POLITIK SKORRETT

I fatti di Milano sono assurdi. Basta. Basta. Basta.


I fatti di Milano sono assurdi. Basta. Basta. Basta. Sicuramente queste righe non le leggerà nessuno - tranne i soliti tre o quattro visitatori casuali del blog - , ma preferisco gettare una goccia di realismo nella melmosa galassia conformista e politicamente corretta dei blog, piuttosto che sposare acriticamente e passivamente il mito dell'immigrato bravo e buono, bisognoso assoluto e primario di aiuto e libero da ogni dovere.Dopo gli incendi dei centri di accoglienza a Lampedusa, i disordini della Chinatown milatenesi, gli scontri vergognosi di Rosarno, l'invasione del Sagrato del duomo da parte di centinaia di maomettani oranti (!?), ora la devastazione del quartiere più multietnico di Milano.Sicuramente, come dice Bersani, la rivolta di Milano dimostra che è fallita la politica di integrazione e sicurezza del governo. Pier Luigi Bersani, va giù duro commentando i fatti di via Padova. Quello che è accaduto "è una cosa gravissima" - ha detto Bersani. In effetti, governano loro (il Cento-destra!?) il Paese, la regione, la città, ed è fallita (forse perchè non è mai iniziata) una seria e rigorosa politica sia di integrazione sia e soprattutto di sicurezza. Allora che fare? Il lassismo di sinistra ed il terzomondismo di bandiera è ridicolo, ed anti-storico. Mira a proteggere i più deboli, ma chi sono i più deboli? Gli arroganti maomettani che in spregio ad ogni legge fanno i cazzi loro? O forse i vecchietti di tante periferie abbandonate delle nostre città che vorrebbero solo vivere in pace?Forse, seppur nello sconforto generale, la posizione politica più realista è quella della Lega - se almeno si liberasse dal nano, avrebbe sicuramete il mio voto!!!La Lega parte all'attacco. Matteo Salvini, eurodeputato e consigliere comunale, chiede "controlli ed espulsioni casa per casa", piano per piano» nei quartieri multietnici della città. «Quello che è accaduto è una risposta a tutti coloro che ritengono che l'integrazione possa avvenire per legge o per decreto - dice all'Ansa Calderoli - Sono cose da matti, stiamo pagando una ideologia sbagliata del passato e anche gli errori odierni di qualcuno che pensa che l'integrazione possa realizzarsi attraverso delle modifiche numeriche». Senza citarlo, una bacchettata a chi, come il presidente della Camera Gianfranco Fini, chiede che siano ridotti i tempi per ottenere la cittadinanza. Calderoli ricorda che la Lega considera «da sempre essenziale quantità, qualità e controllo» dell'immigrazione. Ma questa è l’Europa, oggi, con i suoi 8 milioni di extracomunitari senza permesso di lavoro e di residenza. Questa è l’Unione Europea, i cui 27 Paesi faticano a consolidare una legislazione comune, omogenea, su come affrontare le sfide dell’immigrazione extracomunitaria. È almeno dal 2004 che si cerca di raggiungere questo risultato, e molti passi avanti sono stati fatti, se non altro sulla carta (come quello della «carta blu», il sistema simile alla «green card» americana che dovrebbe attirare l’immigrazione altamente qualificata): ma nei fatti, il panorama legislativo attuale è ancora come l’abito di Arlecchino. E il prezzo più alto lo pagano i laboratori sociali dove si compie (e spesso fallisce) l’esperimento dell’integrazione: le città. C’è, ad esempio, la Francia (10,1% di immigrati sulla popolazione totale), che non parla di «espulsioni» ma di «partenze umanitarie»: termine che si riassume in un’iniziale «protezione sul posto», per l’immigrato non in regola, e poi nel suo accompagnamento verso un «paese d’origine sicuro», ammesso che ne esista uno. Sembra che funzioni. Ma le città della Francia, proprio loro, non sono modelli di integrazione: come hanno insegnato a suo tempo le fiamme della banlieue, divampate fin dietro Pigalle. E c’è poi l’Olanda (10%), che a molti neo-immigrati non solo chiede di seguire un corso di lingua, ma anche di dare un’occhiata a un film dove, fra l’altro, si assiste a un bacio fra omosessuali e si vede la panoramica di una spiaggia per nudisti. Messaggio sottinteso: queste cose sono normali nella nostra società, sei disposto ad accettarle? Ma anche qui, non si sa quali siano i risultati di questa assimilazione a tappe forzate. Anzi, l’assimilazione è una coperta piena di buchi: ad Amsterdam si moltiplicano gli scontri fra immigrati indonesiani e di Timor Est; il venerdì in qualche moschea si ricorda ancora il rogo di Schipol (11 immigrati morti nel Centro di detenzione dell’omonimo aeroporto, nel 2005) e Theo van Gogh è pur sempre stato ucciso in Olanda, non in Arabia Saudita. E dire che le ultime statistiche della Ue sembrerebbero certificare la vera notizia, una notizia controcorrente: l’immigrazione extracomunitaria è in calo, non in aumento, per via della recessione. Ma che la clandestinità non sia più una condizione angelica, come pensano tanti illusi (Gad Lerner, Fini e altri), bensì un’infrazione: questo è logico, e socialmente giusto. Sono per l’integrazione e, se la demografia lo imporrà, anche per il meticciato: ma non è un gioco di società per benestanti e benpensanti, trattasi di una cosa seria.Io, comunque, guardo soprattutto al dolore delle vittime dell’insicurezza, che non è una bandiera xenofobica della Lega, ma una realtà di cui si prende carico un ottimo ministro dell’Interno, uno che la lotta ai Casalesi e alla mafia la fa non a chiacchiere, cari amici terzo-mondisti ad oltranza. L’Italia deve attrezzarsi per combinare le misure per la sicurezza con quelle per l’integrazione, ancora troppo deboli ed inefficienti, e questa è una responsabilità del governo da sollecitare e sorvegliare. Voglio chiudere con un commento di un visitatore del blog, che si definiva semplice "uomo di strada": “Basta così, c’è un limite a tutto! Questo è il nostro Paese, questa è la nostra cultura, e chi non l’accetta è pregato di andarsene. Non costringiamo nessuno a venire nel nostro Paese, ma se l’ospite vuole vivere con noi, deve accettare le nostre regole, stabilite ormai da lungo tempo. Non desideriamo trasformarci in un Paese multiculturale e chi non intende accettare il nostro modo di vivere, non si meravigli se sarà accompagnato alla porta”.