RISVEGLIO INTERIORE

L'altro non centra, è un'occasione...


Lungo il mio percorso interiore ho imparato, per quanto riguarda i nostri comportamenti emotivi, che non è mai l'altro che dobbiamo guardare, ma di osservare piuttosto cosa il comportamento dell'altro fa accadere in noi. Con questo, non voglio dire che l'altro non abbia cose da vedersi e da correggere ma che, in una ricerca di crescita interiore, non è quello il nostro problema.Noi, anche in un dialogo o rapporto "difficile" dobbiamo stare sempre centrati su noi stessi, non perderci, non farci fregare dalle nostre aspettative, dalle nostre ideologie moralistiche, dai nostri concetti etici...Nel nostro percorso verso la Realizzazione della nostra Essenza, è bene che incontriamo asperità, delusioni, contrasti, conflitti... affinché si possa imparare sempre meglio a non rimanerne coinvolti, invischiati...L'interlocutore non centra mai con il nostro stato emotivo: è questo il succo di quanto ho compreso nei vari gruppi d'incontro che ho frequentato in passato, attraverso tante esperienze. L'emozioni che ci escono è perché erano già in noi: non è mai l'altro la causa, casomai è solo i detonatore. Questo principio psicologico è basilare.Il fare e il dire dell'altro non ci dovrebbe fare reagire, ma solo prendere consapevolezza del nostro sentire. Perché uno dovrebbe prendersela se la cosa non lo riguarda, se sa che la faccenda davvero non gli appartiene?Quindi, anche se l'altro ci "maltratta" nonostante le nostre buone maniere, le nostre buone intenzioni, la nostra gentilezza, non dovrebbe ne turbarci né amareggiarci: si prende atto che succede così... ma che che comunque noi non perdiamo il nostro centro, la nostra apertura...Casomai, è l'altro che, non vedendo alcuna nostra reazione e constatando sempre la nostra disponibilità, può realizzare un insight e imparare a migliorare le sue capacità di relazione. Allora sì che possiamo essere specchio utile anche per gli altri.E' inutile lamentarsi della mancanza di amore, di amicizia... non serve: questo atteggiamento mostra una dipendenza dall'altro che l'aspirante "Uomo interiormente Realizzato" deve gradualmente superare.Per cui ben vengano liti, contrasti, catarsi e fughe... è lì che abbiamo la verifica della nostra centratura, consapevolezza e compassione.Ecco la necessità di essere sinceri, onesti. In questo modo le nostre periferie ) maschere egoiche) vengono in contatto e possono confrontarsi. Dal dirci onestamente, senza ipocrisie, quel che proviamo l'uno per l'altro abbiamo modo di vedere cosa ci succede dentro: emozioni, sensazioni, pensieri... e diventare consapevoli di quanto siamo identificati con essi. Questo è un ottimo lavoro di discriminazione. Perciò ribadisco che proprio per per questo "l'avversario" diventa di fatto un maestro nel mostrarci i nostri attaccamenti, aspettative, dipendenze, identificazioni...Quando l'ego è a disagio, sta male, è carico di emozioni negative e non può più proiettarle sull'altro perché c'è qualcuno che, continuamente, ci ribadisce che è tutta roba nostra, allora non possiamo contarcela più di tanto, se siamo onesti con noi stessi. Dobbiamo a quel punto evolutivo cambiare registro, se vogliamo crescere e prenderci le nostre responsabilità. Altrimenti si resta fermi al palo con le solite frasi: è stato lui/lei che... è colpa sua se... è la società...E quel"qualcuno" può essere sia un "istruttore" esterno o, internamente, la nostra stessa Consapevolezza ormai matura.