RISVEGLIO INTERIORE

La sofferenza è disarmonia


Se noi ci identifichiamo con la nostra sofferenza, siamo totalmente invasi e cerchiamo di difenderci come meglio possiamo, ma con pochi risultati effettivi. La sofferenza, invece, ci può permettere di comprendere che non siamo ciò che è sofferenza: noi siamo, in qualche maniera, i conoscitori di questa sofferenza. Questo è un punto di grande significato. Quando lasciamo che la percezione della sofferenza sia totale, a quel punto c’è una presenza sensibile e la pura sensazione di dolore. Applicando l’osservazione al nostro corpo ci rendiamo conto che osserviamo l’immagine che abbiamo di esso. Allora abbandoniamoci, rilassiamoci e lasciamo emergere una percezione sempre più profonda, nitida.Possiamo dire che allora incominciamo a liberarci di gran parte della sensibilità. La sofferenza, come la sofferenza psichica è uno dei segnali indicatori che ci permette di collocarci. Quando tutto fila liscio, pacifico, tutto sembra naturale, crediamo di averne diritto. Ma prima o poi fa irruzione la sofferenza che ci spiazza o sconvolge, ma ci dà anche la possibilità di situarci in un’ ottica diversa.E’ unicamente questa ottica, questa reale centratura che rappresenta una posizione liberatrice, che ci offre una opportunità per l’eliminazione del dolore psichico, in modo che l’organismo corpo mente ritrovi, di nuovo, il suo equilibrio, dato che la sofferenza non è, in sostanza, che la rottura dell’Armonia.Ogni tentativo di agire chimicamente sulla sofferenza è poco efficace, meramente sintomatico, superficiale.Allora si pensa di farsi aiutare e s’interpella qualcuno per chiedere aiuto, conforto, consolazione… per lenire la sofferenza.Questi, tuttavia, dovrebbe conoscere la natura dei fenomeni interiori affinché possa davvero aiutarci. Se conosce veramente la natura delle cose che funzionano armoniosamente, la sua presenza e il suo ausilio permettono di favorire questa natura a rientrare nell’ordine. Ma è molto importante che noi si assuma consapevolmente l‘attitudine che consente di reintegrare l’equilibrio; perché questo disequilibrio non proviene dalla natura stessa, ma dalla presenza di un senso dell’io, di un individuo identificato con l’organismo corpo-mente. Questa individuo isolato crea il conflitto, la disarmonia. Quando osserviamo veramente la sofferenza ci distacchiamo anche dall’individuo che pensiamo d’essere e in questa posizione che è la nostra essenza, che è presenza consapevole, questa coscienza unitaria permette ad ogni cosa frammentata di ricomporsi nell’ordine, nell’armonia generale.La sofferenza nasce da come viviamo le cose in noi, come se si riferissero ad una idea di noi stessi. In questo modo, possiamo definirla, ma dal momento in cui siamo integrale osservazione, la situazione si riferisce invece alla Totalità. L’osservazione stessa non è né positiva né negativa, è neutra fino ad un certo punto ma, alla fine di processo osservante, ecco che noi ci scopriamo fonte di beatitudine!Per trovare ciò che siamo basilarmente, è necessario perciò prima passare per una osservazione contemplativa dell’oggetto la sofferenza. Quando l’oggetto si dissolve nella osservazione meditativa, noi restiamo assorbiti dall’osservazione. E quando ciò accade, la sofferenza, dolcemente e incredibilmente se n’é và, lasciandoci interiormente guariti da essa. .Video tratto dal film: Conversazione con Dio