all’immigrato di fare propria l’identità italiana, tutto rimarrà uguale, non importa che la cittadinanza venga data prima o dopo. Continueremo soltanto a vantarci inutilmente di vivere in un’Italia 'multiculturale', quando il multiculturalismo senza integrazione ha sempre creato soltanto ghettizzazione. E avremo altri padri come quello di Sanaa, che uccideranno le loro figlie, ma questa volta con la cittadinanza italiana".