RISVEGLIO INTERIORE

QUANDO RICONOSCO LA MIA RABBIA...


Una volta, quando sorgeva in me l'aggressività, ciò era quasi sempre
accompagnato dal pensiero che fosse l'altro ad aggredirmi. Poi ho imparato ad osservarmi con più attenzione.Infatti ora noto, dall'aspetto dei miei pensieri, quando mi sento arrabbiato o minacciato, che essere aggressivo e sentirmi aggredito sono un'unica cosa nella mia mente coinvolta in quel processo.Per cui ho capito che se sono in grado di sentire la mia aggressività è molto più difficile che sia aggressivo. E' stato veramente importante imparare a non reagire immediatamente all'aggressione dell'altro con un'altra aggressività.Ho compreso che quando sono pienamente presente sento molto meglio la mia reattiva aggressività. Posso allora sentire l'altro dentro me, sentire la sua sofferenza di sentirsi a sua volta minacciato. Percepisco maggiormente la sofferenza dell'essere aggressivo. Per cui tendo a rispondere alla sofferenza del mio interlocutore piuttosto che alla sua aggressione.Come accusatore invece sono portato a sentirmi aggredito senza sentire la mia aggressività. Interpreto il mondo come ostile invece che come sofferente. Questa interpretazione mi spinge a costruire un mondo effettivamente aggressivo poiché la maggior parte dei miei interlocutori tende a reagire altrettanto automaticamente con aggressività alla mia aggressività.E' come un oggetto nello specchio che si riflette all'infinito in una sala di specchi: questo è il meccanismo di fondo dell'aggressione generalizzata.Ora non reagisco più in questo modo. Posso soffrire sentendo la sofferenza di chi mi aggredisce, cercando di evitare di venire rinchiuso nella trappola dell'ostilità senza poterne trovare l'uscita.Quando sono consapevole posso anche avere pensieri aggressivi ma, per l'appunto, li riconosco subito come tali. Non do loro più energia, alimentandoli con la giustificazione.So che si tratta di semplici pensieri, non sono portato ad obbedire loro meccanicamente. Inoltre, la conoscenza che ho dei miei pensieri arrabbiati, mi permette di comprendere empaticamente i pensieri di chi mi aggredisce con parole o con azioni, perché capisco che egli non sta vedendo i suoi pensieri con la stessa consapevolezza che ho io in quel momento.L'errore che posso invece compiere quando sono aggressivamente inconsapevole è il non mettere spazio tra me e le mie emozioni. Credere che il mondo ostile che proietto sia reale. Piuttosto di provare compassione per la sofferenza dell'altro, m'immagino che egli gioisca per la mia, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Anche se  l'irritazione a tutt'oggi  è sempre possibile, invece di accusare l'altro della mia sofferenza e aggredirlo, trovo molto meglio far sorgere in me una sana risposta alla rabbia, attraverso la coltivazione della calma e della compassione, che poi sono i frutti primari della presenza della consapevolezza. L'importante è dunque comprendere con chiarezza che non vi è consapevolezza reale senza compassione, come non vi è compassione senza consapevolezza.