RISVEGLIO INTERIORE

GODERE NELLA SEMPLICITA'


Quando si è realizzato, in una situazione di necessità o penuria, che sono veramente le dimensioni fisiche essenziali, come la fame e la sete per esempio, a farci apprezzare sia il semplice pane che l'acqua fresca, si può comprendere, per analogia, che l'abbondanza e l'eccesso, all'opposto, non possono che toglierci il senso dell'appagamento intenso. Questo vale anche per la salute che si apprezza di più quando viene a mancare, come tutti sanno. Ecco perchè spesso la scontentezza, l'insoddisfazione, la noia, la caduta del desiderio... pervadono chi ha tutto ciò che vuole, facilmente, senza sforzo, senza conquista. Se ne deduce pertanto che è piuttosto la sobrietà a mantenere vivo il senso del godimento, il gusto per le semplici cose, un sano e permanente stimolo desiderante, una voglia di vivere non sostenuta artificiosamente. E' solo l'appetito reale, sia fisico sia psichico, che dà piacere, che fa assaporare l'esperienza, quando accade; non è l'avere sempre a disposizione quel che si vuole. Per cui, non è nel avere tutto e sempre che fa godere, che sazia, ma è l'avere inaspettato, quello che ci coglie di sorpresa. E ciò succede con maggior possibilità quando si vive nella frugalità, quando la semplice aspettativa di una cosa realmente legata ad un bisogno vero trova soddisfazione. Questo è una sorta di segreto di pulcinella riguardante la legge della mancanza - sempre sia relativa, ovviamente - che la mente avida raramente riesce ad intuire. I semplici, in genere, conoscono questo segreto ed è per questo che si accontentano di ciò che hanno, di ciò che provvidenzialmente arriva.