Creato da: chinasky2006 il 01/08/2007
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In the death car

 

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LA POSTUMA CONDANNA, E IL DIABOLICO INGANNO

Post n°247 pubblicato il 27 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006



Fragoroso tuono in uno stanco pomeriggio al tornio, e fulmine improvviso in una tranquilla mattinata del sabato ristoratore.
Notizie ansa, ansiose, ansanti: “Berlusconi interdetto”. Basterebbe ad appagare  l’animo frustrato, avvizzito e logoro di chi ormai da quasi diciotto anni è convinto che morirà senza veder riconosciuta nero su bianco quella semplice, marchiana, verità. Non capisco, e avanzo ipotesi farneticanti. Interdizione per incapacità d’intendere? Che il solerte giudice-perito abbia intravisto il vizio di mente e relativa infermità nel 76enne sultano  giulivo e festante fra trenta starlettes vestite da D’Alema, poliziotte, infermiere, Ronaldinhe o monache scapezzolate? O impartire l’urbi et orbi con un crocifisso priapesco tra le tette rifatte di una ragazza vestita da suora, porti all’interdizione dalle cariche pubbliche? Non è che ci volesse poi molto, nel caso. Nemmeno un giudice, ma un dottore della mente. Ma via, non fa più notizia. E Ruby non porta nemmeno share. 
Poi la frammentaria notizia va completandosi. Interdetto sì, ma nell’ambito del processo per le frequenze Mediaset. Tre anni, come pena accessoria della condanna principale a 4 anni (quattro) per “frode fiscale”, in un fenomenale parallelismo con l’altro vate delle libertà, Al Capone, incastrato da una leggerezza.  E allora giubiliamo per quest’atto simbolico, probabilmente inutile, grottesco e svilito della primordiale vis. Sempre con l’occhio circospetto, conoscendo il personaggio. Sa di triste ed immalinconente vino annacquato, erezioni barzotte e passere solitarie. Tardiva, a volerla credere decisiva. Dopo anni di processi farsa, assoluzioni, nuotando tra laboriose e diaboliche prescrizioni, inglesi colpevoli perché corrotti dal corruttore inconsapevole e non condannabile. 
La notizia della condanna in primo grado per colui che nell’ultimo ventennio ha rappresentato il potere nel paese, suona come una lieta novella, simbolicamente interessante, quasi liberatoria. Ma del tutto sgonfiata del principale valore. Sarò sadico o incontentabile. Vuoi mettere questa verità riconosciuta mentre il sultano brandiva il timone del paese? O, girandola in modo ancora più inquietante, con un funambolismo: L’atto di oltraggiosa sfrontatezza di giudici bolscevichi e politici (supercit.) si sarebbe verificato con ancora l’imputato divino intento a dirigere ogni cosa (ruotasse attorno ad una vulva)? E se fosse la clamorosa metafora di un potere debole, vulnerabile e quindi condannabile, solo quando non è più potere?
Un film, certo. Nella sua lucida e lungimirante genialità tormentosa, poteva arrivarci solo Nanni Moretti nel “Caimano”. Con lo storico e metaforico scenario fragoroso, scoppiettante e apocalittico del presidente che s’avvia in macchina, mentre alle sue spalle impazza il legittimato inferno. Ora, invece del borioso caimano potente ed inattaccabile, si è di fronte ormai ad una vecchia iguana intirizzita ed innocua. Sembra, almeno. Perché da vero Erasmo da Rotterdam, ha addirittura arricchito la trama. Malinconico addio alla politica, condanna sgasata e livoroso rientro in grande stile. Il vero sceneggiatore è lui. Diabolico, luciferino, mefistofelico. Un satanasso che ha pensato all'unica sceneggiatura possibile per rinvigorire il morente partito alla deriva.
Nessun cinematografico scenario bombarolo, ma solo piccoli petardi maleodoranti. Quelli che hanno accompagnato l’annuncio della sentenza, tra i suoi adepti. Un coro che non conosce la vergogna. Sentimento ormai obsoleto, superato a piè pari. Parte l’interdetto con un epocale “Italia paese barbaro”, lo seguono i politici servi della gleba.  Segue il plotone di legali, esprimendo sdegno assoluto. Sperano nel secondo grado di giudizio e guardano al 2014, data in cui cade la prescrizione e a cui il battaglione di avvocati punterà dritto, chiamando a testimoniare fors’anche Winnie the Pooh. Poi si va dal “Silvio resisti!”, alla “condanna già scritta ed inaccettabile”. Ancora accorate invocazioni affinché il condannato “torni in campo contro il giustizialismo”, per finire coi classicheggianti “giustizia politica e ad orologeria”, ed altre trivialità da stadio che il condannato ci lascia in eredità. I più devoti propongono anche una candidatura a Pontefice, visto che la carica di Papa non è compresa tra le interdizioni. Nell’animo degli sperduti discepoli c’è però la speranza che ritorni lui. Unica luce delle loro inutili esistenze politiche. Quasi sgomenti all’idea di democratiche primarie. 
Ci si libera in un sorriso amaro e isterico. Soprattutto pensando al commovente passo indietro o laterale di qualche giorno prima, che l’ex Premier avrebbe fatto con animo da condottiero saggio. L’atto d’amore (sempre più accanito) verso il paese, più finto di quello che lo spinse ad entrare in campo. Ora suona come un preventivo furbesco ed ultimo colpo di coda doppio. Come la finta di un abile mezz’ala intimamente fumosa ed inutilmente funambolica, o il colpo dello scorpione: poter dire d’aver scelto lui di ritirarsi senza essere pensionato dai giudici: forse. Indirizzare la sentenza, levandosi dalla scena politica per incentivare l’assoluzione ed evitare il danno economico: probabile. La scusa e l’appiglio per la finta e la clamorosa rentrée: certamente. Costretto a dare ancora battaglia, a viva forza, contro le forze del male: l’irriguardosa giustizia che pretende addirittura di condannare gli "abituali delinquenti". Dal di dentro, ancora in campo, che conviene.
Preventiva uscita di scena, clamorosamente ritardata condanna, e sadico rientro. Eccitante per lei, ritardante per lui, nell’orrido gioco di condom al sapore puffo. E che ieri ci ha portato un greve orgasmo ormai inutile. Come chi ha passato gli anni a mungersi cazzo e meningi, senza nessun acme di piacere, nell’anaorgasmica sensazione d’impotenza. Tantrismo morente, con la flebile concessione di un piacere svilito che non fai in tempo nemmeno a sentire, che il sadico interrompe ancora.


 
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ADDIO SILVIO (Che il vento continui a splendere tra le ridenti poppe rifatte "dell'altra parte del cielo")

Post n°246 pubblicato il 25 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006



Lo immaginavo sul pontile della nave ormai per tre quarti affondata, intento a scrutare l’orizzonte e sfogliare una margheritina selvatica. “Che faccio, rimango in campo per fare goal oppure mi defilo?”. Indossata la paperella, ha raggiunto a nuoto la riva. Qualche presente dirà “con vigoria non inferiore al Grillo che attraversa lo stretto, ma procedendo nell’altro verso”.  
Melanconicamente sinistra, la scelta dell’orario in cui il comunicato è diramato: le 18. Quando lo struggente tramonto ormai è alle porte. Nel Tg della sera, avvinto da un pietistico alone di tristezza, Mentana annunzia al suo popolo radical chic la definitiva uscita di scena del monarca. Dietro le parole del comunicato, l’anchorman arriva ad intravvedere l’inconfondibile di Giuliano Ferrara. Fino alla fine, insomma, suo ghost-writer. Tranne improvvisazioni che conosciamo bene: le barzellette. E non lamentatevi, poteva toccarvi il letterato Lavitola. “D’avvero”.
Non aspettatevi impiccagioni arabe e sonanti monetine. Potere di un semi-regime mascherato da democrazia, composto dai moralisti lanciatori di monetine di vent’anni, e che avendole portate alle Cayman ovviamente non ne hanno più. Facile, semplice. Diabolico nel creare il suo regno, luciferino nell’uscirne incolume.
Il messia ha preso atto che la sua epoca è finita. I dati dei sondaggi sono impietosi, terrificanti. Solo otto italiani su cento hanno ancora fiducia in lui. Esattamente gli ospiti della case di cura per disagi mentali. Pdl clamorosamente sotto il 15%. Nemmeno l’ultimo prodigioso lifting, con cui pare abbiano impiantato sul suo volto la pelle di un varano lattante delle Galapagos, ha dato la scossa. Inutile mettere la porosa faccia divenuta un inquietante mix tra Cher e Michael Jackson allo stadio finale, nell’inevitabile sconfitta. Maschera autentica, pitturata a giovinezza. Fisica e politica. Nessun restyling può ridargli giovinezza nel volto, sotto quegli occhi malati. E pochi pazzi isolati,  a credere nella verginità politica di un regime che ha fatto razzia di dignità. Ormai riduttivo al cospetto di qualsiasi zimbellatura. Anche la gente disperata, ha scoperto il trucco: Pretende addirittura che i politici debbano governare. Al limite, se vuole consegnarsi inerme ad un imbonitore demagogo, ne sceglie uno nuovo. Meno paradossale ed incline a delinquere.
E’ da Nobel per la letteratura la scelta dell’imponente ghost-writer di citare ancora l’Italia, in quel sadico accanimento senza pietà. Entrò in politica perché amava l’Italia, ne esce perché ama l’Italia. Non poteva essere altrimenti, per il fautore del partito dell’amore contro ogni invidia. Entra ed esce (a lui piace tantissimo, il giochetto di parole) per l’amore immenso che prova verso il nostro paese. Incartando le cozze, vagamente invidioso e un po’ comunista,  il pescivendolo mi diceva: “E meno male che ci amava. Bastava un po’ di stima distaccata, e magari non stavamo con le pezze ar culo”.
E nel mezzo di quei due grandi, commoventi, slanci amorosi di cui esser riconoscenti?
Un assordante vuoto di apparenze e trucchi scenografici tipici del governo delle tv. Un’orgia di potere gradasso, sbeffeggiante, manigoldo, ignorante, razzista ed impunito. Riassunto meglio di qualsiasi parola, da alcune facce di questo potere da baraccone: Da Dell’Utri alla Minetti. Da Lavitola a Borghezio.
Silvio l’amatore fa un passo indietro. Di lato o, peggio ancora, dietro. Ma con la fierezza nel petto d’aver completato la sua mirabolante impresa pazza: Una magnifica rivoluzione liberale, durata un ventennio. Quale? Sdoganare un drappello di ex fascistelli neri ed un nugulo d’avvinazzati leghisti di verde vestiti. Grazie ai loro prodigiosi servigi da dignità sopita è rimasto in sella e garantito la salute delle sue aziende, mentre il paese boccheggiava. E poi moriva. Ma soprattutto ha conservato quella “libertà” sbandierata e ripetuta come un mantra, che altro non era se non l’ossessione di sfuggire al tristo gabbio. Abbandona rassicurato dallo scudo del benevolo Monti alle spalle. Dopo ruffiani tentativi di aggrapparsi a scialuppe improvvisate. Renzi, Grillo, ancora Casini, Monti. Forse anche il “pulcino pio”, pur di vincere e raccontarlo al bar. Si defila magari per ricompattare quello che ancora rimane delle destre e far risultare meno grottesca un’alleanza dei desaparecidos con Fini e Casini, che altrimenti somiglierebbe alla reunion dei Pooh. In attesa di entrare in quell'età matura, lui ancora scavezzacollo, per diventare Presidente della Repubblica. O Papa.
Scalda il cuore, l’indifferente saluto dei leghisti. Da lui sdoganati e che con lui han gozzovigliato al banchetto del potere. Ora gli donano sputi ed irriconoscenza sdegnata. Il peggio di ogni possibile peggio, i leghisti. Quasi rassegnato e fatalista, è il saluto che gli dedicano invece alcuni devoti: “Se ne va perché pensa al futuro dei giovani”. Dopo aver distrutto l’avvenire di due generazioni, ha voluto risparmiare le altre dal suo furore distruttivo. Non male, riconoscere involontariamente la sciagura che è stato.
Che destino può avere un partito-non partito che si fondava sulla nomina per acclamazione del suo fondatore idolo feticcio?
Nessuno. La morte lenta, ancorandosi su uno scoglio. Gli orfani servi della gleba, dopo qualche attimo di sgomento, ora paiono folgorati da un improvviso morbo. Inebriati dall’anelito di democrazia, con fanciullesco entusiasmo. Prendete i giornali di due anni fa. Li leggerete deridere gli arruffoni del Pd alle prese con le primarie. Ridicoli e senza uomo forte quegli sciamannati, rispetto alla loro messianica acclamazione gialla. Adesso quelle primarie le benedicono. Anzi, le pretendono anche da Grillo, con spavalderia.
Il senso dell’inevitabile comico è impareggiabile, quando dall’intoccabile idolatria si vuol passare alla democrazia.
Tragico vederli dibattersi tra ipotesi di “amazzoni”, rottamatori improvvisati (che va di moda, e fa share). E primarie mortuarie simili ad elegia funebre siano. Si può solo azzardare qualche nome nuovo: La sempre moderata Santanchè, il redento Lele Mora che riprende peso, l’intellettuale Lavitola. Il prodigo affarista letterato pare aver rifiutato, malgrado il pedigree sia notevole, con una missiva commovente: “Mi spiacque eminenze ma sono operato dello impegnio, a San Vittore pultroppo. D’avvero. Con stima e deferenza lei ce lo sa buono che io non parlerò mai di quante ne abbiamo combinate, no?”. In piedi ancora, le candidature del Gabibbo, una specie di papa straniero. Immagino sulla coda un inconsolabile Sandro Bondi, tristo e melancolico, che baciato dalla musa mortale e scrutando insistenti orizzonti, compone una immortale ode al suo mentore di vita:
 
Desiderio carnale
Figlio di Dio
Silvio salvato
Estasi dei sensi
Pertugio fremente
Prono d’amore
Oblio della nerchia
Amore amato
Sangue divino
Padre nostro
Nei cieli semper.



 
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I PRIAPISMI DI DUE VOLPI ARGENTATE

Post n°245 pubblicato il 20 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006




“Diventerò il tipo virilmente calvo, piuttosto che, diciamo, il tipo argentato distinto…”, diceva Woody Allen. Non contemplava, il genio di Manhattan, “l’argentato indistinto” o il “calvo parruccato”.
In questi giorni è però il grigio bizza indisposta/indisponente che va di moda. Medesima espressione di un potere intoccabile, ritrovatosi improvvisamente ferito, denudato, vecchio e superato. E la sorpresa lo ha reso ancor più livoroso, pieno di rancore. L’arroganza che sala in cattedra, a tratti sbeffeggiante. Sferzante.
Inizia il grigio per antonomasia, Formigoni. Un tragicomico mix surreale tra il beach boy che ostenta giacche iridescenti e camice fiorellate, ed un chierichetto ciellino. Un vanesio narciso che comunica sacrale intoccabilità, guardandosi ad uno specchio rotto. Vaneggia sulla sua quasi divina impeccabilità di comportamenti, simile a cristallina “acqua di sorgente”, mefitica. A guardarlo, l’impressione è chiara, netta: il potere di tanti anni deve averlo condotto all’ultimo stadio del più evidente “delirio d’onnipotenza”. Immune a tutto, malgrado sia travolto da avvisi di garanzia a grappoli, lui per primo a dare il buon esempio. Scandali, arresti ed un consiglio regionale Lombardo  ridotto a filiale minore di San Vittore. Caricatura di una volontaria autoparodia delinquenziale. Dal listino bloccato, alle firme false, alle Minetti, ai mancanti scontrini di inconsapevoli vacanze ai Caraibi, fino ai voti comprati, in stock da 20mila, al mercato della ‘ndrangheta. Corruzione, tangenti, peculati, e parole perculanti.
Qualcosa che avrebbe fatto sgretolare anche una statua di piombo. O spinto un uomo all’esilio, a scomparire, a meditare in un convento come fece Marrazzo (mai destinatario di avvisi di garanzia, ma reo voler scopare chi gli pareva). Invece il prode governatore ha continuato indefesso, instancabile. Nell’insostenibile e grottesco richiamo agli avversari politici: “Parla anche dei tuoi, e non solo dei miei” con riferimento agli indagati, che dipinge pienamente il livello d’indecenza raggiunto dalla politica italiana. Con una boria a tratti sprezzante ed ancor più risentita verso chi, dopo un lungo, patetico, tira e molla, ha fatto cadere virtualmente un governo regionale ormai  zimbello.
E il deliro continua. Una specie di vaneggiar inconsapevole, e la convinzione di poter ancora aggregare attorno a se le “forze moderate” per le prossime elezioni. Non contradditeli, consigliavano i saggi.
Ma questi esempi di attempate volpi argentate, vittime dell’insostenibile priapismo da potere e poltrona, vinti dal morbo dell’onnipotenza, non sono prerogativa unica delle destre. Basta vedere cosa avviene in seno al Pd. Da anni covo di correnti, serpi, invidie, litigi, vetero-apparati immutabili, e profonda inettitudine. Si sono dati alle “primarie” per decidere il candidato premier, certo. Un americanismo, ma tragicamente all’italiana. Simile all’Alberto Sordi di  “Un americano a Roma” che fa colazione con milch e burro. E poi, disperato/disgustato, finisce per mangiare una cofana si spaghetti. Come se bastasse la parolina “primarie”, senza un barlume di regole. Di quel fenomenale esempio di democrazia americano, hanno importato una sola cosa: i colpi bassi, spesso insopportabili.
Il giovin “rottamatore” da playstation, l'infanto prodigio Renzi, infonde quasi simpatia. Stretto nella morsa letale, tra i languidi baci della morte di Silvio che lo teme (e di certo non potrebbe candidarsi contro di lui, senza rinverdire un repertorio di barzellette ormai stantie sul nonno e il nipote, dopo quelle tra nonno e nipotine) e dell’establishment storico del Pd, grigio, sommessamente rassegnato come la Sig. Pina Fantozzi coi capelli color grigio topo e causa delle tante debacle della sinistra negli ultimi anni. Con saggezza e classe non comune, si fa da parte Veltroni. La volpe vera stavolta è lui, cui magari come riconoscenza per il nobile gesto sarà affidato un posto in Campidoglio.
Resistono strenuamente, lividi di rabbia, Bindi e D’Alema. Quest’ultimo, in particolare, fa il giro dei salotti tv con un livore antico verso quel giovane lazzarone emergente che pensa d’essere il figlio di Obama e vuol pensionarlo, come un vecchio rimba da baggina. Quella rabbia, per intenderci, che al “baffino” mancò quando si trattava di dover opporsi in modo concreto a Berlusconi, sua nemesi che si trasforma in osmosi mortale. Senza uno, non esiste l’altro.
Impazzisce, letteralmente, all’idea d’esser messo da parte. Così all'improvviso, quasi con la stessa violenza che usò lui giovane virgulto con i vecchi della sua epoca. Emerge tutta la rabbia risentita degli anziani despoti quando qualcuno osa mettere in dubbio il loro regno.
Arroganza che confina col delirio, ed inconsapevole ridicolaggine di fondo.




 
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I TRISTI GERMOGLI DI UN REGIME

Post n°244 pubblicato il 16 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





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E’ tristemente pietoso, il capolinea di un regime. Tragicamente ridicolo, quello di un regime mascherato da democrazia grazie ad una spolverata di fard. Fermate goffe, bieche ed arroganti ostentazioni di pulizia morale, malgrado le avvilenti evidenze. Saccheggi e solerti arraffi prima del fuggi-fuggi generale, come ratti sulla stiva di una “Costa Concordia” a picco. Giorni di degrado che farebbero impallidire le ormai abusate ed evocate immagini dell’Excelsior, tra cappi agitati e sonanti centesimi di disprezzo. Quel popolare livore non esiste più in questa generazione, drogata nel pensiero e narcotizzata nella rabbia.
Il gran messia delle tv cavalcò allora l’orrendo destriero della demagogia populista. Assecondò diabolicamente la sete di rivolta di un popolo sdegnato, servendosi di quei contestatori. Tutto in un unico, rivoltante, calderone di “lanciatori di monetine” traslati al potere. Fascisti integerrimi, leghisti, e riciclati tangentisti, nella giostra del potere che non può non diventare corrotto. Col carico di azioni becere e volgari, evidenti e quasi strafottenti. Il burattinaio diabolico riuscì nell’impresa delittuosa: sdoganare il fascismo, mescolandolo in modo surreale con illegalità, razzismo padano e spruzzate da pornografico cabaret di second’ordine. Insieme, appassionatamente: erezione di mausolei in onore di criminali di guerra, guitti impresari, procacciatori di mignottame reso parlamentare, faccendieri internazionali, massonerie, mafie, pennivendoli e giovani escort. Impunemente, approfittando della tambureggiante propaganda e di oscuramenti nell’informazione.
Troppo facile, quasi semplice. I moralizzatori di allora non esistono più, inglobati nella bolla del potere ladro, persino più sprezzanti e subdoli. I restanti hanno menti travolte, atrofizzate o rassegnate. Abituati dal mediatico a sperare nella famigerata botta di culo: Win for life o un reality. E serate a 5mila euro alla botta, come puttane in vetrina. Una fellatio volante al potente di turno, al limite, per le baciate dal fato. L’ideologia vera del berlusconismo è questa, sancita come fosse altra legge non scritta.
Ora i grandi fustigatori del ladrone Craxi, d’improvviso, sono stati smascherati nella loro nefanda essenza. Da quei giudici rossi e cospiratori, non a caso osteggiati con veemenza dall’imbonitore sommo. Crolla il castello di immondizia. Vien giù il governo fantoccio per volontà europea, e a seguire cadono i governi delle due maggiori regioni italiane, Lazio e Lombardia, governate della destre berlusconiane. Si scoprono gozzovigliatori indecenti, strafottenti, quasi perculanti, in un’arroganza senza eguali. Degni discepoli del verbo nazionale. Personalismo del potere sfregiante, corruzione legalizzata a mo’ di legge non scritta, becero fascismo di idee. Come poteva un simile abominio non germogliare un fiore di merda, nelle realtà locali? Ecco le storie di bieche razzie medievali, saccheggi, feste in maschera pecorecce e magnaccione, ben dipinte dalle maschere di porco che calzano in testa. O, a seconda dei gusti, finti cattolici argentati che sguazzano nell’oro di inconsapevoli vacanze ai Caraibi. Bivacchi, pernacchie e sguaiate orge di potere. facce bronzee e livori nel difendere il più paradossale indifendibile. Osceno avvinghiarsi alla poltrona, malgrado macchie che avrebbero portato esseri normali alla fuga ed alle lacrime di vergogna. La tangentopoli della nuova casta incurante e volgare, è questa.
Ha mangiato e defecato sulle nostre dignità, intelligenze e spezzato le ali sentimento d’indignazione. E fa rimpiangere Craxi. Con la rassegnata voglia di avere uno statista ladro, invece di governatori e politicanti farabutti e sbeffeggianti. Oltre che ladri.
Chissà quanti anni ancora, pagheremo gli orridi germogli di questa cultura dell’indecenza. Quanto tempo ci vorrà perché le ferite possano essere rimarginate. Perché un modo di pensare e di agire possa essere, se non estirpato, almeno non incentivato. La legalità torni qualcosa di cui non prendersi beffe e la politica riscopra la decenza. E magari ai criminali di guerra non si faccia l’onore di erigere monumenti e mausolei.

 
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CHIUSO PER MORTE

Post n°243 pubblicato il 27 Agosto 2012 da chinasky2006
 






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(non trovavo un cartello di chiusura per morte, ma penso che anche fallimento renda l'idea)


Questo spazio chiude per una serie di evidenti motivi:

1. Mancanza di clientela e fallimento totale. Le submentali masse non sono pronte.

2. Disprezzo totale per l’umanità e speranza che una nuova atomica possa spazzarla via. In un rigurgito di comunismo autentico, portandoci via tutti.

3. Insensatezza del tutto. Che minchia dono a fare le perle a porci distratti, inesistenti o assenti?

4. Perché è meglio impiegare il tempo in cui scrivo un pezzo qui, nella depilazione narici o dell’intristito pene.

5. Questo postribolo riceve due visite alla settimana. Un motivo ci sarà, no? (mi ha fatto capire lo strizzacervelli, con aria pietosa).

6. Scrivere mi risulta oltremodo inutile e fastidioso, ultimamente. Ho altre mire, ed hobby nella mente. Il balletto classico mi stuzzica non poco.

7. Ho ripreso a fumare, quindi come vizi sono al completo.

8. Sono innamorato. Di una pecora dalla morbida lana.

9. Questo blog non ha un senso. E non fa ridere. Almeno più di quanto non faccia ridere aprire il sito di “Libero” o “Il Giornale”. Diabolici nel fare satira involontaria,portando alla noia quelli che vorrebbero farla.

10. Ho sognato di ricevere un pompino dall’Ape Regina Began, e mi sono svegliato di soprassalto mentre lei descriveva l’odoroso tanfo di piedi del sultano.

11. Da grande vorrei parlare bene di Berlusconi e del serraglio Pdl. Perché solo in quel caso, si misura la vera bravura di qualcuno. Occorre genio e fantasia fuori dal normale.Da autori pluridecorati di bestsellers tragi-comic-surreal-fantastic-horror-noir. Lì, è il futuro.

12. Mi sono abbottato i coglioni solo a vederlo, questo sito.

13. Non sorprendetevi, o miscredenti. Anche Gesù, ad un certo punto decise di morire. 


 
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CHIUSO PER FERIE (FINO A QUANDO TORNO)

Post n°242 pubblicato il 07 Agosto 2012 da chinasky2006
 





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IL RIPOSO DEL GIOVANE MESSIA SILVIO

Post n°241 pubblicato il 06 Agosto 2012 da chinasky2006
 




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Il megapresidente immortale trascorre qualche giorno di meritate ferie a Villa Certosa, nel cuore della Sardegna. Riposa le membra e divaga la superiore mente dopo una logrante stagione di impegni supremi, protetto da quel verde smerigliante che tutto avvolge. Pronto per riprendere la battaglia che lo riporterà a Palazzo Chigi nel 2013.
Mani dietro la schiena e petto in fuori, se ne sta in vestaglia di seta azzurro cielo, innanzi alla finestra. Attorno a lui, tutte di nero, le serve devote e fedeli, raccolte in adorante preghiera. Siamo infatti nel personalissimo periodo del Ramadan, indetto spontaneamente per Silvio su iniziativa della Ravetto. Rituale che senza il ribaltone che ha posto fine al Governo delle libertà, avrebbero imposto per decreto come manifestazione di culto nazionale. Si possono scorgere Minzolini, Belpietro, Feltri, Capezzone col burqua, Bondi, La Russa e molti altri, tra onerevolesse tettute e vischiosi leccaculo professionali. Al minimo cenno della mano del messia, quelli si fiondano in terra sulle ginocchia, all’unisono, sbattendo le rotule con inconsulta ferocia devota. Nell’inginocchiarsi, a Cicchitto parte un orrendo scorreggione. Lui sdrammatizza con un tragico sorriso. A Feltri parte il femore. Trasportato a braccia dagli infermieri, ed in elicottero al primo nosocomio. Il sultano scruta il suo mare all’orizzonte come un nostalgico poeta navigatore condottiero e tira un sospirone angosciato. 
“Ma stanno arrivando le puttane, sì o no?”. 
E’ parecchio irritato per il ritardo di eleganti ragazze, addette ad allietare le serate fanciullesco divago. Poi ecco che in lontananza si ode il terrificante rumore di un aviogetto, che atterra nell’aeroporto personale della Villa. E’ l’ottuagenaria e fedele perpetua Emilio Fede, con visiera da croupier, riciclato come pilota di aereo. Purtroppo, visti i periodi di ristrettezze ed il potere momentaneamente nella mani dei tecnici vessatori del popolo, non sono più possibili quegli indimenticabili carichi di mignottoni, colorati e chiassosi, in aerei di stato. Ora devono industriarsi alla bell’è meglio, con relitti della seconda guerra mondiale e piccoli “ciarter”. Il messia guarda disgustato. Ecco che l’anziano ed ingobbito Fede, imbarazzato, presenta il carico di bagasce reclutate nelle tangenziali delle varie città. 
“Abbiamo fatto il possibile, ma Santità, saprà bene che c’è la crisi…però ce n’è qualcuna che, mi consenta, me la farei anche io malgrado non sia più giovanetto vigoroso come lei…sono 172 ragazze, immagino che se le farà tutte. Lei è indistruttibile, un amatore instancabile e romantico che…”. 
“La smetta con queste ovvietà miserabile servitore. 172 ha detto? L’anno scorso erano 168 e me le pipai tutte quante in tre giorni. Doveva vedere che scene, tutte che mi imploravano di fermarmi. Basta santità, lei è un drago ci distrugge pipando in codesto modo furioso! Altro che i nostri ventenni fidanzati rammolliti! Ed io le amavo tutte, altro che Casanova! (e nel dirlo si munge il nervetto di 2,4 centimetri). Le rimandai a casa tutte quante storte. Mi capisce nevvero? Anche se la merce è piuttosto scadente, vedrò di soddisfarle tutte. Più dell’anno scorso, perché ringiovanisco di anno in anno, non trova?”. Rivolto alla perpetua, mettendosi di profilo e tirando in dentro la pancia. 
“Mi consenta mio sire d’inginocchiarmi innanzi a lei, in modo che io possa dimostrarle quale eccitazione mi provoca e…”. 
Il sultano parte con un feroce calcione nei denti. Emilio raccoglie la dentiera e s’avvia a capo chino. Poi un guizzo. 
“Mi consenta ancora, mia luce divina, ma per quel seggio in parlamento…sa, a 82 anni quasi sarei pronto per annizzare la carriera di politico al suo fianco. Mi creda, non sono più un giovinastro scavezzacollo. Ci batteremo affinché l’Itaglia nostra…”. 
Via, altro calcione terrificante nelle gengive. Il messia sbuffa, e ordina di portare le fiere al reparto trucco, di modo che siano rese presentabili. E’ finita l’era delle lussuose escort, ex gieffine o veline da avviare alla carriera politica. Ora ci sono solo puttane di strada da far diventare aspiranti veline, al massimo. Solo 50 di loro, le più avvenenti e con tette più grosse, potranno partecipare al tour che il Premierissimo farà nei suoi possedimenti. Ove dalla Foresta amazzonica più verde si passa alla savana con le antilopi. Dai vulcani, al deserto del Sahara perfettamente riprodotto. 
Nel porto personale innanzi a Villa Certosa è un via vai tra ormeggi e attracchi di yatch, impresari tossici, nobili bagascioni ed eccentrici ultramiliardari mafiosi russi. “Ecco gli ex bolscevichi che sono guariti dalla malattia del comunismo!” si lascia andare in un impeto d’enfasi Salvo Sottile, guardando una telecamera immaginaria. Il giovane ed apprezzato anchorman, una specie di bue muschiato, è in villa per fare apprendistato, quasi uno stage. Sarà lui la futura voce delle libertà, possedendo vischiosità più subdola e meno appariscente di Emilio Fede, ed essendo anche giovanilmente "social". Il maggiordomo Vespa lo guarda di traverso, col tipico atteggiamento della dama di corte indispettita. Sta preparando una puntata speciale e ad personam di “Porta a porta” nell’anfiteatro della Villa. Ospiti due porporati, tre monache, dei brillantissimi deputati delle libertà e un paio di figuranti di forum vestiti da laceri e lordi comunisti che verranno dileggiati tra le crasse risate degli astanti. Attraccano intanto alcuni ospiti vip. Ecco Briatore e la Saltamiquì, incazzatissimi per le vessazioni e salassi che il premier tecnico Monti pretende di far pagare anche loro, e non soltanto ai cenciosi. “Ma per chi ci ha preso, per degli straccioni obbligati financo pagare le tasse? Noi produciamo ricchezza per i miserabili. Lo sa quanti filippini ci vogliono per lavarmi le mutande? E cosa sono ste tasse poi? Silvio torna presto!”, fa l’ex manager radiato dalla formula 1. “Sfigati comunisti con le zecche!” si lascia andare ad un sobrio commento politico la sempre moderata Saltamiquì. 
Di colpo parte la musica de “il gladiatore”, che rimbomba poderosa tra le colonne greche. Quindi, vestito da Giulio Cesare e con la fronte cinta una corona d’alloro, il megapresidente accompagna nei suoi possedimenti le cinquanta fortunate, che lo seguono estasiate. Ormai il cielo è arrossato da un tramonto brutale. E la musica del “il gladiatore” lascia il posto al commovente inno di Forza Italia. Lui è eccitatissimo, gode nel mostrare alle allibite fanciulle che osservano con occhio sgranato, le sfolgoranti mirabilie che ha saputo creare a testimonianza di una superiorità terrena ed ultraterrena senza eguali. 
“Ragazze, vedete cosa è stato capace di fare un sol uomo con lo ingegno? la creatività, il genio l'esuberanza, la mente fertile. Dicono che dio ha creato la terra…beh, le prove non ci stanno. Qui invece è tutto sotto i vostri occhi, quello che ho creato io. Ora purtroppo ci sono dei comunisti che hanno portato nella crisi il paese. Burocratici, stalinisti e statalisti. Pensate che solo per la invidia mi hanno impedito di comperarmi la Sardegna tutta, come mio eremo da modesto villeggiante…”. 
E partono i “buuuuhhh” verso gli oppressori dei ricchi, sollecitati dall’addetto agli applausi. 
...SEGUE (forse).



 
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IL MUNIFICO PRESIDENTE E LA CONSIGLIERA CANNONIERA

Post n°240 pubblicato il 20 Luglio 2012 da chinasky2006
 


Foto di chinasky2006


E’ una splendida mattinata di sole estivo. Villa San Martino è baciata dai suoi possenti raggi, mentre nella stanza del sospiro dormiente il sultano pensa ai tanti problemi che lo affliggono in questa tormentata estate. Cogita, sbocconcellando delle fragoline di bosco appena colte. Una velina in topless gli legge i giornali ed ello, ciucciando nervosamente il suo capezzolo, non si capacita di tutta questa campagna d’odio bolscevico nei suoi confronti e verso la sua bontà d’animo. Giudici pervasi di livorosa invidia ora spulciano su un bonifico di 11 milioni d’euro a Santo Domingo, elargito in favore dell’amico Dell’Utri in odor di condanna per associazione mafiosa e pronto alla latitanza. Parla da solo ed agita i pugni nell’aere, mentre in un cantuccio della stanza, sotto la pianta di ficus, due porporati pagati a gettone recitano le preghiere a suo nome. 
Attorno a lui dei prodigiosi chirurghi plastici sull’orlo dell’esaurimento nervoso, stanno trapiantando sul volto pelle umana di bambini dodicenni comprati al chilo al mercato nero, ed una folta chioma da Robert Plant d’annata, scippata nel sonno ad un senzatetto alla stazione centrale. Gli interventi gli donano quasi un aspetto semi adolescenziale, in vista delle future elezioni. Scruta maestosi orizzonti ed immagina scenari di trionfi e nuove vittorie. “Sono invincibile! Ho i pugni nelle mani!”, urla nel vuoto, citando involontariamente Rocchio 47. Poi gli cedono di colpo un menisco in truciolato, tre costole, si sbriciolano le sedici vertebre di tirannosaurus rex impiantategli di recente e cade all’indietro, tempestivamente sorretto dai sei infermieri prussiani che vivono assieme a lui. Seduto al pensatoio inizia quindi la giornata lavorativa, compilando le schede di valutazione alle dodici aspiranti veline intrattenutesi sobriamente con lui durante la notte. 
Sta giudicando con la severità del buon padre di famiglia l’abilità anale di una diciassettenne honduregna quando suona con veemenza il campanello umano, interpretato da Minzolini nel suo nuovo e sfolgorante incarico. Entra trafelato ed ansante il geometra Gallina, nominalmente amministratore delegato del Milan e contabile factotum. L’anziano contabile vive ventidue ore al giorno in una cripta segreta. E lì, quasi perdendo la vista a causa dell’oscurità tombale appena rischiarata da una candela, controlla alacremente entrate ed uscite, destinazioni criminali dei fondi neri aziendali, tangenti, fino ai più infimi conteggi di bocchini tariffati. Il geometra è tutto agitato, ansante e paonazzo. Dimostra anche più dei suoi 82 anni, malgrado la giovanile visierina da croupier di Saint Vincent regalo matrimoniale di Emilio Fede.  
“Che c’è infimo lustrascarpe, cosa c’è di tanto urgente da disturbarmi mentre lavoro per il bene di questo irriconoscente paese di merda? - Tuona i monarca, agitando al vento i fogli di valutazione delle mignotte -. Scialatore indegno, scommetto che vuole altri 20cents per le candele, nevvero?”. 
“Santità, scusi la visita improvvisa, ma sa…abbiamo ricevuto minacce di morte di qualche tifoso, dopo che abbiamo venduto nottetempo quel difensore ed il centrattacco…”
“Ma che mi conta, anziano essere ripugnante, mi vuole far credere che c’è in giro qualche irriconoscente infedele? E ad abbonamenti come stiamo andando?”. 
“A gonfie vele. Si sono abbonati tutti, appena comunicato che non avremmo venduto nessuno! – risate in sottofondo di qualche comparsa di forum - Lei è una mente superiore, un satanasso, un autentico genio! mi permetta di baciarle l’alluce…quanto ai contestatori non si creda, uno o due. Ma tengono le molotov ed i bazooka…hanno divelto la mia utilitaria del 1981, che ci ero tanto affezionato. Ora vado in giro con una bici graziella del 1989 da lei generosamente messa a disposizione. Temo che al torneo intitolato al suo devoto padre non riceverà il consueto bagno di folla. Potrebbe esserci un gruppo di contestatori, pagati, ovviamente.”. 
“Ambè, se sono solo due invidiosi, è nella norma. Faccia mettere nelle curve dei manichini della Standa, no? Ingegno, genio e fantasia ci vogliono! Tranquillizzi il resto della ciurma, che torneremo sul tetto del mondo! Come stiamo ad acquisti? E lo allenatore? Cambieremo nome anche alla squadra del pallone, oltre che al partito. La chiameremo Club più titolato al mondo. Le piace Gallina, le piace? E sorrida che la si può vedere con quella faccia da menagramo!”.
I due porporati interrompono la preghiera e rivolti a Gallina lanciano un sospirone di sconforto. Poi roteano l’indice all’altezza della tempia. Il vecchio croupier prova a fare il punto della situazione, con gli occhiali sulla punta del naso.
“Benissimo sua divinità immortale. Coi danari gentilmente messi a disposizione da lei, che è ha un cuore d’oro…stiamo allestendo una squadra super fortissima. Come attaccante abbiamo quasi chiuso per un muratore polacco del ’57, pensi giocava assieme a Boniek ed ha fatto il Mundial del 1982 in Spagna. Porta buono, se gli tocchiamo la gobba. Se raggiungeremo l’accordo a 600 euro al mese in nero come muratore, è fatta. Poi un bel centrocampista italiano, che mi ha consigliato Dell’Utri in quanto giocava nella Bacigalupo, un cugino dello stalliere che noi sappiamo…e per il pacchetto arretrato un fortissimo terzino mozambicano che ha fatto le olimpiadi del 1968, correndo i cento metri piani in 10 secondi e 62 netti. Lo dovrebbe vedere santità, su quella fascia sfreccia che è una bellezza. Mi creda con la cifra di 1223 euro e dodici cents che lei ha stanziato, abbiamo preso il meglio. Il mister Allegria poi è un tipo in gamba, ha in mente idee rivoluzionarie sul 4-3-3 con ali fluttuanti…è fuori, se vuole lo faccio entrare”.
“Che fa, inetto essere, si lamenta del budget forse? Ma questo allenatore piuttosto, è capace di allenare una squadra così forte? Non vorrei che tutti i miei sforzi economici fossero vani…per una seta così preziosa ci vuole un buon sarto. Lo faccia accomodare.”.
Entra e procede a passo incerto uno strano stoccafisso, timido, impacciato con l’occhio strabico ed un ciuffo di radi capelli in testa che fa un tragico sorriso e balbetta due monosillabi in dieci minuti. Al megapresidente quasi in prende un colpo. 
“E chi sarebbe questo anziano becchino senza capelli? Obbrobrio! Gallina lei è un essere inqualificabile! Vuole che un tizio simile ci faccia vincere? Porta male solo a vederlo. C’è un sostituto? Portate via il qui presente cencio inguardabile e datelo in pasto ai piranas.”. Tuona il divino.
“Ci sarebbe il vice panettiere del suo forno personale. Lui ha molti capelli, ma non so se…”, propone il contabile croupier.
“Andrà benissimo senz’altro! Fategli un corso d’eleganza, un guardaroba nuovo ed una full immersion di 48 ore sul nostro spirito vincente!”. 
“Sua santità, poi ci sarebbero anche altre spese, non vorrei s’adirasse, ma io devo fare i conti, sa 22 ore nel loculo…”.
“Dica ignobile essere, dica…”. 
“Sì insomma, la consigliera Minetti chiede un quinquennale da 10milioni annui come buonuscita. E sapesse che sanguisuga le olgettine, sapevamo che succhiassero, ma non a questi livelli sire...ne abbiamo contrattualizzate 112 fino a ieri, sia mai che a qualcuna venga voglia di parlare della sua eleganza. Poi tra giudici, avvocati, dossieraggi, affaristi da far tacere, controspoionaggio, mazzette, teste di cavallo mozzate da inviare, corruzione delle libertà, basisti esteri, mercato degli onorevoli, monte ingaggi feste eleganti, reclutatori bagasce, Pr, papponi, costumi di scena…E ora anche il senatore Dell’Utri per quel biennale delle libertà latitanti a Santo Domingo, di cui purtroppo pare sia venuto a galla il bonifico…”
Il sultano ora è adirato, furente. “Ma in che razza di paese bolscevico viviamo che si viene a sapere tutto? Le solite invidie ricattatrici. Non posso nemmeno fare un regalo affettuoso da 11 milioni ad un amico in difficoltà perché perseguitato...”. Ed inizia a lagrimare. 
“Sì, ma per la Minetti come la mettiamo? Quella ha premura. Potrebbe fare una follia, altrimenti…”. 
“Ma certo, accontentiamola. La nostra CONSIGLIERA CANNONIERA merita questo ed altro. Facciamole un contratto win for life. 12milioni l’anno per tutta la vitaaaaa! evviva! Con bonus pompa due volte a settimana, però…- poi torna serioso - dovremmo quindi a malincuore rinunciare all’ingaggio del centravanti muratore polacco. Seicento euro mensili mi paiono un’esagerazione. In questi tempi di difficoltà economica per il paese bisogna dare un segnale di sobrietà.”.

 
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SILVIO FOREVER. SILVIO PER FORZA (STORIA DI UNA RI-RI-RI CANDIDATURA OBBLIGATA)

Post n°239 pubblicato il 12 Luglio 2012 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006


Due giorni fa ebbi un tragico incubo sullo scongelamento del Papa-Re, abbondantemente narrato nella precedente puntata. Proprio ieri giunge la roboante notizia delle ricandidatura di Silvio Berlusconi a Premier del paese. Ma per il prosieguo della storia allegoricamente sminchiata c’è tempo. Oggi è tempo di una riflessione serissima. 
In Italia la sinistra è morta. Ancorata a vaticanesimi e democristianesimi ributtanti delle varie Bindi, Finocchiaro, Franceschini. Il rottamatore del nulla Renzi, un giovane mediocre battutista (e per questo ha tutta la stima del barzellettiere capo Berlusconi) che imita Grillo versione ecumenica e vagamente submentale. Schiava delle amorevoli e prone slinguate dell’inutilmente dannoso Bersani al chierico Casini. Perché l’Italia è quel paese in cui un 3% di santissimi voti cattolici massoni nell’animo conta più del 10% di cittadini veri. E’ morto, questo grottesco abbozzo di sinistra “moderata", che invano prova ad imitare la sbalorditiva “moderazione” delle varie Santanchè, La Russa e compagnia manganellante. Una sinistra defunta da anni. Scientemente soffocata dalla convinzione che non potrà mai governare senza il mortifero abbraccio dell’ala cattolica. Con la benedizione degli alti vertici vaticani. 
E così sarà fino a quando non arriverà un rivoluzionario che faccia saltare in aria il Vaticano o che lo pieghi con una rapida guerra di conquista armata, trasformandolo in una enorme centrale del latte. Che magari spedisca in Africa con un razzo tutti i vescovi, riciclandoli per le missioni umanitarie. Lontani dall’oro, dal potere politico italiano, dalle loro banche, da disgustose beghe di potere e veleni nei palazzi religiosi odorosi di sterco di maiale affetto da pestilenziale morbo alle viscere. Distanti da tutte quelle nefandezze con cui continuano ad ammazzare il loro incolpevole Cristo in una croce di aberrazioni continue. Via, a mostrare tutta la superiore carità cristiana salvando bambini affamati. Previa preventiva castrazione (fisica, che quella chimica non gli fa niente), perché quelli saranno anche africani, ma non hanno l’anello al naso e le notizie degli scandali sono arrivate anche laggiù, malgrado i sacrali insabbiamenti.
Se la sinistra è morta, a destra continuano il loro indecoroso valzer di nulla, attorno al proprio leader carismatico, appesa alle sorti di un feticcio malato, impresentabile ed assente a se stesso. Un leader alla deriva tragicomica e caricaturalmente clown di se stesso, che rimane la migliore delle ipotesi. C’è di che preferire la morte della sinistra, nel suo conscio suicidio. L'aggregato moderato-talebano, rimane un partito inesistente. Che fluttua nell'aria e gronda nei cuori dei suoi adepti, tra masse di criminali corrotti ed ignare pecorelle mentalmente instabili che provano un sadico piacere nell'esser fottute dall'uomo della provvidenza. Sodomizzate col sorriso rassicurante da colui che deve risollevarli dalle loro miserie. Una malattia inguaribile. Un partito di pura idolatria nato per acclamazione del proprio messia e senza le più elementari regole democratiche, non può che rimanere ancorato alle tristi vicende di quella sua guida rivestita di un’aura sacra. Luce ispiratrice, factotum e partito stesso. Vita e morte. Un’immagine quasi ultraterrena che in quelle adoranti menti obnubilate rimane invincibile, vincente, giovane ed immortale. Al costo di truccare a giovinetto lucidissimo un anziano che straparla, vaneggia, non si tiene in piedi e che a stento riconosce una donna attorno ad una passera ed un uomo oltre il corruttore.
L'illuminato partito di stampo bulgaro/sudamerican/africano procede nella logica contraddizione di seguire le umane sorti di un Imperatore considerato sovrannaturale. Trionfa quand’Ello è in auge, cade miseramente appena fallisce, scompare appena quello muore. Senza alternative. Ovvio, ci sarà forse un patetico e prevedibile tentativo di farne un’icona stile “che Guevara del capitalismo e delle mignotte”, ma fallirà miseramente. Le pecore del gregge, profondamente incapaci, inette e di una ignoranza belluina, non saprebbero governare da sole. Non sanno far nient'altro che servire, non hanno futuro, senso alcuno nel mondo reale. Vuoi pretendere che quegli ovini starnazzanti nei salotti tv lavorino come impiegati a 1000 euro al mese? Quale spostato selezionatore assumerebbe gente così chiaramente inadeguata, che non sa nemmeno argomentare una frase senza infantili e ridicole zuffe verbali. Si agitano vagamente putrescenti, come una patella marcita esposta al sole. Non sanno cosa fare, cosa dire, dove andare. Topi nella stiva di una nave affondata che si vuol far ripartire con al timone un comandante Schettino versione anziana e malata. Cosa ci si può aspettare da servi della gleba decerebrati, programmati solo per venerare un messia e difenderlo fino a sfociare nel grottesco? Niente. Hanno imparato a fare l’unica cosa che serviva per rimanere al potere: Venerare, lappare, compiacere, adulare, al costo di farsi sfondare il prono culo, luogo ove partoriscono al solito le loro più brillanti idee. Vivono e muoiano con lui, assieme a lui, per lui, in lui. 
E dire che avevano addirittura tentato di invertire questo schema di partito-acclamazione, con risultati catastroficamente fantozziani. In seguito alla sconfitta del proprio Duce ormai zimbello mondiale, hanno provato a fare da soli, dopo vent'anni. Cercato addirittura di darsi delle regole, mettendo un giovane fantoccio come Alfano alla guida. Li si è ascoltati blaterare di bestemmie democratiche come le tanto sbertucciate primarie, una volta buone solo per chi non aveva “un leader forte” come il proprio infallibile Unto dal signore. Il risultato di questo bieco e timidissimo sussulto di cambiamento? I sondaggi dicono impietosamente che col manichino della Standa Alfano candidato premier, raccoglierebbero la metà dei voti rispetto a quanti ne rastrellerebbero con lo storico capo carismatico. C’è da sorprendersi, meravigliarsi? Per niente. Un ridicolo partito fascista e dittatoriale al suo interno, rivestito di fard e pecoreccismo da veline, tv e fascino fatuo di mass media drogati che pompano l’invincibilità del proprio leader, muore nella sua stessa mefitica acqua. Ed allora, tanto vale cercare di mantenere in piedi quel relitto ormai alle deriva tenendolo in coma farmacologico. Anche per un mese o un anno. Provare a pompare un po’ quel feticcio ormai morto. Fargli dei capelli stile bambola, stirargli una pelle sempre più porosa come un pollo di gomma fino a serrarne gli occhietti malaticci. Ridicolo, patetico, pietoso, lo stato in cui hanno ridotto la politica italiana.
Berlusconi scese in campo per scongiurare la vittoria della sinistra, dei vigliacchi post comunisti ad un passo dal governo. Ma non portò la vittoria delle destre. Trionfò lui, in un personalismo politico senza eguali nel mondo democratico. Complici anche quei Fini, Casini & co., che dopo il gozzoviglio di potere ora provano a smarcarsi per altre via. Queste terrificante e ridicola figura di clown ha solo garantito alle destre di galleggiare per vent’anni, assicurandogli una sicura morte futura. Berlusconi voleva sconfiggere l'ormai inesistente comunismo ma ha ucciso la destra nella culla, dandole la temporanea vittoria ma deturpandone gli ideali e firmando un patto sulla sua distruzione totale alla sua morte. Sta tutto lì il senso. Lo potrete leggere nei libri di storia nel 2070. Lo leggeranno i miei nipoti qui, scoprendo che il nonno era un genio assoluto (oltre che bellissimo seduttore di anitre zoppe). Nel fuggi fuggi e nella prevedibile caccia al riciclo dell'usato sicuro rimarrà, si spera, solo quel 5/6% di gente che crede nei reali valori della destra moderna. Sbagliati, ma pur sempre valori. Gli altri potrebbero suicidarsi assieme al suo capo, virtualmente seppelliti nella sua stessa cripta, se solo trovassero un po' di coerenza. 
Proprio ieri il vecchio monarca ha annunciato che non ci sono alternative, e quindi si ricandiderà. Tutti felici e contenti, in seno a questa accozzaglia di indecoroso servilismo fisico ed intellettuale Come previsto da mesi, l'unica ancora e possibilità di non scomparire del tutto è affidarsi ancora alle tremolanti mani dell'ideatore divino. E pazienza se questi è ormai caricatura mondiale di un ottuagenario giullare, malato, incapace, assente a se stesso, fuori di ogni controllo. Rimane la loro unica, triste, salvezza.

 
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LO SCONGELATO PAPA-RE AL VERTICE DELL'AMORE

Post n°238 pubblicato il 10 Luglio 2012 da chinasky2006
 





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In nottata si diffonde la voce che il supremo sia morto. Nella cripta della sua villa di Arcore è tenuto in stato d’ibernazione a -500 gradi per consentirgli di addivenire il titolare del potere temporale, terreno, ultraterreno e galattico al tempo stesso, almeno per i prossimi 172 anni. Ma tra i quindici scienziati prussiani incaricati di vegliarlo di notte, si regna grande sconcerto quando assistono ad una clamorosa erezione messianica, più forte del congelamento. Pare un segnale di morte assoluta o un miracolo della scienza occulta, per quel monarca ormai impotente come un panda secolare sottoposto ai bombardamenti nucleari di Fukushima.
Regna lo sconcerto tra gli adepti, perché quella sera stessa il Messia deve presiedere un fondamentale vertice politico del Pdl ed indicare le linee guida. Giunge nella stanza Sando Bondi, vice addetto all’azionamento pompetta dell’amore erettile. Con tragico sorriso spiega agli scossi luminari l’increscioso inconveniente: “Scusate, ma me ne stavo assorto nei miei pensieri di poeta cercando la lasciva ispirazione e d'esser baciato languidamente dalla musa...". "Via, via, si spicci, venga al dunque viscido lombrico!", perde la pazienza uno dei luminari. E quello riprende. "Bene sì, nel mentre ero assorto, devo aver azionato per errore la manovella". Un prussiano non si convince. “Qui c’è stato qualcosa di clamoroso, mai vista tale possenza in un sol uomo vivo.”. Bondi fa un sorrisetto denso d’empatia tombale. “Debbo aver portato la pompetta al livello massimo, che sua santità usa solo quando deve mandarne storte una ventina nella stessa sera, sempre nell’amore più sobrio dopo aver sbevazzato dei cocktail. Bevande analcoliche perché sia chiaro, da buon padre di famiglia, lui alle ragazze minorenni mica ci fa bere lo alcool…”.
Irrompe come una furia l’ottuagenario Emilio Fede, il titolare del ministero sulle belliche operazioni di copula artificiosa. E’ furente, sdegnato, inferocito, con gli occhietti appallati. Talmente invasato che gli saltano i punti dei trentadue lifting appena fatti. “Inetto pelato, scioperato e mascalzone, che combina? Sa che potrebbe averlo ammazzato? E poi noi che facciamo? Sua santità è buono e ci ha trovato lavoro a tutti, compreso lei. Che il posto di vice aiutante azionatore è a tempo, ma se continua così non le sarà rinnovato! E stasera chi lo tiene il vertice? Chi ci indica la via?”. Bondi inizia a frignare lacrime composte, con gran dignità. Si inginocchia innanzi ad una gigantografia del sultano dipinto nella fase dell’ascensione ai cieli, e facendo larghi sospiri inizia un’accorata preghiera. I servi della gleba al gran completo decidono di attendere il risveglio del Monarca in semicerchio, nell’immenso salone delle danze. Qualcuno recita preghiere in latino. Altri ripetono rituali della massoneria. Formigoni in tenuta hawaiana ne approfitta per fare qualche passo di disco-dance anni ’70 stretto tra due marinai bengalesi. Qualche scettico prova a contattare qualcuno che possa sostituirlo per il vertice. Ma il cangurotto di buona domenica e topo Gigio hanno l’agenda piena. Dopo ore di spasmodica attesa, ecco la notizia. Accolto dalle trombe di due messi pontifici rapiti in Vaticano per compiacere l’ego dell’aspirante Papa, Bruno Vespa con mani giunte, fronte impralinata e sorrisetto vischioso, dà la lieta novella: “Il Messia è vivo! Vivoooo!”. “Evviva il messia!” si ode all’unisono tra gli astanti. Quindi, sempre Vespa organizza i preparativi per accoglierlo come si deve. E’ un po’ di fretta perché deve registrare un’importante puntata politica di “Porta a Porta” su “Estate e benessere, dieta mediterranea e prova costume. Tenete le zinne pendule, il culo cellulitico, il pene come seppia morta? Mangiate zucchine. Il zucchino fa bene.”.
Il maggiordomo schiera due ali di folla, lasciando lo spazio solo per il passaggio del monarca su un tappeto ricavato dalle pelli di qualche schiavo nepalese. E dopo ulteriore frenetica attesa, eccolo il Divino, truccato in viso come una diva gegli anni '30 con le gote arrossate e color del melograno a dargli parvenze vitali. E' ormai nelle sue nuove vesti da Pontefice prossimo, con un copricapo di zinco ed una tunica in ghisa e piombo fuso di 86kg circa. Uno strisciante bisbigliare, serpeggia tra gli attoniti servi. “Ma chi lo ha conciato, così? Sembra Otelma”, domanda Nosferatu Sallusti a Mortimer Belpietro. Un sempre più sfiduciato Ferrara, mentre sbocconcella due tacchini vivi, svela il mistero: “Massì, quella inetta della Ravetto ha sbagliato candeggiatura alla tunica bianca. E negli studi di mediasèt tenevamo solo questo costume di scena dell’88, appartenuto ad Otelma che lo usò durante un rituale sulla fertilità delle scimmie impotenti. Capite in mano a chi siamo? Queste non sanno fare nemmeno una centrifuga e dobbiamo tenercele in parlamento.”
Il Papa celeste, ignaro a se stesso, al costume carnascialesco e a tutto il resto, inizia a scorrere tra le due ali sopra una pedana rullante sospinta da Cicchitto e Gasparri. Capezzone vestito da becchino e con occhiale da sole da bodyguard, è tutto frenetico affinché il bagno di folla avvenga secondo i crismi. Nelle prime file, ovviamente, schierata molta patonza giuliva affinché la bellezza pacchiana ed artificiosa colmi lo spirito del messia. Pr, hostess a gettone sotto contratto dai tempi dei convegni di orgiastico islam moderato tenuti della buon'anima di Gheddafi, qualche bagascia sparsa e vallette di mediaset. Tutte incaricate di sorridergli, esalare urletti striduli e alcune lanciargli le mutande in segno di grande eccitazione. Recitano in modo maldestro il loro copione, con vocina simile a Flavia Vento, si susseguono senza sosta: “Viva Silvio, sei il mio eroe! Viva lo stallone italiano!”. “Silvio sei giovane! portami a casa e chiavami tutto il dì nel lettone di Putin. Ti amo!”, la più innamorata. Un po’ più indietro ci sono dei ministri schiavi, qualche onorevole groupie ed una manciata di massoni. Due vescovi omosessuali stanno in un cantuccio, si masturbano a vicenda e lanciano santi gridolini. Hanno tutti il sorriso smagliante, e gridano slogan ad effetto: “Viva il messia, viva l’Itaglia nostra delle libertà!”, “Silvio Santo subito! premier a vita!”, “Viva Silvio abbasso i comunisti di merda!” (in questa si rinviene il tocco di geniale scrittura a quattro mani di Gasparri/Santanchè).
Capezzone è abbastanza felice della riuscita. Conchiuso il bagno di folla, il divino può finalmente dedicarsi al fondamentale vertice di partito. S’intrattiene coi suoi più fidati collaboratori: Addetti alla vendita all’ingrosso di viagra indù, azionatori di pompette levatoie, avvocati schizoidi e medici chirurghi dediti al presidenziale lifting di eterna giovinezza. E con loro fa il lucidissimo punto sulla situazione politica italiana. “Molto benissimo, schiavi fedeli. A processi come andiamo? Tre mi dite? Ma li stiamo mandando tutti alla dovuta prescrizione divina? Mi raccomando anzi, se possibile farmi avere qualche soldo come parte lesa è meglio ancora, che dobbiamo comperare qualche giocatore per la campagna acquisti del Milan. Comandiamo ancora nello governo, nevvero? Lo teniamo sempre per le palle quello stoccafisso? Avanti così. E continuate l’opera di corruzione delle libertà anche coi componenti del conclave. Sia mai che qualcuno non riconosca il mio ruolo di Pontefice scelto da Dio, mio fratello.”.




 
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L'EREDE DESIGNATO

Post n°236 pubblicato il 25 Giugno 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006




In un mega villone nelle campagne di Scandicci, di solito utilizzato per sedute spiritiche, messe nere, rituali esoterici e sacrifici umani nelle notti di plenilunio, si tiene un segretissimo summit al vertice del partito dell’Amore contro le invidie. Il Messia unto di Arcore ha alfin deciso di farsi da parte,  dietro la promessa di ricoprire per i prossimi centoventidue anni il ruolo di pontefice sommo.
E’ quindi un giorno importante, fondamentale per le sorti del partito. Giungono con gran sobrietà ed eleganza gli invitati moderati contro ogni barbaro estremismo. Eccoli, accolti da un solenne rullo di tamburi: Esponenti di ottantasei mafie, dalla più importante fino all’ultima, nel pieno rispetto della democrazia. Dietro di loro un centinaio di fratelli muratori delle varie massonerie, incappucciati e bisbiglianti indecifrabili frasi rituali. A rimorchio ecco che arriva, accompagnato dagli ululati di qualche bestia notturna, un drappello di porporati omosessuali. Qualcuno è un po’ infastidito per la comunicazione improvvisa, in quanto ha dovuto interrompere un pigiama party religioso con qualche ragazzino armeno, strappato caritatevolmente dalla strada. In ultimo, come topi di fogna repellenti, sgusciano in villa i sommi rappresentanti dei servizi segreti deviati. Anche loro si lanciano segnali indecifrabili e frasi incresciose, di bombe, attentati, eliminazioni e squagliamenti nell’acido da appaltare alla mafia che offre di più.
Ovviamente, al centro della sala, come ridicole ed inutili bestie del circo Medrano, i rappresentanti/fantocci politici. Tutti eleganti e con la sdentata mascella tirata, lasciando in prima fila qualche patonza d’abbellimento. Tra i convitati passa la domestica Bernini che versa loro del costosissimo Dom Perignon e tartine al cavilae beluga, sorride e fa l’inchino “con tanto piacere di mammà”.
Improvvisamente s’abbassano le luci, ed accolto da musiche celestiali, dall’alto viene calato il Messia divino Berlusconi. E’ avvolto da una luce abbagliante e nubi di incenso, olezzanti santità. Sorride benevolo, con un enorme corocifisso d'oro e diamanti in mano, già fasciato coi candidi bardamenti pontifici ed una lunga parrucca biondo-rossiccia. Emilio Fede chiama ad ampi cenni l’intervento di due deputate-meteorine scosciate che, al fianco dell’uomo santo, si lanciano in un gioviale stacchetto pubblicitario al termine del quale rimangono in topless. Lo sguattero non è però contento della riuscita, e bacchetta ferocememte lo scenografo-maggiordomo Bruno Vespa in calzamaglia. “Ti avevo detto di farle vestire da carmelitane scalze e che dovevano strusciare anche il culo? Che inettitudine! Ora il messia si sarà turbato assai!”. Quello infatti, un poco accigliato, pone comunque il crocifisso tra le loro tette plastificate, impartendo un volante urbi et orbi.
Applausi, canti, barzellette sporche ed evoluzioni danzanti degne della più sofisticata eleganza d’élite. La fa da padrone il presidente della regione Lombardia Formigoni, vestito con un pantalone color prugna elettrico, camicia hawaiana a fiori giallo, blu cobalto e verde iridescente sotto una giacca color albicocca radioattiva con qualche sbocco verde bottiglia. E’ inarrestabile, una specie di Toni Manero culattone ed ultrasessantenne con la gotta, stretto tra due marinai di colore in perizoma. Gli viene un prolasso al miocardio e due infermieri se lo portano a braccia.
Ma non è solo festa divagante. Il summit deve decidere in modo definitivo l’erede al trono. Bisogna trovare una figura che, se non eguagli, almeno avvicini l’abbagliante grandezza del padre fondatore. La divinità ormai dedita a faccende superiori ed ultraterrene. Gli adepti servi della gleba sono smarriti. Senza l’idolatria di stampo tribale tipica del centroafrica, sono tornati inutili tocchi di sterco. Lupi azzarda la candidatura di una monachella di clausura, che non disdegni qualche gara di burlesque. “Perché chi non ha mai peccato una volta…e se non ci fosse il peccato, non ci sarebbe nemmeno la religione, no?” Chiosa con un tragico sorriso, accolto da qualche pernacchio dileggiante e feroci schiaffoni. L’ala moderata ed ultranazionalfascista propone un nome rivoluzionario: La Saltamiquì. Ma il sultano rigetta l’ipotesi: “Troppo anziana, perdio!”. Quindi prende la situazione in mano. A lui in realtà piaceva molto Gerry Scotti, assai rassicurante e nazionalpopolare. Ora ha un altro pallino che gli ronza in testa
“Voglio Belen Rodriguez mio successore. Quella ragazza buca il video, piace allo italiano…mi ricordo ancora quando l’abbiamo raccolta dalle favelas di Caracas, era poverissima. L’ho portata a Milano2 garantendole due belle protesi di silicone….a che femmina! Me la feci all’impiedi appena atterrò, la povera orfanella!”.
“Santità – interviene il vischioso e servile Bruno Vespa – non suoni come insolenza, ma forse lei si confonde con quella venezolana ninfomane di sedici anni. Comunque per Belen bisogna vedere i programmi, chiedere al suo agente se è libera.”.
Ora il Messia è fastidiato. Massoni ed agenti deviati iniziano il sacrificio di un vitello da latte. Un porporato prova ad ingropparselo con l’occhietto eccitato. Poi il colpo di genio del nostro Erasmo da Rotterdam col cervello liquefatto: “Tengo il nome: Roberto Formigoni! Anche se è momentaneamente assente per un piccolo affaticamento emorroidale, ma è lui l’uomo giusto. Giovane, bello e valente. Piacerà moltissimo alle massaie che alla mattina guardano le nostre tv in bianco e nero. Ed anche al pubblico della
 D’Urso.”
Chi meglio di lui per rinverdire i fasti dell’istrione malato di Arcore? Eccentrico della menzogna da bronzea faccia da culo, narciso fino all’insana malattia mentale, incosciente a se stesso, inconsapevolmente incline all’imperante morbo da “insaputismo” delinquenziale. Ha ricevuto un avviso di garanzia? Pronta replica: “Avrò anche ricevuto questo avviso. Ma non risulto iscritto nel registro degli indagati”. Sembra quello giusto, la naturale continuazione delirio di chi vive un’altra realtà. Anche lui, se non proprio unto, si reputa la reincarnazione in terra del perseguitato figlio di Dio. Si scaglia contro giornalisti faziosi che vogliono sapere le cose. Pregiudicati gli pagano vacanze che lui non ricorda d’aver fatto. Immacolato e pulito come fonte d’acqua cristallina simile a piscio di cane. Si crede un ventenne beach boy con tendenze omosessuali sulle spiagge della California, mentre è un quasi settantenne ingrigito politico di un partito pseudofascista ed intollerante. In lui, il 30% di omosessualità presente in ciascun uomo s’impenna al 350% circa, ma è un baluardo della famiglia tradizionale contro i diritti dei gay. 
Formigoni ha anche il giusto appeal verso i cattolici submentali, per cui andrebbe bene anche Er Canaro, basta che si professi cattolico praticante. E' infatti nato e formatosi nella più rigorosa scuola (nave) di vita ciellina che sbandiera il vanto della sua verginità malata. Poteva diventare serial killer o politico. Ha scelto la seconda via, per ora. Pensa di piacere, ma ripugna tutti. L’idea di risultare ridicolo, nemmeno lo sfiora. Vescovi e massoni vorrebbero però qualcosa di più concreto. I religiosi gradirebbero un’opera pia che lo renda benefattore, almeno quanto il boss della Magliana Enrico De Pedis. I massoni vorrebbero un qualche alloro che adorni la fedina penale. Fermi tutti, si alza il messo del Papa, che oltre alle ormai note vicende di stretta filantropia religiosa connesse al San Raffaele, ricorda ai presenti l’avviso di garanzia per corruzione.
“Ce l’abbiamo!” urlano nel tripudio generale. Volano tappi, grida e si aprono le danze in onore del nuovo idolo.



 
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LUSI, RISI E BISI AL GRAN BALLO DEL GARANTISMO DA SALUMERIA POLITICA

Post n°235 pubblicato il 22 Giugno 2012 da chinasky2006
 





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Che poi uno mette il garantismo al primo posto tra i propri principi cardine. Appena avanti ad una stop volley di John McEnroe, a “Time” dei Pink Floyd o ad un bel paio di gambe accavallate. Poi guardi il recalcitrante fascista La Russa che, momentaneamente riposto il manganello, si riempie la marcia bocca con la parola “garantismo”, e tu Radicale della prima ora rischi di non capirci più un cazzo. Di drogarti, per vedere in modo sfocato quella realtà indecente. Sfogli qualche giornale e leggi di una tizia dipinta come ultranazionalfascista "moderata" da Billionaire, tale Saltamiquì, che si scaglia contro i giudici assassini, rossi, giustizialisti e forcaioli. E monta sottopelle una rabbia antica.
E’ questione di stretta attualità l’autorizzazione concessa dal parlamento all’arresto nei confronti di Lusi, tesoriere della “Margherita” accusato d’aver arraffato qualche milione di euro. Ed è subito una ripugnante ridda di bestialità amorali a catena. Tra biechi interessi da salumieri politici, finto garantismo sottobanco, paure che il tesoriere riveli alcuni scottanti retroscena di casa Rutelli tra cui il tragico morbo petomane della signora Palombelli. Ed il topo è presto partorito. I pidiellini, col simulacro morto intento a lanciare deliranti messaggi dal suo eremo-manicomio, rimangono smarriti. Senza idolo da venerare. O pastore che gli indichi la via dell'orrore. A sinistra vorrebbero rimanere coerenti e votare per l’arresto, ma intimamente sperano di salvarlo e scelgono il patetico voto segreto. E l’unica loro coerenza rimarrà nei secoli la grottesca e caricaturale imitazione di Fantozzi travestito da Tafazzi.
Il chierico Casini, ormai deus ex machina di questo governo, malgrado una percentuale di voti di poco superiore al partito caccia&pesca, è sdegnato nel suo centralismo che tutto domina. “Così si fa un favore a Grillo!”, tuona. Grillo turba i sonni di questa manica di inetti ed indegni figuri che paiono la succursale più penosa di un Ucciardone impunito. Altro che garantismo di De Andrè, delle puttane, spacciatori ed emarginati della società. Con luciferina abilità, hanno rivoltato il concetto ad uso della più nauseabonda impunità di classe. Non c’è però bisogno di molto, per aumentare il consenso del comico genovese. Basta che rimangano lì, ed uno di questi tizi sfuggiti per caso ad un trattato sul lombrosismo si faccia vedere in faccia. Se poi parla anche, il consenso di Grillo s’impenna.
E nell’immonda cloaca cui ormai è ridotta l’italiana politica riluce come più fugido esempio di sterco fumante, quel chirichetto Casini di cui sopra. Ora forcaiolo con gli occhi striati di sangue. Pochi mesi fa sdegnato garantista per i suoi adepti dediti alla più conclamata collusione mafiosa di stampo vetero-scudocrociato, Totò Cuffaro in primis. E sull’integerrima condotta di Totò “vasa-vasa” avrebbe financo messo entrambe le mani sul fuoco. Le avrebbe perse entrambe come un masochista Muzio Scevola, ma questo è un altro conto. Ciò che interessa è la più bieca essenza indegnamente opportunista dell’ingrigito soggetto pluri divorziato in prima fila nel family-day. Un prestigiatore che veleggia col vento in poppa tra i vari regimi di cui è membro, fiancheggiatore e fiero oppositore, il tempo di un giro di valzer. Pilastro di quello stesso berlusconismo che ha poi voluto bruciare quando non gli serviva più. Un giorno vate delle manette facili, quello dopo dell’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio.
Fibrillazione e smarrimento in seno al partito dell’amore e delle libertà condizionate: dai massoni, ai corruttori, ai mafiosi, fino alle ultime vittime, quelle olgettine che giustamente non vogliono essere condannate per un pregiudizio e definite prostitute, ma eleganti bocchianare fieramente arriviste, mantenute dal sultano. E’ semplicemente disgustoso. Un principio cardine, sposato per i miserabili scopi di piccola bottega politica. Vent’anni dopo i neri missini ripongono i cappi della propria cultura politica e diventano libertari e garantisti. I presunti uomini di sinistra, comprano il cappio al mercato dell’usato. Proni servi vassalli del plurimpiutato sultano satiriaco si scagliano contro i giudici invidiosi e giustizialisti, magari servendosi anche di qualche canzone di De Andrè. Gli uomini di sinistra tifano invece per i giudici, affinché facciano il loro dovere senza essere ostacolati. Fascistoni col manganello sguainato iniziano a santificare il simulacro del garantismo, Marco Pannella. Al Pd, quel vecchio rompicoglioni lì sta proprio sulle balle.
Il miracolo dell’orrore, clamoroso e folle, è completato. Non è il miracolo italiano o la rivoluzione liberale, quella che ha messo in atto Berlusconi. Ma il più clamoroso capovolgimento di qualsiasi concetto, parvenza di principio o credenza politica. Talmente irreale e quasi irridente l’impunità pretesa a costruita come un castello di orrori da parte dell’unto, disposto a passare su ogni legge e principio come a bordo di un caterpillar, dall’aver fatto crollare tutto. Come nei peggiori regimi. E' riuscito nella titanica impresa di far diventare gli uomini di sinistra ferocissimi ed intransigenti aguzzini dei diritti civili dell’imputato. E trasformare chi fino a qualche anno fa manifestava per il carcere preventivo e la reintroduzione della pena di morte, nei nuovi sacerdoti dei diritti civili.
Ci vuole poco, quasi un batter di ciglia, un manipolo di uomini riprovevoli ed opportunisti come la quasi totalità di chi occupa gli scranni del parlamento, per trasformare un sacrosanto principio in miserabile strumento di misero interesse politico, insozzandolo della loro merda.

 
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IL METROSEXUAL (CHI LA METTE IN CULO A CHI?)

Post n°234 pubblicato il 13 Giugno 2012 da chinasky2006
 





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Stamani, in treno, guardo fisso-fisso il mio dirimpettaio. “Sa che forse sono un metrosexual?”, ci dico. “E sti miei grancazzi, no?”, mi risponde lo sfacciato sessantenne con gli occhi perniciosi ed un nido di quaglie in testa. Cinico e sterile, incurante delle nodali questioni su cui il nostro paese s’interroga. “Ma come, non lo sa che anche in nazionale ci sono dei metrosexual? Ben tre, dice un dotto scienziato dedito alla filantropia dei buchi di culo, tale Cecchi Paone. Lo sa, eh?”, insisto. Il vile m’ha guardato, ha fatto uno strano segno rotatorio con l’indice rivolto alla tempia, ed ha cambiato posto.
Ma, personalistiche vicende a parte, la questione metrosexual stamani prendeva gran parte delle prime pagine dei giornali. Più dei bambini usati come scudi umani in Siria. Vuoi mettere? La vicenda è innovativa, solletica la morbosità quasi quanto uno sgozzamento narrato da Salvo Sottile. Mica si tratta della solita starlette o escort che per aumentare i propri affari ci racconta mirabilie acrobatiche prodotte con queste arricchite capre tibetane, in gran parte ignoranti come bestie. Non è una Fico, e nemmeno una fiera Von Culemberg (quella che ha narrato del congiungimento contro natura biblica con i due mandinghi pedatori tredeschi). Il velino pornostar è il cosiddetto “Cecchi Paone”. Ormai, ad ogni mondiale ed europeo calcistico, con svizzera puntualità, questo esemplare di scienziato e dotto professore universitario, convoca i giornali e snocciola le sue percentuali di allegra gaiezza presente nella nazionale di calcio. Almeno da quanto risulta dal suo personalissimo tabellino (sibillinamente chiamato "lo schiappettatoio")
Sembra un Mannheimer con la coda di pavone. Fa le faccette conturbanti, e ci dice che a tirar pedate ad un pallone ci sono un par di recchioni, tre bigusto ed una spruzzatina di metrosexual. Cosa minchia sarebbero questi metrosessuali, mi sfugge ancora. Così come mi sfugge cosa debba esserci di così sensazionale nella notizia che alcuni sportivi siano gay, in minore uguale o maggior percentuale rispetto ad un congresso politico o un concerto hippie. Insomma, lo scienziato la getta lì. Immagino debba essere un tarlo tremebondo il suo, una cosa da far venire una colica renale a Freud. Lo vedi innanzi allo schermo che emette gridolini d’eccitazione nel guardare quei fusti in mutande aderenti. E li immagina tutti omosessuali, ulula godurioso e si trastulla come un bonobo. Vede rituali orgiastici, grovigli umani e configurazioni lacoontiche, ovunque. E proprio non si tiene dal dircelo.
Con quel pudore ormai sopito della diva di ottant’anni in vena di rivelazioni, una tizia pagata per scrivere libri censurati o una Fico, il nostro rivela come una cinciallegra come agli altri piace scopare. Drogato di outing altrui compulsivo. Contento e fiero. Esibizionista come un intellettuale velino che vuol sconvolgere dicendo banali amenità. Fa leggera trombetta, e continua, da perfetta checca bizzosa ed isterica (perché non lo vedo assolutamente gay, semmai finocchio di pensiero) a raccontarci i dettagli. Ha avuto delle esperienze personali con uno di essi, forse con due. Statistiche alla mano, pare che un uomo su dieci sia omosessuale. Con rapida operazione di tabellina il Cecchi, senza paura d’esser smentito dai numeri, dice che nella nazionale italiana sono almeno due su ventitrè. E’ un fine matematico, il Pavone. Che poi il calcolo statistico preveda che possano anche essere tutti e ventitrè ossobuchi o nessuno di loro, è altro conto.
Le rivelazioni del frinente uomo di scienza e di culi con la coda di pavone, hanno catenato interrogativi, voci, ridde, e persino richieste. Pare infatti che molti statistici lo abbiano richiesto come “tester umano” di frociaggine. Ovvero, adeguatamente camuffato con parrucca color arancio (perché ormai i gay quando lo vedono, per evitare di ritrovarsi sulla prima pagina del Gazzettino, scappano a gambe levate), s’insinuerà tra i lavoratori di una data azienda, stabilendo con perizia quanti siano gay, quanti metrosexual e a quanti piaccia la senape. Un’opera monumentale. Rivoluzionaria. Lo scienziato filantropo donerà il suo culo alla scienza, facendoci finalmente capire se ci sono più omosessuali tra i fiorai o tra i bitumatori di strade, tra i minatori o tra i ballerini di bolero.
Puntualmente imbeccato da un giornalista al limite della circonvenzione d’incapace, lo scemo del villaggio Antonio Cassano si lancia in filosofiche questioni junghiane: “Ci so’ froci? Fatti loro”. Fino alla primizia surreale: “Se penso quello che dico, sai il casino.”. Già, operazione ardimentosa. Ti aspetti buone maniere da Cassano? Illibatezza in Selen? Competenza politica nella Minetti? Intelletto in Gasparri? Moderazione nella Santanché? Verità in Berlusconi? Ad un tratto lo sconcerto mi assale. Sbigottimento. Terrore per le miserie umane. Per cosa, si chiederà qualcuno. Per il goffo scivolone di un calciatore ignorante come una capra che cade nel tranello di un giornalista in vena di fare del sensazionalismo sulle frescacce di una checca che solo vuol sbalordire inventando minchiate banalmente verosimili? No, un po’ per tutti.



 
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HO NELLA TESTA LE IDEE PAZZE, PAZZE ASSAI

Post n°233 pubblicato il 07 Giugno 2012 da chinasky2006
 





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Il monarca defenestrato passeggia meditabondo nella “stanza dei sospiri” del manicomio personale creato in villa. Poi si ferma innanzi alla finestra e scruta l’orizzonte baciato dal suo fratello sole. Tira un lungo sospiro d’angoscia, quindi scampanella ferocemente. Accorrono Vespa, Cicchitto, Alfano, Bonaiuti, Gasparri, Minzolini e tutta la ciurma al completo che sostava nella stalla attigua da una settimana, al freddo e al gelo, in attesa di un divino cenno superiore. Il messia è accigliato e pensieroso. Nel manicomio ad personam non può più tenersi alcun bungabunga. Un’altra serata da overdose di viagra potrebbe essergli fatale. Così hanno sancito i luminari della medicina che continuano a monitorarlo 24 ore su 24. Subito i servi della gleba danno inizio ad uno spettacolo naif, a mo’ di palliativo, facendo partire un miracoloso congegno con dei pupazzi-matrionetta in topless che danzano al centro della pista. Su consiglio dei medici, entra in scena una Santanchè in sexy guepierre che mima una specie di spogliarello burlesque anni ’40, col conturbante sguardo spiritato ed ipertiroideo. Utilissimo deterrente all’eccitazione per i casi più gravi di senile satiriasi, dicono. Il sultano balza in piedi, sdegnato. 
“Ma chi è costei? Che ci fa questa vecchia orrenda sul palo della lap dance della sobrietà?”.
Lupi, da buon chierichetto, prova a dire una pietosa bugia bianca: “Maestà, ma è la vincitrice del concorso intercontinentale di burlesque elegante e delle libertà…”.
“Ohè, ciellino citrullo dei miei stivali, mi gratti le palle piuttosto…mi crede un rincoglionito forse? Tengo alla mente tutte le 1926 concorrenti che si sono esibite e i voti, severi ma equi, che come giudice sommo ho dato loro. Giudizi da buon padre di famiglia. Ci ho tutto a mente: vitali misure, tette rifatte o meno, culi a mandolino o a pera, labbra da boccaglio, peli pubici assenti o meno, capacità fellatoria, predisposizione anale, orientamento alla spagnola, elasticità della vulva, gestione della pecorina…sempre nella sobria eleganza. Insomma, viscido pretino sciocco, vuole darla a bere a me sulla topa?”
I luminari sono sconcertati, sgomenti. Il messia è ormai fuori di melone, ma quando si tratta di passera conserva ancora una lucidità luciferina. Diabolica. Un caso unico al mondo. Ecco allora che, un po’ sdegnato, il tiranno ordina che la Santanché venga gettata nella piscina degli squali. Ma, sebbene affamate, le bestiacce si rifiutano di cibarsi delle sue carni al polistirolo radioattivo. Spaventati dalle sue urla provano a suicidarsi. Affogando.
Il despota
 è però ancora inferocito. I numeri parlano di un calo di consensi epocale. “Inetti, scioperati, buonianulla. Sono bastati due mesi di mia assenza dal video, ed ecco quello che siete stati capaci di fare. In pochi mesi avete distrutto la mia ventennale opera. Dovrei farvi fucilare tutti nel petto per diserzione.”.
Due vallette in perizoma gli porgono un block notes, e lui inizia una prodigiosa analisi di politica, degna del miglior statista della storia italiana.
“Infedeli servitori, tengo le idee pazze nella capa. Idee pazze, ma pazze assai. Cose che rivoluzioneranno questo ambiente di vecchi e grigi politicanti che mi ripugnano!”. Passano due secondi, e ad un novantaseienne senatore Pdl scoppiano le coronarie e vola via il parrucchino. La colonna vertebrale artificiale frana orrendamente, ed il messia cade all’indietro. Un drappello di infermieri provvede ad imbustarlo, ed eccolo nuovamente col sorriso smagliante. Lucidissimo e brillante. Tra gli adepti regna un silenzio religiosissimo, appena interrotto qualche sinistro rumor di pugnetta frugale. E’ Scilipoti che per mostrare la sua gratitudine, osserva il messia e si masturba in estasi mistica innanzi alla sua luce.
“Dobbiamo agire con solerzia, ora. Niente è ancora perso. Le mie idee rivoluzionarie e pazze lasceranno di stucco questi cadaveri della sinistra…perché sono un genio assoluto, unico, inarrivabile, immortale, centosei volte più intelligente di Gesù Cristo!”. E’ all’apice dell’invettiva, il sultano. I luminari della medicina preparano il siero vitale. Ma quello è inarrestabile.
“Dobbiamo risolvere questa situazione di crisi. E’ una crisi gravissima, la più dura da seimila anni a questa parte, terribilissima assai. Solo degli incoscienti potevano negarla, e noi siamo responsabili e moderati”, chiosa con un'espressione di tristezza responsabile.
“Scusi, ma i ristoranti non erano pieni?” strilla un operaio dell’Italsider abilmente infiltratosi. Lo sventurato è prontamente bloccato dal buttafuori La Russa, che per compiacere il monarca si lancia: “Glielo sgozzo adesso, innanzi a lei, mio Duce?”.
“Lo lasci stare, noi siamo dalla parte dei poveri, oppressi e cenciosi!”. Udendo quelle parole, un vescovo pedofilo sviene per la cristiana eccitazione baciandosi l'anello con diamante di 6 chili.
Silvio il giovane prosegue, instancabile:
“Anche i miserabili casi umani, maleodoranti e pieni di cimici come questo operaio, devono capire le nostre proposte illuminate. Le cose pazze che ho in mente…faranno stare bene tutti. No, no…non è la sconfitta della morte terrena e del cancro, quelle sono cose già vecchie, quasi realizzate. Per me che tengo i trigliardi sicuramente…”.
“hahahahahaha”, i seguaci non si tengono.
Poi ancora la voce orrendamente gracchiante dell'operaio senza denti: “Ma che minchia vuole fare, buffone! Ce lo dichi, no?”.
“Lei mi sembra livoroso, l’ha scritturata Santoro per denigrarmi, forse?...io però non ce l’ho con lei o con i suoi simili. Anzi, la mia proposta verrà incontro anche a voi, comunisti invidiosi e poveri in canna…”.
“Ce la dichi, ce la dichi!”
 fanno i servi in coro, ormai incontenibili.
“Io, e vi prego di non darlo ancora alle stampe perché sarà soggetto ad ulteriori approfondimenti e migliorie…stavo pensando ad una nuova edizione di “Colpo Grosso”, per alleviare gli animi della gente oppressa dalla crisi e far divagare la mente a chi non si può concedere nemmeno delle cene eleganti!”
Piovono applausi mai sentiti, per quest'atto di geniale rivoluzione liberale che porrà fine alla crisi.
“Lei è un genio assoluto!”, urla Ferrara vestito da rapperonzolo.
“Ma non è tutto, servi della gleba. Voglio che stampiamo tanti soldi per i cazzi nostri. Soldi, soldi soldi a garganella. Con gli elicotteri passeremo nelle zone della suburra e li getteremo agli affamati, e col resto faremo ripartire la economia!”. Ora l’esaltazione è ai massimi livelli. I devoti si lasciano andare in balli, urla, spogliarelli improvvisati, inni alla bustarella, cori da stadio in onore dell’evasione fiscale. Qualche mafioso spara dei colpi di lupara in aria, una ventina di piduisti si levano addirittura il cappuccio.
"E non è mica finita, vischiosi sottoposti. Io, nella mia mente pazza e visionaria, tengo anche l’idea per il nuovo nome del partito: NOI SIAMO LA ITAGLIA PULITA".
Grasse risate, ed altre quadriglie tra gli astanti.
I luminari, sentita l’ultima, se lo portano via a braccia. E confabulano tra di loro: “va bene, facciamolo parlare di topa ora…”.



 
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UNA MERDA SECCA COL ROSSETTO

Post n°232 pubblicato il 26 Maggio 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006



Odo in lontananza un eco di sirene, portatrici di sinistri presagi. Poi mi dicono che a quell’ora è prevista la conferenza stampa tra il giovane unto dal Signore ed il suo discepolo Alfano, e tutto torna. Titolo premonitore dell’incontro con la stampa “I senza vergogna”.
E’ bene ritornare agli esiti delle ultime consultazioni, per capire il senso dell’insensata e disgustosa trovata. Il Pdl, travolto da scandali, inettitudine, mignotte e corruzione, ha subito una batosta clamorosa, epocale. Da primo partito d’Italia ad una specie di succursale del “partito dei pensionati (ricchi)”.
Nottetempo a Villa Grazioli, in una pausa delle competizioni burlesque (si disputavano i quarti di finale ad eliminazione diretta con la vincente direttamente in semifinale e nel lettone di Putin per due mesi, imbavagliata), si tiene un importante summit. Presenti gli altissimi vertici del partito. Alcuni senza mutande. Svetta La Russa, eccitato per il trionfo di Beppe Grillo. Anche altri smarriti ratti transfughi del “partito dei moderati talebani dell’amore a pagamento, meglio se minorile e contro tutte le invidie dei giudici comunisti e venduti” (una ipotesi per il nuovo nome del partito), si scoprono simpatizzanti, tessendo le lodi del comico genovese. E’ un delirio fatto di smarrimento e paura, tipico del riciclato fascista codardo. I fautori delle più bieche e vischiose nomine politiche a massoni, mafiosi ed escort, ora santificano la “grillina” nomina di assessori per curriculum. Come immacolate vergini scese dal pero, scoprono la bellezza di campagne elettorali da tremila euro, del movimento 5 stelle. Quelli che per anni han mangiato centinaia di milioni di euro, pubblici, per le proprie propagande e che tremila euro eran buoni solo per una mezza pippata di coca, tre pasticche di viagra ed un rapporto non completo con una escort dominicana. Ora sono illuminati, folgorati. Avete presente una maleodorante merda, cui si prova a mettere un rossetto? Sempre merda rimane. E puzza anche tanto, perché i nasi non sono più turati. Si accresce solo il senso del patetico.
Lo hanno capito tutti. Tutti meno il povero ominide pazzo. Nel manicomio interno a Villa Grazioli dove vive da mesi, agita i pugni in aria. Dopo una simile debacle elettorale, ed appurato che il partito dell’idolatria senza l’idolo è un partito morto, annuncia di voler tornare in campo dando una scossa al tutto. Nuova pettinatura (si pensa ad un giovanilistico toupè color mandarino). Ma soprattutto, nuovo nome del partito. Favorito “Si-Amo l’Italia”, dall’appeal conturbante per l’orgoglioso elettore italiano over 86 giacente in ospedale ed incapace d’intendere. Ma non si esclude nemmeno “Facciamola girare sta patonza” che farebbe presa negli ambienti più intellettuali delle destre. Poi, siccome ci vuole anche polso e nerbo, epurazioni per i responsabili della catastrofe. Un solo nome: Sandro Bondi, spedito a comporre catacombali sonetti in Siberia. Punito per l’aria triste che ha poco appeal, e quel giovanile vizio di comunismo. Dopo un periodo di riflessione, se redento, potrà essere riassunto ed impiegato nella superiore attività di “co-azionatore pompetta dell’amore” a quattro mani assieme ad Emilio Fede.
La Santanché, alla notizia della ridiscesa in campo, è eccitatissima come una fan dei Take That. Esala un urletto, si leva le mutande e le lancia in direzione del suo mentore. Ferrara vestito da marinaretto mangia due chili di fagioli con la trippa e scorreggia come un ippopotamo con putrescenti disturbi intestinali. La Minetti si alza in piedi, aggiusta le tette di gomma e posato “Vanity Fair”, dà il suo competente contributo: “Dobbiamo uscire dal governo del Monte. Questo anziano mette le tasse a tutti, le gente sono scontenti, poi ma che tristezzaaaa ohhh, manco una festa! E’ proprio anziano sto stufoso. La crisi non c’era prima con noi, c’è stata dopo con l’altro che però sostenevamo ma senza stare d’accordo collui, eh!, questi sono invidiosi e basta. In soldoni, la crisi l’hanno briffata loro, cazzo! Stavamo bene, di lusso anche. Noi siamo l’amore che vince sempre.”. La mancata ministra dell’economia (d'un soffio) imbroncia il muso, si risiede e torna alle sue letture colte. Stavolta sfoglia “Novella 2000”. Poi passa a “Chi”. Quindi domanda alla Gelmini se è previsto un gettone di presenza o una busta, per quel vertice.
L’anziano despota si chiude in cogitazione politica ciucciando la gommosa tetta di una smandrappata moldava. Assieme al fantoccio Alfano preparano la parte, come due maldestri attori del Bagaglino. Il Messia scatta in piedi, come folgorato da ispirazione divina. “Ci sono! Ci vuole il Presidenzialismo alla francese! Ed io sarò il nuovo presidenzialismo totale galattico e supremo!”. Applausi estasiati degli adepti. Qualcuno s’inginocchia sbattendo ferocemente le rotule sul marmo di murano. In conferenza, lo spettacolo è delirante. Pur in un clima adeguatamente austero, con la camera del manicomio personale circondata da libri finti, il presidentissimo strappa spontanee risate. E quando, in un silenzio agghiacciante Angiolino Alfano fingendo di sbagliare chiama il suo mentore “Presidente della Repubblica” con una boutade provata in camerino 106 volte, il silenzio si fa irreale. Imbarazzato. Il Divino mostra un certo compiacimento. “Si poteva recitare meglio questa”, penserà tra sé e sé, in quel che rimane di un cervello devastato dal viagra.



 
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