RISVEGLIO INTERIORE

UNIONE SENZA INTERMEDIARI


Tutto sembra opporre il devoto al mistico. Ad esempio, "la devozione spinge a compiere quante più buone opere possiamo, mentre il mistico, anche quando è agli inizi, è invitato a lasciare agire Dio. Caratteristica del devoto è l'attività, o meglio una sorta di iperattività, in quanto egli deve dedicarsi a un maggior numero di pratiche e di opere. Il mistico si trova invece subito sulla via di una passività che non farà che aumentare. Sin dal principio i testi mistici sottolineano la relatività e l'inaffidabilità degli atti di religione. Proprio questo è il rimprovero che i devoti muovono ai mistici, di trascurare preghiere, meditazioni, pratiche ascetiche. Si nota persino che minimizzano l'importanza al ricorso ai sacramenti e sono indifferenti alle esigenze morali e alle verità dottrinali. Insomma, non hanno "religione". Se la devozione si propone come eccellenza della religione, la mistica pare basarsi sulla sua assenza. L'ateismo di cui vengono accusati i mistici indica proprio questa mancanza di religione. Mistica e devozione si oppongono alla radice. La religione, e a maggior ragione la devozione che pretende esserne la realizzazione, forniscono proprio i mezzi per "legare" a Dio, laddove la mistica si presenta come la via dell'unione senza intermediari. È in questo senso una negazione della componente religiosa. Il fatto che alcuni periodi storici vedano svilupparsi parallelamente due forme così distanti fra loro, devozione e mistica, sta a significare che ad una stessa crisi vengono opposte due risposte diverse. La devozione traduce l'unione col divino attraverso l'annullamento di sé in termini di relazione, cioè di religione. La mistica, cruciale esperienza del vuoto di mezzi della religione, ne fa totalmente a meno nella spoliazione più radicale" (Joseph Beaude, op.cit.). tratto da: www.mistica.info