RISVEGLIO INTERIORE

INDIPENDENZA IMMAGINARIA


Si nota spesso la pagliuzza negli occhi degli altri e non si ci accorge della trave nel nostro occhio. Parafrasando la metafora: si vede la dipendenza degli altri dai maestri e non ci si rende conto della nostra, del nostro coprirci dietro le loro espressioni camuffate da un non definirsi in tal senso. Forse allora c'e meno ipocrisia in chi dichiara apertamente di seguire l'insegnamento di una scuola o di un maestro spirituale. Tra l'altro, non posso che rilevare una contraddizione quando poi noto l'impellente bisogno di usare sempre risposte di autorevoli personaggi nel mondo del neoadvaitismo ai quali ci si appoggia per suffragare i limiti della propria realizzazione. Evidentemente, questa non ancora è ben metabolizzata in sè e trasformata in buon senso comunicativo per essere recepita come autentica. Se non si tiene presente questo rischio ci si può avvitare nello spirito settario, autoreferenziale, chiuso nel proprio piccolo orticello ideologico. Alla faccia dunque dello sbandierare l'indipendenza dai maestri, quando poi ci si propone, indirettamente e nascostamente come tali, solo in modo diverso. Mi piace l'affermazione di un amico il quale scrive che ad un certo punto del cammino interiore si comprende che "non c'hai piu niente da cercare.. ma non da trovare..." Ciò mi risuona come punto fondamentale, oltre che come esperienza diretta. Aggiunge anche questo aspetto basilare, che condivido, rispetto al comunicare presumendosi fonti d'impersonalità, perchè altrimenti "non vi è il completamento nel ridiscendere nell'incarnazione e nelle sue "imperfezioni" ma si rimane sospesi in quel credersi risvegliati pur spacciandolo un attimo dopo per nessuno che parla che vede.E' questo paradosso stesso che li lascia vivere in questo limbo senza nessuna vera integrazione dell'Esperienza nella realtà relativa".