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Pic


Pic indolor.La vista dell'ago terrorizza e mentre ci si fa il film di quanto farà male, la cosa è bella che fatta. Finito. Sentito niente? No.Inizio a credere che nella vita sia tutta una questione di immaginare quanto faccia male qualcosa: questo o quell'altro ago che temiamo ci venga conficcato maldestramente nella carne; così, in base a quanto temiamo di soffrire, agiamo di conseguenza.E ci sorprendiamo quando, pronti al dolore, a dire un ahi! immaginato mille e mille volte, ci accorgiamo che quella valanga travolgente di dolore non arriva, mentre noi siamo con gli occhi socchiusi, le mani a schermare il viso e le spalle strette per proteggerci.Sapevo che dolore e febbre erano la voce del corpo, la protezione preventiva, il preallarme che dice qualcosa non va.Forse quando non si prova più dolore non c'è più pericolo da segnalare; si è guariti e gli occhi restano asciutti. Un pò tristi, ma asciutti.O forse, più semplicemente, se si agisce senza temere quanto ci si farà male, si riesce a ridimensionare tutto. Anche l'ago indelicatamente conficcato sotto la pelle.