gemini

We could be Hiro


Più che un uomo gli parve una statua mentre salivano insieme nell'ascensore.Helen, dal canto suo, era tutt'altro che brutta ma soffriva nello stare accantoalla vera bellezza olimpica, anche se, ossessivamente, la ricercava duranteogni ora della sua giornata. Lui schiacciò il numero 66. Lei andava poco più su, al 71. Era uno dei periodici razionamenti di energia e l'elevatore si muoveva con lentezza verso l'alto. Hiro, isolato nel suo angolino, fingevadi guardarsi attorno e ogni tanto la vista gli sfuggiva su quella donna non troppo alta ma procace, diletta, anche non trasudante carisma o fascino.Ma non riusciva a trovare tempo per quelle cose. Allegra e Boris lo avevanomollato pressoché in contemporanea causa i suoi innumerevoli tentennamentie ora si ritrovava a fissare le lancette dell'orologio con una ridda di pensieria molestargli la vista. Fu verso il diciassettesimo piano che Hiro si accorse di un sibilo e di un calore notevole che si spargeva per la piccola e oblungabara di zinco che Li stava portando verso l'alto. diede un'occhiata sfuggentea Helen e si accorse che sudava copiosamente. Quella povera ragazza si stava letteralmente liquefacendo sotto il suo sguardo distratto e Lui non trovava niente di meglio che sussurrare :"Questi ascensori....Li fanno assomigliare a dei forni!" Nel frattempo la ragazza si rese conto che i suoi circuiti stavano bruciando rapidamente e che la Bellezza a cui era stata programmata la mandava in rapida avaria. Al quarantesimo piano eragià fusa per metà e tutta la pelle artificiale le si era scossa dal viso e dal seno. La piastra lucida dei suoi meccanismi cominciava ad affiorare mentreHiro il bellissimo ormai la fissava apertamente, con la paura di essere coinvolto nella distruzione in corso. Piccole fiammelle azzurre eruttavanodal corpo un tempo magnifico della minuta modella e, ormai, solo lo scheletro in fibra di carbonio brillava sotto i pochi straccetti che ancora le restavano, precariamente, addosso. Hiro pregò di arrivare incolumeal sessantaseiesimo piano e quando il suo voto fu esaudito uscì fuoridi scatto portando con sé una scia di fumo nebuloso. Si gettò sulpavimento mentre scattavano tutti gli allarmi e affluivano le squadredi sicurezza. Le imprecazioni degli addetti allo spegnimento incendigli giunsero confuse all'orecchio mentre si riprometteva di andare ben presto dal chirurgo plastico a provocarsi un imbruttimento artificiale perché, e lo sapeva, la laidezza ripugna ma la bellezza brucia. (Fine)