RISVEGLIO INTERIORE

DIPINTI ARCOBALENO


Non mi sento di rimproverare gli occidentali che udendo le storie di Buddha e dei siddha indiani che ricevevano gli insegnamenti sull’essenza della mente e sul ‘non fare’, pensano: “Siamo tutti uguali, in realtà non c’è nulla da fare. Tutto va bene com’è". Onestamente non è facile arrivare a un punto di vista corretto. Occorre stabilire un rapporto con un vero maestro e avere la necessaria intelligenza, poi dedicarsi all’intero corso della pratica. È molto più facile fissare i benefattori con gli occhi spalancati e guardarsi intorno con aria da dzogchenpa. La maggior parte delle persone che si comportano cosi sono, in realtà, ciarlatani. Spesso non possono fame a meno: senza una certa dose di disonestà sarebbe difficile cavarsela e raccogliere donazioni. Mostrare di essere un semplice praticante e mantenere una posizione modesta non avrebbe successo; chi si accorgerebbe della nostra realizzazione? Un lama di umili origini, con un debole per la fama e il benessere, deve mostrare una certa ostentazione, specificare quanti lignaggi e insegnamenti possiede, quanto tempo ha trascorso in ritiro, quanto è speciale la sua realizzazione, come ha sottomesso divinità e demoni, e cosi via. Allora tutto può accadere: si può essere circondati da sciami di benefattori e seguaci, come un pezzo di carne marcia coperta di mosche. Sì, è vero, onestamente in Tibet c’erano più falsi lama che onesti praticanti. dal libro: Dipinti di arcobaleno. L'essenza del Tantra, Dzogchen e Mahamudra. Tulku Urgyen Rinpoche - Edizioni Astrolabio Ubaldini