RISVEGLIO INTERIORE

PERFEZIONE NATURALE


La tendenza abituale è immaginare che il nostro compito sia di migliorare le cose, migliorare noi stessi, migliorare il mondo. C'è la propensione a ritenere che, se non fate qualcosa, non c'è miglioramento. Ma lo dzogchen inizia con questa affermazione secondo cui tutto è sin dal principio perfetto, cosicché non c'è nulla da migliorare. Se avete esperienza di una qualsiasi arte creativa, converrete che quando dipingete o scrivete una poesia o create un vaso, e volete migliorare ciò che avete fatto, allora ne viene fuori un pasticcio. Dobbiamo avere fiducia nella nostra relazione intuitiva con la cosa, che ci fa dire: «Oh, è perfetta!», e fermarci lì. Lo dzogchen riguarda lo sviluppo di un'intuitiva relazione estetica col mondo. E qui il mondo include noi stessi, il mondo in cui cerchiamo di rilassarci, di lasciare che ogni cosa diventi libera. Ma ovviamente non abbiamo bisogno di lasciare che ogni cosa diventi libera, perché è già libera; tuttavia immaginiamo che non lo sia, così cerchiamo di renderla libera. È difficile imparare ad abbandonare lo sforzo inutile, perché gran parte della nostra identità si basa sull'attività, sul fare cose. Cerchiamo di sperimentare la nudità. La semplicità della perfezione naturale delle cose è la ragione per cui non c'è bisogno di alterarle in nessun modo. Così lo stato d'animo è più rilassato. Il cuore della pratica dzogchen è la consapevolezza e, se siamo consapevoli in ciò che facciamo, non ha molta importanza ciò che facciamo.   Dal libro: "Esserci" di James Low - Ubaldini Editore