Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Uscire dalla bolla dell'illusione

Post n°758 pubblicato il 22 Marzo 2010 da Praj
 

Non c’è nulla che sia permanente, ne abbiamo la continua riprova, eppure continuiamo a credere che sia possibile. Abbiamo visto amori e amicizie svanire, abbiamo visto progetti naufragare, aspettative non soddisfatte, desideri trasformati in dolore…
La riflessione che facciamo successivamente è sempre la stessa: “poteva andare meglio se… la colpa è sua però… magari avessi fatto questo invece di quello… se avessi scelto meglio, se avessi ascoltato quel consiglio, quella sensazione…”.  Il tutto sempre con il senno di poi, ovviamente.
Per quanto ci si ostini a credere che ci sarà una volta buona, prima o poi, che ci garantirà una stabilità noi resteremo sempre delusi. Questo vale per qualsiasi ambito noi vogliamo orientare, indirizzare, le nostre speranze. 
E’ amaro constatarlo, ma questa presa di consapevolezza è il primo spiraglio di luce per uscire dal circolo vizioso che ci imprigiona. E’ d’obbligo. Il castello di sabbia dei sogni, per quanto sostenuti dalla presunta maturità derivata dalle vecchie esperienze, è destinato a non durare.
E’ solo questione di tempo. E’ la natura delle cose. L’unica dimensione che è inattaccabile dal cambiamento, inalterata e inalterabile, è  la Coscienza specchio in cui tutta la mutevolezza scorre con un eterno fiume di eventi e di pensieri. E’ lì che dobbiamo trovare la nostra dimora. Allora ogni film che saremo chiamati ad interpretare rimarrà sempre un qualcosa di cui sappiamo che è per sua natura mutevole.
Vogliamo continuare a fare girare questa ruota di dolore, paura e desiderio o provare a vedere se c’è una via d’uscita a questo stato di cose, che ci riporta inevitabilmente al punto di partenza?
Io credo che sia possibile scendere da questa giostra. Quando lo avremo fatto,allora anche amori, amicizie, relazioni, progetti, intenzioni… saranno basati su una centratura che ci permetterà di viverli adeguatamente. Senza i capogiri delle illusioni infrante, senza aspettarci nulla che non sia la fragranza del vissuto pienamente in quel preciso momento. L’unico istante che può creare il successivo in maniera nuova e positiva.
In quella condizione di consapevolezza, seppur con l’abito vecchio, potremo essere realmente uomini nuovi, spiritualmente rinati.



 
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Commenti al Post:
Praj
Praj il 23/03/10 alle 11:46 via WEB
Se tu soffri, non è perché le cose sono impermanenti. Soffri perché credi che le cose siano durevoli. Ti ringrazio per il contributo dato con il commento-post di T.N.H. Namastè, Drolma. :-)
(Rispondi)
Gjta
Gjta il 24/03/10 alle 13:15 via WEB
Scusa, quale sarebbe la differenza fra l'affermare che la sofferenza sia dovuta al fatto che le cose sono impermanenti o dire che la sofferenza è dovuta al fatto di credere che le cose siano durevoli?!? E' il medesimo concetto.. Forse per “penetrare profondamente nella realtà e ottenere una visione interiore liberatoria” Dovremmo per l'appunto cercare di penetrare maggiormente nel senso di quella sofferenza senza fermarci al generalizzare sul fattore “tempo”, perché francamente non credo ci importi nulla della durata delle cose ed affetti compresi, ma della loro veridicità, della loro realtà, del senso dunque. Amo la dolcezza e la compassione che abbondano in TNH ma un'affermazione di questo tipo “non riesci ad accettare l'impermanenza della tua amata, e soffri profondamente quando lei ti lascia” È tutto fuorché un “penetrare profondo nella visione della realtà” quanto invece un fermarsi alla pura apparenza delle cose, anzi, traducendo i rapporti in cose.. “Non soffri perché lei ti lascia a causa dell'impermanenza” ma soffri nel momento in cui ti accorgi che il rapporto di comprensione reciproca non è sempre così facile ad attuarsi. La differenza è.. gigantesca! Non soffri perché lei "muore" -nel caso- ma soffri perché non sai rispondere al senso del rapporto avuto in relazione alla morte fisica.. Le cose sono un tantinino più complesse, seppure semplici nel nocciolo.. [Ed è per questo che da un certo punto di vista sento stretti alcuni approcci buddisti forse più od al pari del rispondere cristiano.. Andare in profondità alle problematiche umane significa non fermarsi di fronte alla paura di entrare dentro il dolore e capire per davvero cosa ci fa soffrire e perché.. Logico che ciò che ne comprenderemo sarà in rapporto al tipo di conoscenza che abbiamo di noi stessi, della nostra interiorità, del senso della nostra vita -individualmente- e dalla nostra capacità di non fermarci ad abbracciare la risposta più facile che la mente per autosalvezza ci pone pronta-all'uso.. Forse prendere in considerazione d ampliare il quadro della visione buddista può darci strumenti d'indagine ulteriori.. Ad esempio, parlare di “impermanenza” scissa dalla consapevolezza che il cuore di quella “Impermanenza” non è che il volto apparente della nostra Natura Essenziale è travisare passaggi fondamentali.. Ecco perché come la trinità cristiana non è scindibile nella comprensione, anche la comprensione di quel “Vuoto” che vuoto non è non può né dovrebbe essere scindibile dal “Vuoto(Essere)-Consapevolezza-Beatitudine” buddista, che singolarmente presi danno luogo a ben differente intendere esistenziale, psicologico e non ultimo, metafisico ] Scusa le molte parole, ma il tema è effettivamente non da poco.. ;-) Grazie comunque per avermi dato uno spunto diretto di riflessione ulteriore.. :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 24/03/10 alle 19:06 via WEB
Wow, che intervento! Vuoi dire che hai lasciato alle spalle una tua vecchia passione come il saggio T.N.T.? Chissà se Drolma è d'accordo con il tuo approfondimento sul tema? Grazie, Gyta... Namastè! :-)
(Rispondi)
 
 
Gjta
Gjta il 24/03/10 alle 21:27 via WEB
Scheeeerziiiiii..?!?!? Il saggio gruppo TNT?!?!? MAI! Quello non posso certo lasciarlo alle spalle.. quasi come “Quello”.. :-D Ancora non so se m'identifico meglio in Geremia o chi altro.. ;-D)) Per quanto riguarda il dolce monaco.. non è il fatto di lasciarsi alle spalle contributi vari ma sono per me.. tali. Per ora l'unico “saggio” che mi segue (?) da venti anni è il caro 'nonnetto Ching' (che peraltro mi ripete sempre le stesse cose!), per il resto.. bah.. non amo nemmeno i miei scritti di 5anni fa figurati se non trovo da criticare pure il resto!!! ;-P Tanto per sorridere.. :-) Ah, sì forse regge ancora Holderlin (era un po' sfigato però forse perciò mi riconosco meglio..) ma non era un “saggio” quanto piuttosto un po' esaltato.. Il mio ultimo amore? Bah.. il primo, “Quello” come direbbe la Guzzanti.. Dolce serata..
(Rispondi)
 
 
 
Gjta
Gjta il 24/03/10 alle 21:30 via WEB
Beh,della Guzzanti era "Quelo" ma fa i stess!! ;-)))
(Rispondi)
 
 
drolma
drolma il 25/03/10 alle 09:59 via WEB
Sinceramente non pensavo che un brano postato solo perchè mi sembrava attinente al post desse adito a così profonde elucubrazioni. Ammiro molto la profondissima e preparatissima Gjta, ma quella frase "se tu soffri non è perchè le cose sono impermanenti ma perchè credi che siano durevoli" secondo me non va analizzata piu' di tanto, mi è piaciuta perchè mi è arrivata dritta dritta al cuore, e mi è sembrata molto vera. Io credo che il buddismo non vada teorizzato, ma che debba essere vissuto, con la guida di un maestro realizzato, possibilmente in carne ed ossa. Un maestro che ti guidi passo passo e che ti faccia vivere i concetti in profondità, che ti porti, anche con la sua energia, a capire l'essenza delle cose. Nel buddismo niente è come appare ed il maestro a questo serve, a spiegarti che i limiti non sono nel buddismo me nella tua mente. Poi lo devi lasciare, perchè anche lui è impermanente. Scusate se il mio parlare non è articolato come il vostro, ma sono una persona semplice e diretta e non so che esprimermi così. Buona giornata a tutti:-)
(Rispondi)
 
 
 
Gjta
Gjta il 25/03/10 alle 10:53 via WEB
Importante è che ognuno segua appunto ciò che sente essere in armonia con la propria natura e col proprio cuore. Le strade della conoscenza e della pace.. possono essere infinite! :-) Talvolta serve la riflessione, c'è il momento della contemplazione, quello del silenzio creativo, l'accompagnarsi col maestro (interiore o esterno) e la presenza interiore nella quale ci si augura di risiedere costantemente. L'importante è saper riconoscere quella “luce” che ci serve. ;-) Buona giornata.
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