gemini

Arcolaio XIV


Nicola annuì pigramente. Un languore assoluto e pervasivo gli stava invadendole membra e conducendo verso un'apatia da intossicato, un'atarassia da indifferenza. Farace non aveva mai toccato sua moglie e tantomeno lo aveva fatto Ferdi. Aveva ucciso una ragazza la cui sola colpa era di tenerloall'oscuro della corte spietata del Principe di Roualt a sua moglie. E aveva cucito insieme i corpi dei due poveri disgraziati mosso non da gelosia ma da un folle amor proprio, Li aveva devastati per orgoglio e arroganzaquasi avesse avuto paura che potessero sfuggirgli, dopo anni che vessava la consorte con i suoi comportamenti debosciati. Non vi era giustificazione e non si poteva impetrare clemenza. Abbassò il capo e sussurrò a Ferdi :"Abbi cura di Annetta." Intanto dabbasso la porta era stata spalancata e passi concitati procedevano lungo le scale interne.Ferdi si era levato in piedi con un'espressione ferma e tanta lungimiranzanegli occhi. Quando il commissario, insieme ai brutti ceffi di Farace e di sua sorella e a un nugolo di gendarmi irruppe nella stanza Li trovò serenamente distesi e impegnati ad accendersi due corti sigari."Dove sta il cadavere?" Imprecò il capitano Aulenti. Il Principe di Roualtsi guardò intorno allibito e subito gridò :"lo hanno fatto sparire!". Furonoeseguite solerti ricerche, ma non fu setacciato né l'appartamento né i dintorni, malgrado le proteste dei due satanassi. In fondo si trattava solo di una serva.Il resto è presto detto: Sia Annetta che il bambino sopravvissero miracolosamente alla furia di Aldovrandi, e quando uscirono dalla clinica il bimbetto fu battezzato Marco. Ferdi si trasferì, non senza scandalo dei vicini, nel palazzo del Dottore mentre quest'ultimo veniva discretamente spostato nell'asilo per alienati di San Benedettodel Vortice. Era stato condannato, con un processo che fece scalpore,a sette anni di cura e reclusione in quel luogo, ma, visto il suo spessoremorale, si contava di recuperarlo, in qualche maniera, alla vita civile.Fu trattato bene e passò il periodo della pena comminata a scrivere un lungo memoriale, che non vide mai le stampe, nonché a curarsi dei giardini della tenuta che circondava l'asilo: era appassionato di giardinaggio. Il Principe di Roualt morì nelle paludi del Lanciano a causa di alcune strane febbri e fu sepolto sul margine delle stesseper evitare contagi. Cercava tesori che alcuni garibaldini avrebberosottratto dai monasteri dei dintorni ma incontrò soltanto una fine penosa, lasciando sola e preda degli spasimi l'unica, complice sorella. Egli prima di decidersi a quella spedizione aveva cercatodiscretamente Annetta, ma la porta per Lui era rimasta pervicacementechiusa, grazie anche alla solenne vigilanza di Ferdi. Quest'ultimo,a sua volta, trascorse anni completi e sereni insieme alla donna ed ebbe un figlio, che fu battezzato Gian Paolo. Poi morì, come avevaprevisto, per il lento incedere di un tumore osseo. Sette anni precisierano trascorsi dalla fatale giornata. Nicola Aldovrandi uscì dall'asiloper alienati di San Benedetto in Vortice il 20 dicembre 1887, e venneimmediatamente condotto al suo palazzo, controllato da un'ampiae vigile servitù. Prese residenza presso un'ala dell'ampia magione e non vi uscì per il resto della sua breve vita. Praticamente non vide mai né Annetta, né Marco e Gian Paolo, i quali crebbero insieme,d'amore e d'accordo nella benedizione della madre. Il 17 novembredel 1890 alcune persone dalla strada videro alzarsi alti pinnacoli di fiamme e fumi dall'ala del palazzo occupata dall'Aldovrandi.Furono immediatamente allertate le forze dell'ordine e dei vigili del fuoco, ma si riuscì appena a mettere in sicurezza Annetta, i suoifigli e la servitù rimanente, che parte dell'edificio crollò in un subissodi lapilli e travi incandescenti. Del Dottore e di quattro servi non rimase più nulla se non strane grida che agitano le notti degli abitantidel circondario del palazzo ora diroccato e desolato. Una bizzarra voce, maschia e stravolta, che grida nel buio :"Via di qui con quel fuoco, maledetta serva!!!"(Fine)