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Torta al cacao


Fuori soffia zucchero a velo e nella luce fredda di un inverno resistente allo sfratto elenco ingredienti e scandisco le ore, per accoccolarmi in questo pomeriggio morbido.Voglio che sia come un divano comodo e voglio pensare solo a quello che c'è, ora e quì, a rendere le ore piume leggere, pagine di un libro da sfogliare senza fretta, in cui me, te, il da farsi, le piccolezze e la quotidianità, le sfide e le scommesse, il passato, quest'oggi e l'oggi di domani diventino inchiostro. Mescolo le farine, scelgo il limone rugoso dalla buccia spessa affidando a gesti concreti il compito di zavorrare il pensiero e ricondurlo a terra tra gli odori e la materia, dove ciò che si vede è ciò che è.Vizio di forma, vedere ciò che "dovrebbe essere" o che "sarebbe, se", vedere laddove non arriva lo sguardo ma il cuore, o peggio dove arriva la ragione. Si vede troppo senza poterlo dire, senza conferma nè smentita, e si è spettatori soli.Sbriciolo burro e zucchero facendone sabbia candida e lucida, sguscio il primo uovo con forza incerta, mai memore della giusta intensità che credevo di avere in pugno, la volta precedente.Come in tutto il resto: per avere una vita perfetta, bisogna non smettere mai di applicarvisi; e tutto sarà come volevamo, le torte lievitano, le camicie bianche non ingialliscono e si stira sempre una sola volta, senza pieghe. Salvo poi le incursioni del caso. O la scoperta che la camicia piace stropicciata. Peccato, nell'armadio è tutto impeccabile e si devono rimescolare le carte.La leggerissima polvere del cacao amaro si mescola alla farina, tra sbuffi scuri ad ogni cucchiaio: mescolo, prima che il limone liberi il suo profumo dichiarando che la magia sta avendo inizio.Tante polveri diverse che si amalgamano, aiutate da liquidi che le fondono, e dal calore che ne consolida la nuova veste. Odori che isolati evocano mondi, la cui unione genera altre memorie.Mescolo, pensando a come sarà, scegliendo di aggiungere o togliere a seconda di come voglio che sia il risultato finale, in uno scambio attento di forze, tra me e questa massa informe, che in fondo e come sempre è solo un viaggio attraverso me stessa.Mi sporco le mani di burro percorrendo la teglia nel suo profilo zigzagante, perchè fa parte del rito anche il tempo di pulirsi le dita e cospargere tutto di farina; verso l'impasto e lascio che si prenda il suo spazio, col suo tempo, prima di infornare.Fuori nevica ancora.