RISVEGLIO INTERIORE

IN ATTESA DEL GIORNO DEI "MORTI"


Non so ben spiegare, non saprei rispondere in maniera definita, se temo o meno la morte. Paradossalmente, è come se vivessi due livelli di coscienza simultaneamente: uno più periferico legato al senso dell'ego che si preoccupa di una eventuale malattia, che ha paura del dolore, della non autosufficienza, ed un altro, invece, più interno e profondo, essenziale, direi impersonale, che non ha nessuna paura della morte. Queste due dimensioni convivono... quotidianamente, ed esperimentano le piccole situazioni di “morte” nei vari distacchi che la vita ci mette di fronte. Però vedo che nei momenti particolarmente difficili viene sempre fuori quella qualità più interna, la consapevolezza testimoniante, una comprensione più acuta, ed allora ogni paura si attenua, sfuma, scompare. Non posso però sapere come mi comporterò quando mi dovrò confrontare direttamente con la morte; non posso saperlo ora, onestamente. Non voglio essere ideologico dicendo cose che sono inverificabili o semplici suggestioni mentali. So di aver seminato... e in quel momento topico vedrò realmente, sempre se mi sarà possibile, come mi comporterò, alla luce di quello che sento di aver compreso della morte. Vedrò in pratica, solo allora, il reale grado d'arresa... a quel Mistero che ci ha creati e che ci riassorbirà. Vedrò se sarò in grado di accoglierla con un sorriso, come mi auspico. Intanto cerco di vivere bene, al meglio di cui sono capace, il quotidiano esserci, consapevole che la morte è una compagna di viaggio.