RISVEGLIO INTERIORE

Competendo si può perdere... anche l'anima


L'atteggiamento competitivo, sebbene possa migliorare le prestazioni, anche se non è aggressivo e sembra positivo, quasi sempre accresce l'egocentrismo di chi ne fa uso.Perciò, da un punto di vista spirituale, è fondamentalmente deleterio. Si può crescere per se stessi, nelle proprie abilità e capacità, senza il bisogno di confrontarsi necessariamente con gli altri.Possiamo fiorire comunque nell'unicità che ci contraddistingue, senza per questo misurarci nella competizione. La competizione esaspera e incentiva la divisione, nonostante venga mascherata da intenti positivi.Questa attitudine egoica, se sviluppata a vari i livelli e in tanti campi, intossica le relazioni e l'etica, oltre inquinare il senso di unità che invece dovremmo sviluppare per vivere insieme in modo più cooperante..E' andato in gran parte perduto lo spirito del gioco non competitivo, divertente e creativo, fine a se stesso, per far posto alla mania crescente della competizione, della performance sempre più estrema, del volere essere meglio degli altri. Questa purtroppo è una malattia dello spirito che va risanata al più presto: pena l'aumento della conflittualità e dell'inimicizia fra individui, gruppi e nazioni. Non è vero dunque che c'è una sana competizione e una malata, perché entrambe , seppur in varia misura, portano in sé il seme dell'orgoglio, della vanità e della presunzione che in sostanza sono i pilastri che sostengono l'ego, il quale crea il malessere dell'anima.