Creato da: chinasky2006 il 01/08/2007
A sud di nessun nord...

 

In the death car

 

Ultime visite al Blog

margaritorobertoautosport156natalydgl7Donato45michelelaurenti89bradipo_79kiss_and_knifeLorenzo_Favilli4ever72arcenciel13seeronluigi230393tigredellapadaniaandre.cosemarkomanetti
 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 

 

 
« DA "FORZA ITALIA", ALL...DI CRUNE, AGHI, E RICCHI... »

12 NOVEMBRE, FESTA DI LIBERAZIONE AMMEZZATA

Post n°207 pubblicato il 15 Novembre 2011 da chinasky2006

Foto di chinasky2006

Che poi, forse, uno se lo aspettava un filo diverso, più romanticamente romanzato, passionale e violento, questo trapasso di regime. Un po’ pregustavo la scena: tutti in fila, innanzi a Palazzo Chigi, legati come salami a dei pali della cuccagna, i ripugnanti mercanti e servi dell’immondo impero di sterco e fard. Magnaccia e puttane, clericali e depravati, corruttori e massoni, mafiosi e criminali, escort e faccendieri, Lavitoli e Tarantini, Lele Mori e Bisignani, ladri e dementi. Speravo intimamente di vedere quegli occhi una volta rancorosi, faziosamente talebani ed emblema della feroce inettitudine ultrà, improvvisamente gonfi di paura nei confronti della ruspante ferocia popolare che gli fa pagare il conto. Tutto e d’un colpo. Me li vedevo finalmente confrontarsi col giudizio finale della piazza, di milioni di persone. Loro che da mesi richiedevano la responsabilità penale, civile e morale dei giudici che sbagliano, proprio come il medico o il venditore di urne cinerarie. Tutti giudicati. Che, se non qualche aula di tribunale, almeno la folla popolare potesse giudicarne l’indegna opera politica ed un agire che ha portato il paese fino al commissariamento europeo.  Quale migliore e più democratica sentenza per un politico, quella del popolo? A maggior ragione come contrappasso per chi da mesi si trincera dietro il bandierone di un bieco populismo di stampo sudamericano. Il popolo ti elegge, il popolo ti innalza, il popolo ti ammazza, se il caso.
Ah che bel giudizio immaginavo, verso la disgustosa casta d’inutili ed incapaci genti che hanno svilito il ruolo della politica ad indegno sfacelo morale. No, non pensate a Mussolini o Craxi, io li speravo ancor più feroci e finali, i titoli di coda. Senza morti ok, perché si rimane sempre non violenti nello animo. Un carico di umilianti sbeffeggiamenti ed esposizione al pubblico ludibrio per almeno una settimana, quello sì. Echecazzo.
Invece una simile e meravigliosa scena potrò solo immaginarla. Il grande messia al centro della scena. Privato degli effetti scenici alla base del suo credo politico. Senza più i capelli posticci ma con due canuti pelucchi arruffati in testa. Sdentato e privo di trampoli, somiglia ad un nano del circo. I punti di sutura ed i lifting che una volta gli donavano una giovinezza di caucciù, partono via. Senza  più nemmeno ombrati stratagemmi televisivi degni della D’Urso a levigarne le rughe, fa proprio ribrezzo. Quel volto di maiale cartonato, un po’ Cher e metà Michael Jackson sarebbe tornato di colpo a dimostrare i suoi quasi ottant’anni. Ah che immenso gaudio, quale meraviglioso raccapriccio reale ed impagabile gioia vedere il messia denudato da ogni fittizio orpello di artata gioventù. Quale soddisfazione ammirare gli occhietti pavidi e vinti dalla malattia mentale, invocare la pietà, senza più difese e maschere di cipria. E la gente, sorda alle invocazioni pietose, continua ad inveire contro quel simulacro di nefandezze senza eguali. Sputi e sberle schioccati sulle carni marcite. Passa un 73enne pensionato a 600euro al mese senza capelli e con due denti malfermi, lo schiaffeggia con veemenza inaudita e gli morsica la jugulare con le gengive. Poi una precaria venticinquenne parte di manrovescio terrificante, quindi con tre calcioni puntuti nelle palle rinsecchite, nel tripudio da stadio della piazza.
Eccotela la gente, vecchio pazzo. Quel popolo di cui ti riempivi la bocca per poter partorire ogni nefandezza, il famigerato consenso pregno vaneggiante populismo, verrebbe da dirgli. Glielo avrei fatto sentire tutto, il consenso. A lui, ma ancor di più ai viscidi servi di regime. Se possibile, più ripugnanti del loro guru, senza il quale sarebbero merda seccata al sole. Schiaffi, sputi e piscio in faccia ai sostenitori dell’impero di guano. In fila, e pronti ad essere impalati. Da destra a sinistra, quelli che per anni siamo stati costretti a vedere, persino ad accettare come nostri legislatori. Ma quel livore demente diviene improvvisamente pavida invocazione di clemenza, tipica del codardo. Piscio di maiali riversato sui loro orripilanti volti lombrosiani, disgustosi, repellenti come viscidi vermi: L'untuosissimo belusconiano dal volto umano Letta. L’uomo ombra, che non parla mai, ma c’è sempre. Stimato da tutti, non si sa per quale misterioso motivo. Che mentre il capo ha più processi di Al Capone, il Gianni che ne è intimo consigliere e quasi badante, ne esce sempre lindo e pulito. Un vero galantuomo col passamontagna, rimasto ad attendere lo svaligiatore col motore acceso. Poi Bonaiuti, il portavoce che racconta dell’odor di santità del pazzo satiriaco di Arcore. A seguire i gerarchi balilla, i camerati del regime Gasparri e La Russa. Sì, siamo stati costretti a sopportare anche questi maleodoranti avanzi del precedente regime fascista, autoproclamatisi moderati. Al loro fianco tutti, ma proprio tutti gli altri esseri rivoltanti ed effigie vivente dell’eccidio di ogni dignità che in un Parlamento della Repubblica, arrivano a considerare Ruby la nipote di Mubarak. Sotto dunque col piduista Cicchitto, ormai pronto per la bagina, un ospizio per vecchi massoni rincoglioniti. Vicino a lui Rotondi, ma da dove esce fuori una simile macchietta di totale insipienza? Alfano, Lupi, Capezzone, Crosetto. E come dimenticare la faccia da barbagianni Paniz? Una sorta di gerarca fascista anni 30. Sì, quello stoccafisso che invocava impunemente l’arresto coatto per i giornalisti.
Si passa quindi alle altezzose ed assai convinte ministre-veline delle libertà Carfagna, Prestigiacomo e Gelmini, ed alle altre esponenti dell’altra metà del cielo. Le inconsolabili ed infaticabili ancelle devote delle grinzose pudenda sultaniche: Bernini, De Girolamo, Ravetto, etc…sempre pronte a compiacerlo, al costo anche di giocarsi a briscola quel soldo di cacio che hanno al posto del cervello, per trascursare una dignità di donna mai conosciuta. Esposte alla piazza anch’esse, finalmente. Da quelle parti anche Brunetta, per cui basta uni stecchetto di ghiacciolo. L’orrendo nano, come contrappasso, diverrà priapo vivente per sollazzare le escort ormai disoccupate.
Filiera d’eccellenza quella dei padani. Una sfilza di invertebrate mezze bestie inculturate e belanti stronzate xenofobe a gettito continuo, neanche fossero pecore merinos con le turbe psichiche. Merde fumanti capeggiate dall'ultrà nazista Borghezio e da quel soggetto diversamente dentato col volto paonazzo tipico dell’avvinazzato, che chiamano Calderoli. Infimi e subdoli più degli altri, questi decerebrati e rozzi razzisti che invece delle patrie galere e di condanne a grappoli per vilipendio dello stato, sono stati sdoganati e portati al governo grazie al malato di mente di Arcore. Scienti profittatori del regime per i loro indegni scopi, e che adesso, un po’ come Ilona Staller, dopo esser stati sodomizzati dal “mafioso di Arcore” (cit. l’Umbert) non vedono l’ora di rifarsi una verginità. E lo dicono anche, senza vergogna. Con un refolo di umana pietà, risparmierei solo il rantolante Bossi, perché dei malati, fisici e mentali, bisogna avere c0mpassione. Dicono.
Ma come trascurare i servi liberi? Genuflessi anche quando sono appesi. Un palo rinforzato per l’immondo mammuth di due tonnellate Ferrara, quello che da 17anni scrive ogni discorso del submentale duce (che da solo sarebbe capace di scrivere solo perle indimenticabili come: 316-8 traditori/ribaltone/Pres.Rep./Dimissioni/una soluzione). Il popolo gli pagherà il resto dei trentamila euro giornalieri per l'osceno atto di servitù al sultano. Il mammuth unto di sugna, ultimo baluardo a difesa del monarca, fino alla fine ha provato la folle resistenza suicida. Pronto e disposto a giocarsi a rubamazzetto l’intera nazione, in modo definitivo, pur di lasciare al timone quella patetica parodia di dittatore. Perché senza, gli tocca di tornare a fare il direttore di un giornale,. quello usato dai pesciaioli per incartare le triglie marcite. Assieme al gran cetaceo, il resto della truppa di fedeli servitori del regime: l’immancabile Feltri ormai fuori di melone, nosferatu Sallusti, più bello che intelligente, e quella specie di sacerdotessa dell’insipienza malata, Saltamiquì. Una che in tutto questo bailamme, col paese a mezzo passo dal baratro, inveiva contro i soldi dati al futuro premier Monti. “Uno stipendio in più, che vergogna!”, tuonava questa cosa mezzo caucciù e mezza carne putrescente in cui scorre sangue di una zucca travestita da strega di Halloween. Senza che la povera submentale potesse arrivare a capire il senso del ridicolo delle sue parole. Figuriamoci a chiedersi come mai gli altri mille e passa cialtronacci della politica, che quello stipendio lo percepiscono da tre anni, non riescoino a farci uscire dalla crisi a causa della loro evidente isipienza, ma anzi in quella tragica situazione ci hanno mandato. Per questa svitata che col crollo dell’Impero potrà solo tornare a lavorare (Briatore un posto da cameriera al Billionaire glielo tiene sempre caldo), ci sarà anche il gustoso contrappasso:  un rapporto contro natura con un extracomunitario di colore, islamico e moderatamente comunista. Defilati e piangenti anche gli altri materiali servi della gleba, maggiordomi, rammendatori, giardinieri. Dagli storici Vespa e Fede (pronto ad emigrare in Sierra Leone), a Belpietro, Sechi ed il direttorissimo Minzolini.

Buon dio, e quante me  ne dimentico di obbrobriose essenze di strisciante servilismo. Mi sarei masturbato due volte a fila, per la contentezza, nel vederli giudicati dalla folla inferocita. Invece lo faccio solo una volta, stappando uno spumantino sgasato per festeggiare questa mezza liberazione farlocca. Perché il 12 novembre non è la festa di liberazione dalla dittatura berlusconiana, ma al limite potrebbe esserlo. Il verme strisciante si è dimesso senza essere nemmeno sfiduciato dalla comatosa opposizione (brava solo ad inveire contro l’appestato radicale). Bersani brinda in piazza. Ok, lasciatelo fare. Ma dai 17 anni di regime del terrificante mostro e teleimbonitore televisivo ci ha liberato l’Europa, la Merkel, Sarkozy e le banche europee. Quelli, e solo quelli, hanno costretto l’incapace pazzo malato a farsi da parte, mettendolo di fronte all’evidenza della sua inadeguatezza. Il grande populista incantatore, ma impossibiltato per evidenti limiti mentali suoi e dei seguaci partoriti da una politica stile Bagaglino porno-massonic-mafiosa, di fare qualcosa. Nessun atto concreto per lo sviluppo del paese. Nulla. Solo l’Europa è riuscita a sbugiardarlo e renderlo nudo nella sua imbarazzante e somma incapacità. Di certo non l’opposizione o una rivolta del popolo italiano, che per 17 anni ha dovuto sopportare le menzogne di un miserabile cialtrone.
La caduta del fantoccio di cartapesta dunque mi rende felice, ma conserva un retrogusto di amarezza, e nessuna sicurezza per il futuro. Perché "la cosa" non è morta. Politicamente non s'è riusciti ad ammazzare il suo ideatore. Annientarlo in modo violento, come tutti i dittatori che si rispettano.  Una fine truculenta, ma non per voglia di rivalsa o vendetta, ma per utilitaristici fini politici. Sarà anche a causa di quella stramba forma di dittatura che conservava subdolamente una infarinatura di fittizia democrazia, ma all’orrido serpe non si è schiacciata la testa in modo definitivo, come anche le Sacre Scritture ci insegnano. Lo si è battuto, ma non vinto. E quello, ferito di striscio, come un tafano appena confuso dal baygon rischia di riprendersi in poco tempo, forte dell’atroce impero che ha costruito attorno a se.
Se non ne siete convinti, basta vedere l’evolversi della situazione. L’arlecchino che dopo concitate consultazioni coi vertici delle sue aziende (e con chi se no? Coi vertici dello stato?) si decide al grande passo, perché altrimenti, con l’Italia nel baratro, ai suoi eredi rischia di non lasciare nulla.  Poi altri vertici istituzionali, sempre accompagnato dal vero presidente del consiglio (Letta), il politicante giuridico Alfano, e l’avvocato Ghedini, buono per ogni evenienze, dovessero provare a sbatterlo nelle segrete come merita. E invece, nemmeno lui ci crede, pur uscendo dalla scena politica, pare farla franca, salvando almeno la ghirba. Per le aziende è “disceso” in campo e per le aziende ne esce, laddove per una volta e a causa della tragica situazione economica, interessi personali ed interessi del paese coincidono. Ma non lo vedo politicamente vinto in modo finale. Anche scenicamente, quell’impressione si rafforza. Attorno al Quirinale un migliaio di coraggiosi si riuniscono (ma solo un migliaio? Fossi stato qualche centinaio di km più vicino alla capitale, quell’evento storico non lo avrei perso per niente al mondo). Qualcuno balla, altri fanno un trenino, si intona un “alleluia” di redenzione, altri cantano “Bella ciao” a squarciagola, i più lazzaroni inveiscono contro il tiranno, lo insultano, fioccano i “buffone”, “pagliaccio”, “mafioso”. Tintinnano anche tre o quattro monetine. Insomma, una contestazione spontanea, ma composta. Eppure quelli, politicanti bipartisan, trovano il modo per deprecare simile astio. Tutte le componenti politiche sdegnano lo sberleffo ai vinti. Casini in primis, e ti pareva. Uno nasce democristiano e muore tale. Nemmeno più i9l diritto di contestare pacificamente ed in modo non violento ma colorito, si può. Il popolo ha perso anche il sacrosanto diritto d'inveire contro chi per un ventennio lo ha fatto vergognare d'essere italiano. Le più gaudenti manifestazioni di giubilo, per assurdo (ma anche no), che farebbero un baffo alla contestazione innanzi al Quirinale, si hanno sui giornali stranieri. Paradosso dell'essere italiani. L’Economist, Le Monde, El Pais, in ogni parte del globo festeggiano l’uscita di scena del tiranno con sberleffi ed insulti caustici. Si va dal “fallito” al “ciao!”, all’uomo che “ha portato l’Italia sul baratro e messo in pericolo anche l’europa”, fino al “bye-bye faccia di maiale”. Solo in Italia si invoca la clemenza, e si condanna qualche coro di felicità di un centinaio di persone. E ci tocca vedere quell’indegno orsetto merdino Straquachecosa che si barrica dentro una camionetta della polizia. Per difendersi dal popolo inferocito che vuole dargli quello che merita, a mani nude? No, per scappare da una decina di giornalisti.
Dio Onnipotente, che grande colpa lasciarli impunemente per le strade.
Poveri tristi idioti. Sarà solo un’impressione scenica, mi dico, ma anche politicamente, se il male non lo ammazzi alla radice, in modo drastico, quello prima o poi ti asfissia di nuovo. Ti avvolge con le sue tentacolari spire, come una piovra o una pianta carnivora. Ne volete una conferma? Si ciucciassero pure l’ennesimo videomessaggio del viscido serpe che intanto, ormai diventato parodia del "dittatore dello stato libero di Bananas", grazie ad un paio di pullman di supporters portati a Roma dalla devota ancella submentale Biancofiore, prova pateticamente a far dimenticare alla comunità internazionale quella sgradevole contestazione finale. Non lascia, ma raddoppia anche. Biascica qualche invettiva velata, non connette nulla, sbaglia anche a leggere il gobbo, quel povero vecchio rincoglionito. Gli si è lasciato il modo di poter ancora inveire. La sfacciata e quasi comica pretesa di avere un ruolo nel nuovo esecutivo tecnico. La balzana idea di chiedere scusa agli italiani, di ammettere il fallimento personale, a questa gente non potrà mai arrivare. Figurarsi. Guai a lasciarli in vita, questi. Riescono a gonfiare il petto, invece di ringraziare il cielo e benedire la scongiurata resa dei conti violenta in stile Piazzale Loreto, alzano la gracchiante voce. Ben lungi dall'emettere un rantolo di sconfitta, rivendicano successi mirabolanti, grandi politiche svolte, condannano la faziosità dei vincitori. Minacciano apertamente di avere ancora il coltello dalla parte del manico e di poter spegnere la luce sul nuovo esecutivo tecnico.
Brutta razza i fascisti. Ancor più brutta e pericolosa i fascisti mascherati. Ed errore colossale avere pietà del nemico, lasciandolo in vita, in una guerra mascherata da politica. Ancora più grave se quel nemico non ha decenza o pudore, e possiede ancora le armi per riprendersi il potere.
E non mi resta che immaginare quei pali di frassino.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963