gemini

Il taglio del bosco. II ed ultima parte.


Ne scese, con un balzo, complicato e pesante, un giovane uomo. Almeno questo parve all'ex ferroviere, che riusciva a malapena a decifrarne i tratti sotto la zazzeranera e unta che ne mascherava buona parte delle fattezze. A occhio e croce doveva avere intorno ai trentacinque anni e, a vederlo d'improvviso, Leo si spaventò non poco e fece, istintivamente, un passo indietro. Era forse più bruttoe più imbolsito di Lui stesso, con i chiari segni dell'alcolismo avanzato che ne devastavano il corpo e un herpes al lato della bocca che pareva pronto a divorarlo tutto. Tremava visibilmente, e non era per il freddo. "Molto piacere,Enrico Bertelli" Disse smozzicando le parole e pulendosi le mani sulle ginocchiaprima di allungarle al Girardi. Questi la strinse e non poté fare a meno di notarele macchie nere sopra la pelle bianchissima e le dita rovinate dal troppo lavoromanuale. Ma soprattutto inquadrò metà del volto precocemente invecchiato:le rughe dell'abuso di grappa e gli occhi, pesantemente bistrati di nero. "Mi hannomandato per portarle a valle la legna. Tanto vale sbrigarsi, allora. Qui fa buio presto." Il Girardi non replicò nulla e tolse la motosega dallo zaino con cui l'avevaportata in quota. Poi, si sbrigarono alla svelta, e quel Bertelli, malgrado i suoi difetti, era un discreto lavoratore. In tre ore avevano già finito tutto e stipato il trattore di legna, ma prima di lasciarlo andare, l'ex ferroviere cavò la fiaschettaDalla tasca e la porse ad Enrico strizzandogli l'occhio, come solo tra etilisti si riesce a fare. Il giovane uomo prese la fiaschetta e la scagliò lontano, oltre il salto di una rupe a cinquanta metri di distanza. Leo era stupefatto. "Nonl'ha già rovinata abbastanza quella roba? Non riesce a vedere come mi ha ridotto e ancora me ne propone? Ah, Leo, Leo, ne hai fatte di cose che non ricordi quando eri sotto l'effetto di quella roba. E ancora non ci pensi abbastanza."Poi tolse una Beretta 7.65 dalla cintura e sparò in un piede al Girardi. Questicadde al suolo e cominciò a divincolarsi come un serpente colpito a morte.Poi Enrico rimise la pistola al suo posto e si chinò sull'altra persona facendosivedere chiaramente sollevando la zazzera nera e unta che gli copriva l'occhiosinistro semichiuso. Qualcosa scattò, allora, nella testa dell'ex ferroviere. Ricordidi un ragazzo approcciato nei corridoi di una casa immensa, ricordi di mani che andavano dappertutto e di baci schifiltosi e rubati. Aveva quarant'anni,allor. Ed era ubriaco, come sempre. L'altro si sollevò nuovamente e gli sparò in un braccio. Un colpo secco come il latrare di un cane. E Leo Girardi non poté fare a meno di pensare quanto era bello allora il piccoloEnrico nel grande palazzo asburgico presso la ferrovia, e quanto si era sentito bene nel corteggiarlo. Aprì di nuovo gli occhi e l'altro stava puntando alla sua gamba destra. Poi ci fu di nuovo schiocco che rimbombò brevemente per le valli.Era periodo di caccia. "Come hai fatto a ridurti in questa maniera?" Prima di andarsene voleva ferirlo, perché lo seccava che lo stesse smontando pezzo a pezzo: con voluttà. "Ho seguito le tue impronte: sono anni che ti pedino, che conosco i tuoi bar e le tue mescite, i tuoi liquori e le tue puttane. Sono anni che studio duramente per diventare come te. Alla fine, quando ho realizzato d'avere completato il tirocinio, sono venuto a cercarti, Leo,per saldare definitivamente il conto. Caso ha voluto che chiedessi proprioalla mia ditta di aiutarti nel trasporto del materiale. E mi sono fatto in quattroper essere scelto a darti a una mano." Il Girardi si guardò la mano piena disangue e la passò sullo scarpone di Bertelli. "Cos'è? Mi vuoi segnare?Guarda che all'Inferno ci riconosceremo comunque." Poi si andò avanti.Almeno fino alle tre del pomeriggio, e a ogni colpo l'ex ferroviere non poteva trattenersi dal pensare com'era bello il ragazzino e di quanto sarebbe stata bella la vita con Lui. Poi, quando tutto fu finito il cadaverefu caricato sul trattore, sopra la catasta di legna e portato a valle. Ogni tanto sballottava a destra e a sinistra, ma, agli autisti che superavano il mezzo, Leo Girardi pareva solo uno che si fosse addormentato profondamente, lì, sul pianale. (fine)