RISVEGLIO INTERIORE

IL MEDICO PIETOSO


Osservando la confusione che regna intorno a decisioni da prendere per fare fronte alla realtà, anche drammatica, dello sbarco incontrollato, invasivo, dei profughi, forse è il caso di fare alcune osservazione non conformi a logiche che sembrano scontate, obbligate da remore solo esteriormente buoniste, umanitarie. Come sempre di fronte a certe situazioni imbarazzanti, difficili, c'è la paura di dire "no", temendo di apparire cattivi, incivili... Quel "no" motivato e consapevole come quello che i genitori non sanno più dare ai figli, con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Un "no" che non è escludente, definitivo, discriminatorio, pregiudiziale, ma semplicemente condizionato dal buon senso, dalla necessità, non dalla ideologia. temendo di apparire cattivi, incivili...Quando questo "no" è onesto, realistico e non è un mero riflesso di una chiusura d'animo, paura del diverso, può essere espresso con schiettezza. E' un "no" legittimo quando è aperto e favorevole ad essere rimesso in discussione appena si vanno a creare le condizioni per offrire un autentico e non ipocrita "sì". Bisognerebbe dunque non farsi determinare dai sensi di colpa, da un buonismo di maniera. Ciò non nega la disponibilità all'accoglienza, ma vuole solo offrirla in modo degno, non subirla in modo ricattatorio. Quando c'è forzatura, superficialità nel valutare le conseguenze delle scelte, sotto i molti aspetti che queste comportano, si creano le basi per un conflitto in tempi successivi. L'integrazione coatta è foriera di disagi per tutti. Disagi economici, sociali, umani.L'ambiguità è sempre fonte di guai. Condivido quel che ha detto qualcuno: se c'é un emorragia... prima fermi il sangue, poi analizzi e si cerca di capire come ricondurre il sistema in un buon setup.Mi sembra molto sensato. Non ci si può far guidare nella cura dalle ideologie umanitaristiche. Prima si ferma l'emorragia... con la chiarezza e determinazione che sa che quello è il primo e necessario passo per la risoluzione seria del problema. Poi si procede per gli interventi opportuni, ovviamente in uno spirito umanitario. La retorica dell'accogliamoli sempre e comunque non mi sembra un modo responsabile per affrontare il grande e scottante problema.Trovare furbeschi escamotages per non stare di fronte alla cosa con una determinazione che è sostenuta da principi di regolazione e gestione del fenomeno ben chiari, è frutto solo di una demagogia buon pensante che non sa guardare più in la del proprio naso. Dunque, questo per me non il momento dei non so, dei mezzi "si", dei mezzi "no". Si prendono decisioni forti, coraggiosamente,onestamente: prima si ferma l'emorragia...!E' sempre bene ricordare che il medico pietoso fa la piaga cancrenosa.