RISVEGLIO INTERIORE

Diventare ciò che si è


Molti immaginano che il miglioramento di noi stessi corrisponda all’essere altro da ciò che siamo, rincorrere un modello ideale, prefissarsi e raggiungere un obiettivo ritenuto vincente dal mondo esterno. Io credo che questo sia un errore. Ritengo invece che la realizzazione psicologica, ancor di più quella spirituale, sia piuttosto l’espansione delle proprie possibilità, l’attuazione delle nostre inclinazioni, l’utilizzo dei propri talenti, il compimento della propria natura.Metaforicamente direi, facendo esempio molto semplice da non prendere alla lettera: se un individuo è psicologicamente o spiritualmente una “tartaruga”, per realizzarsi non deve essere che se stesso: compiersi come tartaruga. Se invece un altro è una “lepre” deve esprimersi al meglio come lepre. Non deve imitare qualcun altro: essere tartaruga e voler fare la lepre quando non ha la possibilità d’esserlo… sarebbe grottesco, non vero, sarebbe senza carisma, soprattutto non sarebbe se stesso. Sarebbe condannato alla frustrazione. E questo vale soprattutto per l’uomo, l’individuo con tutte le sue peculiarità e specificità umane, il quale coscienzialmente è “superiore” all’animale. Egli dovrebbe riconoscere la sua natura essenziale e portarla a compimento. Le sovrastrutture educative, ideologiche, le esperienze esistenziali, lo possono far certamente evolvere… ma è importante che ciò avvenga rispettando quella che è la sua natura primaria, le sue caratteristiche fondamentali. Da ciò rilevo l’importanza dell’ascolto interiore, della percezione corporea, la valorizzazione della sensibilità alle più intime sensazioni per poter seguire il vero intento che ci suggerisce il corpo, che ci sussurra la coscienza, che ci ispira l’anima. Non dobbiamo assolutamente farci condizionare a fare delle cose che dall’esterno ci possono indicare su come dovremmo essere. Nessuno meglio di noi può sapere cosa vogliamo veramente. Dobbiamo però re impararlo, perché l’abbiamo dimenticato. L’imitazione è invece la porta che ci introduce nei reami della mente, allo smarrimento del contatto con la nostra intimità basilare. Il presupposto però per ritrovare la nostra natura essenziale è che ci accettiamo come siamo, senza giudicarci, qualsiasi manifestazione umana ci è dato d’essere: concretamente e semplicemente esprimere una individualità, essere unici come già siamo. Solo su questo fondamento di unicità pienamente accettata potremo dispiegare al meglio tutto il nostro potenziale in modo naturale e armonioso. Ed in questa semplicità riscopriremo quella naturalezza carica d’energia autentica che non fatica ad esprimersi: perché fluisce su una piattaforma psicofisica che le corrisponde, perché non è più divisa fra il dover essere fra ciò che non è, che crede di essere o diventare, e ciò che è realmente nel presente. Per cui Essere sé stessi, accettandosi così come si è, anche se in continua espansione, per me è il naturale compimento.