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UN ROGNOSO CANE CHE SI MORDE LA CODA

Post n°255 pubblicato il 04 Dicembre 2012 da chinasky2006
 




Foto di chinasky2006


Penso, in un rigurgito di rarissima lucidità dettato da qualche bicchiere di rosso, a De Gasperi. E mi sento per una volta come il Trozkista diventato Tabacci, che volge l’austero sguardo nella steppa bolscevica. Perché mai assale i tuoi pensieri sconci un Alcide democristiano e non Togliatti, ad esempio? Mi domanderebbe un attento lettore (a trovarne mezzo). Ripeto, la vinaccia. O forse perché l’attuale non-politica ha raggiunto un livello talmente ignobile, da farmi entrare nella perigliosa spirale del “si stava meglio quando si stava peggio”. Ci si rincoglionisce, invecchiando.
“Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”, diceva il padre della Democrazia Cristiana. Per carità di Dio, non vi salti in mente di fare strani parallelismi con Casini, politico dei due forni e tre riottosi pertugi. Altra cosa.
Con una rabberciata macchina del tempo, mandando avanti a scorrimento veloce, ci s’imbatte in La Russa. Fiero e sorridente, nel gorgo di un illuminato discorso nel solito talk zeppo di rinomate personalità canute: “Noi siamo il partito della remuntata! Io non zo ze vi ricortade la gioiosa macchina da guerra di Occhetto. Erano gonvindi di vingere e poi zappiamo come finì…e allora non digo niende.”, più o meno, chiosando col solito, conturbante, risolino mefistofelico. Non parlava di calcio e della Inder, ma di quella stramba cosa da cui dipendono i nostri destini. Niente di insolito, in fondo. Si è sentito di peggio, dal ministro buttafuori. Si può anche transigere sul senso del grottesco di quelle insensate frasi infantili. Ancora sulla vittoria, ostentando una sicurezza finta, per un partito ed un intero schieramento già politicamente morto. Con nuove leve trattate da scolaretti che devono allinearsi mettendo da parte ogni refolo di democrazia, gerarchi di mezzo troppo abituati al mistico servilismo per assumere un ruolo di leader, e quindi uno schieramento appeso alle labbra del vecchio e logoro sultano di plastica per sopravvivere e andare sopra il 10%.
Quel vaniloquio fastidioso nella sua inutilità surreale, mi porta invece a riflettere su cosa è diventata la politica attuale: una insopportabile gara tra squadre rabbiose, scorrette, vendute, dopate e dal gioco noioso e sempre uguale. E submentali che assistono come ultrà strafatti, spesso soggetti al daspo. Una deriva clamorosa, indegna, cui mai si era arrivati prima. “Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”, si diceva. Il primo, nella sua accezione deplorevole, vende fumo, sull’altare del consenso. Lo statista dovrebbe sfruttare quei consensi  agendo per il benessere alle generazioni future, mettendo da parte gli illusionismi demagogici. Certo. L’epocale novità che ci ha portato la seconda Repubblica invece è una perenne campagna elettorale, stucchevole e rivoltante. Nessun pensiero rivolto oltre il proprio naso posticcio, malgrado autonomine da “più grande statista della storia”. L’apparenza, le fumose promesse, e nessun fatto. E il mantra diabolicamente studiato del “fare” a nascondere il nulla. L’unico futuro di cui ci si premura? la somma libertà (dalle patrie galere) o, al limite, quello delle proprie aziende, mentre attorno tutto brucia. 
Metti il muso nei mercati rionali, tra bancarelle di broccoletti e peperoni, e senti smoccoli, strali d’odio per il tecnico ciuccia sangue Monti. Appoggiato da tutti, detestato da tutti. Un para fulmine ideale. Sembra davvero un povero stronzo, messo lì per servire agli scopi dei partiti, di cui ogni giorno si scopre una nefandezza nuova. Un vecchio signore ingessato, chiamato a fare quello che la bassa politica (impegnata a vincere le elezioni ogni giorno) non ha fatto, per paura di perdere quei consensi poi lasciati per strada a causa di scandali e inettitudine. Uno che non si apprezza, non si approva in nulla, ma la cui esistenza si giustifica più degli altri.
Mentre sbevazzo il caffè delle 8 di sera, inizio a pensare qualcosa di malato. Che forse Monti non essendo politico e nemmeno statista, sia l’unico che nei nostri tempi corrosi possa permettersi di pensare alle future generazioni. Diventando paradossalmente l’unico statista, nel quadro di imbarbarimento che ha ormai investito tutto. E pazienza se per la futura sopravvivenza debba succhiare il sangue a quella attuale, riparando il dannoso nulla del recente passato. E pazienza ancora che quel sangue continui a ciucciarlo alle classi meno abbienti, perché stretto per le palle da una maggioranza parlamentare che ancora vaneggia “libertà (ed evasione)” e tutela la sua casta. Chi ci ha portati alla catastrofe, continua a dettare legge coi suoi voti di maggioranza. Con l’ennesimo, diabolico paradosso di criticarlo anche, arricciando il naso per misure troppo rigorose. La politica, è un rognoso cane che si morde la coda.
In tutto questo, non posso non pensare a Grillo come un genio inconsapevole. Da non politico, veleggia nel vento di libeccio, sulla carcassa morta di una politica che ha fallito.  Può criticare la non-politica chiamata per riparare i danni della politica incapace e demagogica, di cui finirà per fare la stessa fine. Un cane rognoso che si morde la coda, si diceva...



 
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Commenti al Post:
sexy_storyteller
sexy_storyteller il 08/12/12 alle 10:28 via WEB
:/ sgomento e voglia di guardare altrove sono le uniche reazioni che provo davanti alla "politica", ma ormai lo sgomento scema e la voglia di guardare altrove si fa più forte, perchè se hai un cane idiota che si morde la coda cosa puoi fare? L'educazione non serve, la natura è indomabile.
(Rispondi)
 
 
chinasky2006
chinasky2006 il 13/12/12 alle 21:19 via WEB
Oh sì, guarda. "in politica tutto è possibile", sta ripetendo adesso una tizia del Pdl per giustificare la sfiducia al governo Monti, oggi diventato appoggio ad una sua candidatura. Credo che la natura dell'uomo sia dominante, in ogni ambito. le teorie e le ideologie, alla fine, contano relativamente. Quello che si vorrebbe, al limite, è il buon gusto. Un minimo di decenza. Che con l'avvento di B. si è perso in modo definitivo. Quasi impunemente.
(Rispondi)
 
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