RISVEGLIO INTERIORE

Prima l'educazione poi l'istruzione


In questi giorni di fine anno scolastico, leggendo questo libro, ritrovo ben espresse riflessioni che anch'io andavo facendo da tempo, riflettendo sulla nostra scuola, sull'istruzione e sull'educazione. Propongo alcuni spunti che trovo interessanti e, a mio parere, condivisibili.… chi tra gli insegnanti accerta, oltre alle competenze culturali dei propri allievi, il grado di autostima che ciascuno nutre per se stesso? Chi tra gli insegnanti è consapevole che gran parte dell'apprendimento non dipende non tanto dalla buona volontà, quanto dall'autostima che innesca la buona volontà? Chi, con opportuni riconoscimenti, rafforza questa autostima, primo motore per la formazione culturale, ed evita di distruggerla con epiteti e derisioni che, rivolti a persone adulte, porterebbero di corsa in tribunale?Chi si astiene dal mettere a confronto il comportamento di un allievo con quello di un altro, irrobustendo chi è già solido e distruggendo chi è già incerto e mal sicuro? Chi ascolta uno studente con interesse riconoscendogli un minimo di personalità, su cui egli possa continuare a edificare invece che a demolire? Pochi, pochissimi insegnanti nella scuola italiana, a cui si accede per competenze contenutistiche e non per formazione personale, in base al principio che l'educazione è una conseguenza diretta dell'istruzione.… i giovani cercano i divertimenti perché non sanno gioire. Ma la gioia, è innanzitutto gioia di sé, quindi identità riconosciuta, realtà accettata, frustrazione superata, rimozione ridotta al minimo. Che fa la scuola per tutto questo? La scuola svolge programmi ministeriali perché ritiene che il suo compito non sia quello di educare, ma unicamente quello di istruire, essendo l'educazione, nella falsa coscienza dei professori, un derivato necessario dell'istruzione. Ma le cose non stanno propriamente così. E' se mai l'istruzione un evento possibile a educazione avvenuta. E l'educazione non è fatta solo di buone maniere, ma è una lenta acquisizione, attraverso riconoscimenti, della gioia di sé.Tratto dal libro: “ L'ospite inquietante” - Il nichilismo e i giovani – di Umberto Galimberti. Feltrinelli Editore.